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I tempi per le consegne e la vestizione, quando l’arroganza delle amministrazioni nuoce alla salute dei pazienti

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La Redazione
Pubblicato il: 21/06/2018 vai ai commenti

NurSind dal territorioSicilia

L’infermiere che abbandona i pazienti in reparto prima che sia arrivato il collega a dargli il cambio commette il reato penale di abbandono di incapace punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni.
La pena aumenta da uno a sei anni se dal fatto deriva una lesione personale, ed è da tre a otto anni se ne deriva la morte. Art. 591 del Codice Penale

Lo sanno bene i Direttori Sanitari ed i Primari che l’incolumità dei pazienti in reparto è affidata “solo” agli infermieri…. E nonostante ciò in Sicilia, ma anche nel resto d’Italia, si è sempre fatto finta di non sapere che gli infermieri prima di andare a casa dopo un turno di duro servizio DEVONO PASSARSI LE CONSEGNE CON  I COLLEGHI che montano il turno successivo.

Nessuna azienda del Catanese, tranne  casi sporadici di alcune strutture guidate da qualche Primario particolarmente illuminato, ha mai riconosciuto il tempo per le consegne e la vestizione.
Adesso il  Contratto Nazionale, che non ha potuto far altro che ratificare un gran numero di sentenze anche di cassazione, prevede per le amministrazioni l’obbligo di riconoscere come orario di lavoro il tempo che l’infermiere che monta in servizio utilizza per le consegne e che, una volta passate,  permettono a chi ha finito il turno di lasciare il reparto.

E per il passato? Bastava il buon senso, anche solo un pizzico. Ma di buon senso, quello vero, le nostre Aziende Sanitarie pare non ne abbiamo più da un bel pezzo… vedasi per esempio anche la discutibile gestione delle neoassunzioni di infermieri che, invece di andare a sostituire il personale che fisiologicamente va in pensione o si dimette, finiscono per imbellettare mega repartoni inaugurati in pompa magna qualche mese fa con tanto di personalità politiche al seguito, lasciando scoperte le aree critiche ospedaliere.

Ma a Catania gli infermieri rappresentati dal Nursind non ci stanno a subire passivamente.

Diverse le modalità con cui si stanno intentando cause per veder riconosciuto il “tempo perso” degli ultimi 5 anni con relativi  pagamenti di arretrati.
Ricorsi collettivi in tutte le aziende sanitarie che, in particolare al Policlinico, vedono protagoniste gli avvocati Antonella Grasso e Nella Piccione che per prime già oltre 7 anni fa avevano creduto nella questione di diritto intentando diverse cause nelle 3 grandi aziende sanitarie di Catania.
Gli stessi Avvocati che proprio qualche mese fa hanno assestato un duro colpo vincendo il Primo Grado di una causa iniziata nel 2011 contro l’ARNAS Garibaldi e messo una seria ipoteca anche sul disperato, quanto pretestuoso, ricorso in appello presentato dagli avvocati dell’Azienda.
Un ricorso così infondato da parte degli avvocati che difendono l’Ospedale Garibaldi, che hanno già rimediato un primo schiaffone da parte della corte di appello di Catania che ha negato loro la sospensiva al pagamento degli arretrati agli infermieri ricorrenti con tanto di sanzione all’amministrazione , lasciando chiaramente ad intendere che il tenore della sentenza di secondo grado non sarà molto differente da quella di primo grado.

Perentorio il Segretario Aziendale NurSind del Policlinico Vittorio Emanuele Marco Di Bartolo:

Più volte negli ultimi anni abbiamo chiesto alle varie amministrazioni di veder riconosciuto il tempo per le consegne e la vestizione. Abbiamo sempre trovato il classico vile “muro di gomma”.
Sono già più di 50 gli infermieri al Policlinico che in pochi giorni hanno aderito alla causa che si sta intentando contro l’amministrazione del Policlinico Vittorio Emanuele e che fanno seguito agli altri 50 infermieri che ne hanno iniziata un’ altra nel 2013 della quale si attende a mesi la sentenza.

E le adesioni crescono di giorno in giorno con numerosi colleghi che, giustamente, non vogliono lasciare “in prescrizione” in mano all’azienda cifre riferite agli ultimi 5 anni che superano i 4000 euro.

Ma oltre all’aspetto giuridico ce n’è uno senza dubbio deontologico che volendo è anche più importante. “, continua sempre Marco Di Bartolo,” I Direttore Generali ed i Direttore Sanitari devono per forza essere trascinati davanti al giudice per riconoscere il proprio errore?

Non possono una volta tanto mandare a quel paese quell’esercito di consulenti legali di cui si dotano e che vedono tutto sotto la luce contabile, ed agire in regime di buon senso?”

Negare il tempo per le consegne agli infermieri significa negare un tassello importante del meraviglioso mosaico che oggi è l’assistenza infermieristica.

La loro ottusagine nuoce non tanto agli infermieri quanto soprattutto ai pazienti.
Perché l’infermiere oggi è il custode della sicurezza dei pazienti… e per farlo bene deve ogni turno scambiarsi con il collega che gli da il cambio moltissime informazioni che costano tempo e lavoro.

Oggi gli infermieri non si battono per dei “minuti” ma lo fanno per un principio che sta alla base della deontologia di ogni professionista sanitario.

Perchè quando si devono tutelare le vite dei pazienti tutto passa in secondo piano, anche e soprattutto le logiche delle “gestione delle ore” come semplice addendo aritmetico per far quadrare i conti.