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Infermiere infortunato da materiale ematico. L’azienda non offre assistenza

Elsa Frogionidi
Elsa Frogioni
Pubblicato il: 19/05/2018 vai ai commenti

AttualitàMarcheNurSind dal territorio

La professione infermieristica è sicuramente una tra le occupazioni più a rischio, ma lo sconcerto è spesso nel costatare, che la dirigenza aziendale è di frequente superficiale nel mantenere condizioni lavorative sicure anche per questi lavoratori.

Un esempio eclatante ci è segnalato da un collega della U.O. Dialisi dell’ospedale INRCA di Ancona.

L’infermiere nonostante indossasse i DPI, mentre eseguiva una manovra di routine di lavaggio di un catetere venoso centrale con una siringa apparentemente integra, che è poi risultata fallata in prossimità del cono, ha ricevuto uno schizzo di fisiologica misto a sangue sul viso. Il materiale liquido biologico ha raggiunto la fronte dell’infermiere ed è sceso fino a bagnargli le congiuntive.

L’infermiere considerata la dinamica dell’incidente e il rilievo nella cartella clinica del paziente della positività all’Epatite C, si è recato come da prassi, presso l’U.O. che sapeva essere deputata al trattamento dell’infortunio sul lavoro.

Qui lo stupore e la rabbia, con sorpresa nessuna profilassi e assistenza è stata approntata e un sanitario (medico), ha suggerito di andare da qualche altra parte, sottolineando che…” l’INRCA non è un pronto soccorso…”.

A questo punto lo sfortunato infermiere si è rivolto agli infermieri del triage della stessa azienda, i quali d’altro canto si sono prontamente mobilitati e attraverso un colloquio riservato l’hanno informato che loro malgrado, non erano abilitati a procedere alla denuncia dell’infortunio, ne tanto meno alla prestazione sanitaria.

Per compiere i controlli e le cure del caso, l’infermiere ha dovuto raggiungere il Pronto Soccorso dell’Ospedale regionale AOU Torrette di Ancona.

Certo è che la profilassi da contaminazione di rischio biologico dovrebbe essere improntata immediatamente. La tempistica dei prelievi ematici per le necessarie indagini virologiche ed eventuali terapie, costituiscono oggettivi criteri indispensabili a raggiungere l’obiettivo di mantenimento della salute nella vittima dell’infortunio sul lavoro.

L’INRCA di Ancona è un ospedale con reparti a elevata potenzialità di contagio da materiale biologico, ed è singolare che non possegga le credenziali medico sanitarie INAIL per denunciare un infortunio di questo genere. Inoltre è assurdo che addirittura neghi cure e assistenza ai propri dipendenti infortunati a causa del proprio lavoro e in questo caso anche in responsabilità dell’azienda, perché le segnalazioni di siringhe “difettose”, rubinetti e set d’infusione obsoleti stanno aumentando.

L’acquisto di presidi “economici” che mettono a repentaglio la salute di cittadini e operatori sono di responsabilità dirigenziale…ma tanto a pagarne le conseguenze…sono sempre gli utenti ed utilizzatori finali.

 

Ph credit: orioneye.com