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L’infermiere pediatrico di comunità, quanti lo conoscono? Un’indagine italiana. Chi è, cosa fa, quanto è utile

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 11/06/2018 vai ai commenti

Studi e analisi

La figura dell’infermiere pediatrico che si pone in un piano di collaborazione con il Pediatra di libera scelta, all interno dell’ambulatorio, come riferimento per la comunità, è già realtà nei Paesi esteri.

Sono diverse le esperienze che indicano un possibile percorso di integrazione e sviluppo dell’infermiere di famiglia nel contesto pediatrico:

  • in Canada, le attività svolte dall’infermiere pediatrico sono l’ascolto dei genitori, la promozione dell’empowerment, la cura e l’assistenza al neonato ed al bambino

  • in Inghilterra è presente la figura del children’s community nurse, responsabile della gestione e della valutazione dei bisogni assistenziali del bambino prima della dimissione.

 

In Italia come sempre, la nascita di figure innovative e determinanti come quella dell’infermiere pediatrico di comunità, è agli albori.

Si fa decisamente fatica a pensare all’infermiere fuori dagli ospedali e in affiancamento ai medici di famiglia così come ai pediatri.

 

Eppure l’infermiere pediatrico a fianco del pediatra sarebbe utile e di fondamentale importanza per:

  • partecipare ad iniziative di prevenzione

  • partecipare a campagne vaccinali

  • collaborare alla gestione del piccolo paziente con patologie croniche

  • limitare l’accesso inappropriato in pronto soccorso, è stato stimato che il 90% degli accessi nei pronto soccorso pediatrici sono codici bianchi e verdi, gestibili sul territorio se solo fosse implementato.

 

Un’indagine italiana, pubblicata sulla rivista Assistenza infermieristica e ricerca, ha voluto descrivere la percezione di utilità dell’infermiere pediatrico, da parte dei pediatra di libera scelta.

Lo studio è stato condotto tramite un questionario on line, somministrato ai pediatra; hanno risposto 178 PLS, prevalentemente di sesso femminile (n=98; 55%) e con un’età media di 55 anni (DS=6.8; range=34-68) e un’anzianità di servizio in media di 21.4 anni (DS=9.4; range=0-40).

Quattro le sezioni del questionario:

  • assistenza dei malati e dei disabili in età evolutiva

  • educazione sanitaria

  • prevenzione delle malattie

  • attività di coordinamento ed organizzazione.

 

Dai dati è emerso un elevato apprezzamento da parte dei pediatra in merito all’inserimento dell’infermiere pediatrico nell’ambulatorio pediatrico, e tutti lo consiglierebbero ad un collega.

In relazione all’utilità, è stata maggiormente apprezzata la collaborazione dell’infermiere, per quanto riguarda la sezione “attività di coordinamento ed organizzazione”, ritenendolo utile nella gestione dell’agenda dei pazienti.

Difficile capire se questa scelta organizzativa sia da interpretare come una carenza di conoscenze sul profilo di competenze dell’infermiere pediatrico o come la necessità di avere a disposizione una persona con competenze cliniche, in grado di definire priorità e coordinare le diverse prestazioni all’interno dell’ambulatorio.

e attività considerate più utili sono nell’area dell’Educazione sanitaria,l’aspetto educativo (non solo di assistenza diretta al bambino e/o ai suoi genitori) viene considerato importante per la promozione della sicurezza e della compliance alle cure, nonché per il sostegno all’empowerment. Infatti l’educazione del bambino e/o dei genitori alla somministrazione dei farmaci e all’uso dei dispositivi hanno ricevuto un giudizio di utilità tra i più alti di questa area. Gli errori farmacologici a domicilio, potenzialmente prevenibili con una buona informazione-educazione, rappresentano un fenomeno rilevante e potenzialmente evitabile tramite una capillare azione al livello di comunità.

La collaborazione con l’infermiere è stata considerata utile sia per vaccinare i bambini che per informare ed educare le famiglie sul piano vaccinale: l’infermiere pediatrico potrebbe essere un’importante risorsa per raggiungere la copertura vaccinale prevista per la popolazione infantile in Italia.

Le attività per la continuità assistenziale, in particolare per i pazienti con patologie croniche, sono state ritenute molto utili, soprattutto per il supporto e la gestione della malattia. Invece sembrerebbe meno utile l’assistenza a domicilio, sia dei pazienti dimessi dall’ospedale che dei neonati o bambini senza particolari problemi.

 

Da:

L’infermiere insieme al pediatra

nell’ambulatorio pediatrico:

indagine pilota sull’opinione

dei pediatri di libera scelta

 

Immacolata Dall’Oglio,1 Valentina Biagioli,1 Federica Graziosi,2 Elvira Vanelli,3 Emanuela Tiozzo,1

Orsola Gawronski,1 Giuliana D’Elpidio,4 Ersilia Buonomo,5 Alberto Villani,6 Massimiliano Raponi7

1Struttura per lo Sviluppo Professionale, la Formazione continua e la Ricerca infermieristica, IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

2Dipartimento Onco-Ematologia Pediatrica e Medicina Trasfusionale, IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

3Corso di laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

4Corso di Laurea per Infermiere Pediatrico, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, sede “Pierluigi Frassati”

IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

5Presidente Corso di Laurea per Infermiere Pediatrico, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, sede “Pierluigi Frassati”

IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

6Presidente Società Italiana di Pediatria, Dipartimento Universitario Ospedaliero, IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

7Direzione Sanitaria, IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

Per corrispondenza: Immacolata Dall’Oglio, immacolata.dalloglio@opbg.net