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Infermieri. Pochi, anziani e portatori di limitazioni,a rischio l'assistenza. Il Raporto Osservasalute 2017

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 22/04/2018 vai ai commenti

AttualitàNursing

di Emilio Benincasa

 

In questi giorni è uscito il rapporto di Osservasalute 2017, dal quale emergono dati e indicatori in progressivo peggioramento e nette disuguaglianze del SSR nelle varie regioni del Paese. Se non si interviene con strumenti adeguati, il sistema di cure nel prossimo decennio rischia una severa crisi e una profonda involuzione.

Di fronte ad una profonda trasformazione della società italiana, sia sotto il profilo demografico, che epidemiologico, il rapporto evidenzia il "fallimento gestionale" dell'assistenza di tipo federalista, auspicando un immediato correttivo di tipo perequativo tra le regioni.

Tra le molte questioni analizzate nel rapporto, una di queste rappresenta ormai la madre di tutte le sfide, ossia, quella di rielaborare il modello di cura per l'assistenza territoriale e distrettuale agli anziani, delle patologie croniche, ai pazienti non autosufficienti. Altro nervo scoperto è rappresentato dalla mancanza di infermieri e personale socio-sanitario di supporto, nei vari servizi sanitari territoriali regionali.

Le diverse performance regionali in ambito sanitario generano le difformità, i ritardi e le iniquità nell’offerta di servizi sanitari.

Credo che, in questo senso così come fatto per gli ospedali con il DM 70/15, si debbano definire gli standard qualitativi, strutturali e tecnologici che garantiscano una assistenza territoriale e domiciliare uniforme a tutti i cittadini in tutte le aree del Paese, dal Nord al Sud, nelle grandi città come nei piccoli centri e nelle aree interne più disagiate.

Molte volte i provvedimenti regionali restano sulla carta; reti cliniche realizzate senza un sistema informatizzato, integrato, e senza avere informato i cittadini.

Sigle e modelli diversi per definire le unità che si occupano di cure territoriali,  assistenza domiciliare non per tutti e a rischio sotto il profilo della qualità e quantità. Anche se il cittadino apprezza la professionalità e la disponibilità degli operatori, - da uno sudio di cittadinanzaattiva -risulta eccessiva la rotazione del personale che si reca a domicilio; rimangono lunghi i tempi per l'attivazione dei servizi a domicilio che necessitano di letti antidecubito, farmaci indispensabili e di altri presidi.

 

Molte famiglie scelgono di farsi carico dell’assistenza con le proprie risorse, principalmente perché questa soluzione ha permesso la personalizzazione e la continuità dell’assistenza. La risposta della rete familiare in questo caso è diventata l’opzione principale, lasciando i sistemi sanitari in sottofondo, o nel migliore dei casi con un ruolo di welfare sussidiario.

 

In tale prospettiva si tratterà di analizzare il rinnovato ruolo assegnato al territorio e all'ambito dell'assistenza territoriale, tra cui in primo luogo all'assistenza primaria. Il territorio si pone, infatti, come uno spazio sociale in cui interagiscono differenti operatori professionali, istituzioni, gruppi sociali, con competenze diverse, che devono essere messi in grado di operare sinergicamente, tenendo conto dell'impatto delle diversità culturali e sociali della salute, nel rapporto tra salute e disuguaglianze, salute e nuove povertà, salute ed emarginazione.

Se è vero dunque che il modello assistenziale si orienti verso le cure croniche di una popolazione che invecchia, è altrettanto vero che anche il personale infermieristico invecchia - circa il 40% degli infermieri supera i 50 anni -, e nel triennio 2012-2015 ha subito un calo di circa 5000 unità a livello nazionale anche se il dato non è omogeneo.

A questi dati, si aggiunge anche la significativa percentuale di infermieri che va incontro ad inidoneità da movimentazione dei carichi e ad altre ripercussioni dirette sul proprio stato di salute, come i turni notturni e prolungati, la reperibilità, lo stress e il burn-out. Se questo indicatore non sarà corretto, le conseguenze per una adeguata e appropriata assistenza saranno enormi.



Serve, dunque, un orgoglioso e coraggioso scatto in avanti della Politica, che impegni più risorse nel territorio e disegni un modello di assistenza territoriale c.d. di prossimità, sinergico ed efficiente. Si calcola che circa il 30% delle prestazioni rese nei Pronto Soccorso, potrebbe essere risolta nel terittorio.

Come dimostriamo quotidianamente, anche con molteplici difficoltà, gli infermieri sono pronti alla sfide, alla pari di altri professionisti; serve però che vengano riconosciute le nostre competenze e la nostra autonomia, ed un congruo piano assunzionale che riporti in equilibrio il numero di infermieri-pazienti sia dentro le aziende ospedaliere che nel territorio.

 

da Quotidiano Sanità

ph credit: dalweb