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118 al collasso. Mancano medici, infermieri ed ambulanze. Chiuse il 50 per cento delle centrali operative

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 02/05/2018 vai ai commenti

Attualità

Il servizio 118 è a rischio collasso, a lanciare l’allarme è il presidente nazionale del Sis 118, Società Italiana Sistema 118, Mario Balzanelli, che denuncia - Negli ultimi 7-8 anni, il sistema di soccorso salva-vita è stato smantellato.

In una nota diffusa in mattinata il presidente nazionale del Sis 2018 ha parlato di «inefficacia di visione da parte delle precedenti gestioni ministeriali riguardo la concezione del Sistema di Emergenza Territoriale 118 nazionale». «Si è ritenuto, a più riprese – ha affermato -, di smantellare, nel nome di innovazioni inesistenti, la concezione di Sistema salva vita, tempo dipendente, a disposizione, h 24, 365 giorni/anno, di 60 milioni di italiani, per cui si impegnano risorse risibili rispetto al volume complessivo della spesa sanitaria nazionale, chiudendo centri di responsabilità quali le Centrali Operative di questi sistemi ipercomplessi, scambiandole per meri Call Centers, per veri e propri rispondifici telefonici».

Un sistema quello del 118, disastroso da Nord a Sud e per ragioni diverse.

Negli ultimi anni è stato chiuso il 50% delle centrali operative.

E come tutto quello che riguarda l’Italia, l’autonomia di ogni regione ad operare in base alle proprie risorse finanziarie ha fatto sì che il decreto ministeriale del 2015, che prevede che sia garantito sui mezzi di soccorso un team di prestazione avanzata, in grado di fare una diagnosi immediata e di fornire una terapia urgente, per ogni 60mila persone, non sia applicato alla stessa maniera da Nord a Sud, succede quindi che al Nord su cento ambulanze solo 5 abbiano medico ed infermiere a bordo, e che al Sud ci siano medici ed infermieri, ma manchino le ambulanze.

Altra piaga del sistema è ancora la presenza nelle ambulanze di volontari e soccorritori al posto degli operatori sanitari.

Volontari e soccorritori -continua Balzanelli- che hanno seguito corsi certificati di rianimazione e che non possono intubare, dare farmaci, insomma salvare la vita alla gente».

Si è completamente e volutamente dimenticata – ha aggiunto ancora il presidente del Sis 118 – l’opportuna e strategica dimensione provinciale dei Sistemi 118, sancita dal Dpr del 27/3/1992, peraltro tutt’ora in vigore, tarata sulla reale complessità di gestione capillare e più qualitativa possibile dei soccorsi a livello dei territori, delle centinaia di unità di personale assegnato, tra medico, infermiere e autista-soccorritore, delle risorse tecnologiche e di parco mezzi da governare».

 

da il Giornalettismo ed Ansa