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La protesta degli operatori 118. Numero unico per l'emergenza. Tutto torni come prima

Andrea Tirottodi
Andrea Tirotto
Pubblicato il: 18/06/2018 vai ai commenti

AttualitàNurSind dal territorioStudi e analisi

Chi sfortunatamente si è trovato nella condizione di chiamare i soccorsi, ha sempre saputo che le forze le dell'ordine rispondevano ai numeri 112 e 113, i vigili del fuoco al 115 e l'emergenza sanitaria al 118.

In molte regioni d'Italia questa distinzione è ancora valida e attuale nonostante la decisione di istituire un numero unico di emergenza per tutta l'Unione Europea risale al 1991 (Decisione del Consiglio - 91/396/CEE) come avevamo riferito nel pezzo "Numero Unico per le Emergenze: il 112 rimpiazzerà tutti gli altri"."Le ragioni della istituzione del NUE 112 sono legate ad aspetti di semplicità nel memorizzare il numero di emergenza, alla gratuità del servizio, ma soprattutto alla standardizzazione delle soluzioni tecnologiche che consentono di dotare tutti i servizi di emergenza della funzione di localizzazione geografica del chiamante, della gestione dei sistemi di chiamata automatica da veicolo in movimento, dei servizi multilingua e dello scambio delle chiamate in modo integrato tra i quattro servizi di soccorso (Carabinieri, Polizia di Stato, Vigili del Fuoco ed Emergenza Sanitaria)" si legge ad esempio nel protocollo di attuazione delle regioni Marche e Umbria. Possiamo quindi dire che l'Italia è in mora da allora e che nonostante esistano degli esempi di prima attivazione dal 2010 in alcune regioni italiane, oggi in tanti sostengono che l'adeguamento sia stato un totale fallimento.

Al di la delle ragioni tecniche che non sono comunque secondarie, quello che tutti gli attori dell'emergenza lamentano è il doppio passaggio che subisce la chiamata di soccorso. Questa infatti passa da un primo operatore del Nue che individuato chiamante e luogo dell'evento, trasferisce la chiamata al servizio di soccorso del caso, i vecchi 118 o 115 per esempio, i cui operatori poi intervistano l'utente per la restante parte della chiamata che dovrebbe servire alla sola individuazione del tipo di soccorso necessario avendo il sistema informatico già provveduto a registrare il resto dei dati. Un condizionale d'obbligo perché non appaiono isolati i casi in cui all'operatore del 118 per esempio vengono trasferite chiamate che necessitano ancora di chiarimenti sul luogo esatto dell'evento se non della ricerca ex novo. Ne avevamo già parlato nell'articolo "112, le nuove linee guida: 90 secondi per la presa in carico del cittadino. Punto per punto cosa prevedono". Il tutto si dovrebbe risolvere in 40 secondi come da indicazioni recentemente aggiornate ma spesso la tempistica non sarebbe rispettata causando un forte ritardo nell'attivazione del mezzo di soccorso che in tanti non sono più disposti a tollerare, come ampiamente riferito dai rappresentanti del sindacato autonomo dei VVF CONAPO ad esempio e come pesantemente sottolineato dal dott. Mario Balzanelli, Presidente della Società Italiana Sistemi 118 che si spinge a rivendicare "vita propria per il 118" e che "tutto torni come prima. Per noi un ritardo anche inferiore a 40 secondi può fare la differenza tra la vita e la morte". Una testimonianza che si aggiunge al coro di proteste sollevato anche dai sindacati di polizia Sap e Siap e dal sindacato degli infermieri NurSind riuniti per fare il punto della situazione. "Le variabili che incidono sul cronometro possono essere tante - ha riferito Stefano Agostinis di NurSind Torino – incomprensioni, emotività, rumori" ed una triste vicenda aveva già costretto NurSind Torino ad intervenire come riportato nel pezzo del 2017 "Torino, numero unico dell'emergenza 112. Modello organizzativo inefficace e rischioso".

Si ha l'impressione che il Nue sia concepito come fosse un call center e sono facilmente comprensibili i disagi in caso di chiamata multipla posto che l'attivazione della centrale operativa di riferimento può avvenire con una sola chiamata e che sarà poi compito della centrale interessata proseguire nell'allertamento di tutti gli altri attori necessari in maniera autonoma. Sembrerebbe proprio che la normativa sia stata applicata alla lettera senza fare i dovuti distinguo o approfittare delle opzioni che la stessa metteva a disposizione, attuando la normativa parallelamente alla vecchia numerazione senza sopprimerla, per arrivare gradatamente a quella che gli operatori ritengono la migliore soluzione possibile, meno drastica di quella prospettata dal direttore del Sis: una centrale unica che riunisca in un unico luogo fisico tutti gli operatori coinvolti del 113, 112, 115 e 118. Se unico dev'essere il numero dell'emergenza, unica deve anche essere la centrale operativa. Questa soluzione consentirebbe la migliore risposta possibile grazie ad un coordinamento che potrebbe svilupparsi contestualmente.

Appare evidente come esistano problemi di formazione e di coordinamento tra l'operatore del Nue e la centrale operativa dell'emergenza di riferimento. E se si tratta di problemi di formazione allora è bene che si prendano immediati provvedimenti posto che il resto delle regioni d'Italia sta faticosamente cercando di adeguarsi alla noma e posto che l'esperienza già attuata da qualcuno diventa una risorsa preziosa per non commettere gli stessi errori. Non sappiamo se la soluzione della centrale unica con tutti gli operatori del soccorso e dell'emergenza riuniti insieme possa essere la soluzione ideale, quel che è certo è che i numeri snocciolati dai rappresentanti dei lavoratori cominciano a descrivere una realtà pericolosa che rischia di inficiare il tanto lavoro fatto in questi anni per arrivare alla migliore e tempestiva risposta possibile.

 

Andrea Tirotto

 

ph credit emergencylive.com