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Ludopatia, patologia emergente. ”Febbre da gioco”, il corto di Patrice Makabu per denunciare il gioco d’azzardo.

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 24/04/2018 vai ai commenti

Attualità

Il settore del gioco d’azzardo solo nell’ultimo anno è cresciuto del 15% e, l’Italia è il Paese in cui si gioca di più rispetto al resto d’Europa.

Un fenomeno dilagante e dai risvolti sociali negativamente impattanti a cui lo Stato non ha saputo porre rimedio in maniera univoca, lasciando alle Regioni il compito di riempire il vuoto legislativo.

Oggi si stima ci siano 800 mila giocatori patologici presenti in Italia, un mondo che resta sospeso tra il conosciuto ed il taciuto, perché accanto a slot da intrattenimento, videolottery, giochi di carte, lotto, pronostici sportivi, bingo, scommesse virtuali, si accosta l’estesa presenza di gioco sommerso e illegale in mano alla criminalità organizzata che, gestisce bische clandestine, tradizionali o di nuova generazione, caratterizzate da moderni computer connessi ad internet per la fruizione dei casinò on line.

Un fenomeno, quello del gioco d’azzardo che ha temibili ricadute sociali, sanitarie ed economiche, un messaggio questo che fa fatica a passare nonostante le campagne di sensibilizzazione condotte con le associazioni e la crescente attenzione sul tema registrata negli ultimi anni.

E sul tema, si è espresso il talento ed il genio di Patrice Makabu, regista potentino, che nel corto “Febbre da gioco” (disponibile su YouTube) torna a mettere la sua arte al servizio del sociale.

Lo avevamo conosciuto ed apprezzato in occasione del “Care Film Festival”, il primo festival del cinema dedicato ai cortometraggi sul tema del “prendersi cura”, finanziato dal NurSind.

Vincitore del premio “Miglior montaggio”, il suo “A letto senza cena”, affrontava il tema dei disturbi alimentari legati alla diffusione dei blog, come Pro- Ana e Pro- Mia.

Crudo e prepotente adesso, il corto che racconta senza preamboli, il tunnel senza via d’uscita del gioco d’azzardo patologico.

La perdita di sé stessi mentre si insegue una fortuna illusoria.

Il protagonista vede ad una ad una disintegrarsi le proprie certezze ed i rapporti personali, in un susseguirsi di paure e ricatti, di chi si è giocato qualsiasi chance di vita, risucchiato nel vortice dello strozzinaggio.

Tre vite e tre destini che si incrociano nelle vie di Torino, tre storie di dipendenza distruttive, l’una legata all’altra, dove le scelte di uno ricadono nella vita altrui con la stessa prepotente devastazione.

Un cortometraggio che racconta uno spaccato della società, futurista nella fotografia e dal sapore neorealista.

Il dolore e l’assoluta disperazione del protagonista, consapevole di aver perso la possibilità di non essere l’uomo che tutti volevano e che lui stesso avrebbe voluto poter diventare, arriva dritto come un pugno allo stomaco.

Quella di Patrice Makabu, si riconferma essere una modalità geniale, veloce e di effetto per sensibilizzare la popolazione a quelli che sono i nuovi mali della società.

 

 

 

dati da l'Espresso

ph credit: dal web