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Infermieri picchiati ed umiliati. Parla Aurora, l’infermiera che al Cardarelli ha cercato rifugio alla violenza dell'aggressore

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 30/05/2018 vai ai commenti

AttualitàCampaniaNurSind dal territorio

Quaranta aggressioni da gennaio ad oggi, a danno degli operatori sanitari .

Succede a Napoli, dove l’escalation di violenza non tende ad arrestarsi, l’ultimo drammatico episodio risale a ieri 29 maggio.

Dopo l’episodio nella notte tra domenica e lunedì col sequestro di un’autista 118 nell’ambulanza ed un’aggressione contro un infermiere del Cardarelli, sempre domenica sera, questa mattina è accaduto l’ennesimo episodio di aggressione.

L’episodio è avvenuto durante un intervento per via di un incidente stradale.

Sul luogo del sinistro, c’era anche un’altra ambulanza della postazione Scampia, intervenuta in prima battuta per la vittima più grave mentre all’arrivo della seconda equipe di soccorso, il paziente da caricare ha cominciato a criticare la scelta dei sanitari di trasportarlo al Cardarelli.

Il colpo contro il viso dell’infermiere è stato sferrato con il casco di protezione proprio dal paziente ed ha procurato una frattura del setto nasale al sanitario che, in ogni caso, non ha interrotto l’azione di soccorso. L’ambulanza è giunta al Cardarelli, dove il paziente ha continuato a minacciare il personale sanitario, al punto che un’infermiera del pronto soccorso si è barricata all’interno dei locali degli spogliatoi per sfuggire ad una seconda possibile aggressione.

E proprio quell’infermiera, Aurora, oggi era in prima fila al Flashmob di medici e operatori del 118 per dire basta alle aggressioni.

Dinnanzi al Cardarelli, teatro delle ultime aggressioni, in 200 lo hanno gridato tutti insieme il No alla violenza.

 

Anni fa, il padre di un ragazzo mi ha inseguita. Avevo assegnato al figlio un codice giallo per una polmonite, quando chiesi come mai avesse portato il figlio in ospedale, e non dal medico di famiglia, andò fuori di testa. Per alcune persone è normale prendere a testate un medico o un infermiere. Quasi come se fosse conseguenza naturale di una discussione», racconta Aurora sulle pagine de il Mattino.

 

«Faccio questo lavoro da 30 anni- continua Aurora- non lo cambierei per nulla al mondo. L’ho scelto io, prima studiavo pedagogia. No, non cambierei. Non ho mai avuto problemi con i pazienti, perché riesco a farmi capire e a stabilire con loro un buon canale di comunicazione. I problemi maggiori si hanno con i familiari, che spesso sono aggressivi».

 

Assistere gli altri, vivendo nel terrore di essere aggrediti. Da Nord a Sud, è un trend che non conosce inflessione, piuttosto gli episodi aumentano e sono sempre più violenti.

Come si può pensare di restare lucidi e concentrati, per operare con competenza, sotto continua minaccia di utenti arrabbiati e frustrati?

Ad Aurora è stato chiesto:

Se potesse, cosa direbbe a chi aggredisce?

«Che non ha senso prendersela con chi sta cercando di aiutarti».

 

da il Mattino e da Il Corriere del Mezzogiorno

ph credit: da Napolitoday e Corriere del Mezzogiorno