Iscriviti alla newsletter

L' Infermiere e l’ aderenza terapeutica dei pazienti. Ecco le 8 proposte di Cittadinanzattiva

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 19/07/2018 vai ai commenti

Nursing

E’ l’infermiere il professionista centrale per garantire l’aderenza terapeutica del paziente. E’ quanto emerge dal documento “Raccomandazioni civiche di Cittadinanza attiva”

 

L’aderenza terapeutica

L’aderenza terapeutica è la misura il comportamento di una persona nell’assumere un farmaco, seguire una dieta o cambiare il proprio stile di vita, corrisponde alle raccomandazioni concordate con un operatore sanitario.

La scarsa aderenza alle prescrizioni del medico, da un lato è la principale causa di mancata efficacia delle terapie farmacologiche, a cui si associa un aumento degli interventi di assistenza sanitaria, della morbilità e della mortalità, dall’altra tocca il grande tema degli sprechi.

Una definizione ampia quella dell’aderenza terapeutica, che non si esaurisce solo nel non seguire la terapia, ma ha in sé un concetto ampio che sottolinea la presenza degli operatori sanitari ed il loro fondamentale intervento, professionale e competente.

 

Secondo le stime dell’OMS:

  • il 30-50% dei farmaci non sono assunti come dovrebbero

  • tra il 30 ed il 70% dei pazienti commette errori e scambi nell’assunzione dei farmaci

  • sono 195mila circa i decessi nella UE per mancata aderenza, errore dosaggio o assunzione

  • una spesa di 125 miliardi euro per i ricoveri dovuti a mancata aderenza terapeutica.

Tra le motivazioni della scarsa aderenza terapeutica:

 

  • carenza dei servizi sanitaria

  • mancata comprensione della terapia

  • la compresenza di più patologie

  • la non percezione dei benefici delle cure

 

Cittadinanzattiva  ha condotto un’analisi civica sul tema con l’ausilio di un questionario, somministrato agli assessorati della salute di 13 Regioni (Campania, Friuli Venezia Giulia-FVG; Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Sardegna, PA Bolzano, PA Trento, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto) e a 264 professionisti sanitari.

 

I risultati

Secondo il rapporto di Cittadinanzattiva le Regioni sono molte attente all’appropriatezza prescrittiva, meno all’informazione e agli strumenti tecnologici di supporto al paziente per migliorare l’aderenza alle terapie.

  • Il medico di famiglia ed il pediatra sono stati individuati come i principali professionisti per l’aderenza terapeutica, a seguire il farmacista e gli infermieri

  • nessuna Regione ritiene prioritario puntare sul care-giver professionale

  • Anche la tecnologia è a macchia di leopardo: 7 Regioni (Campania, FVG, Lombardia, Marche, Molise, P.A. di Trento, Valle d’Aosta) utilizzano la telemedicina; 5 Regioni la teleassistenza (FVG, Marche, Molise, Valle d’Aosta, Veneto); il tele-monitoraggio solo Molise, Valle d’Aosta, Veneto; l’Umbria ha realizzato un gestionale per la presa in carico delle dimissioni protette. FVG; Lazio, Liguria, Marche, Valle d’Aosta utilizzano software, moduli, servizi di recall o sms per migliorare l’adesione. Campania, Lombardia, Sardegna e Veneto non rispondono su questo punto.

 

 

Le proposte di Cittadinanzattiva

 

1.Attuazione del Piano Nazionale della cronicità su tutto il

territorio nazionale

Al fine di ridurre il rischio di interventi regionali e territoriali frammentati e a silos e promuovere una politica unitaria e sistemica sull’aderenza alle terapie, si raccomanda di dare in tutte le Regioni/PA tempestiva e piena attuazione alle indicazioni contenute nel Piano Nazionale della Cronicità (PNC), in riferimento

alla sezione “Terapie e aderenza terapeutica”.

Il Piano Nazionale della Cronicità richiama in particolare l’attenzione su:

  • promozione di studi di ricerca applicata e di soluzioni

tecnologiche e organizzative per migliorare l’aderenza

  • diffusione delle conoscenze su rischio aumentato di

reazioni avverse ai farmaci delle persone con malattia

cronica e in politerapia

  • adozione di procedure che favoriscano l’adesione alle

prescrizioni mediche, in particolare in caso di politerapia

  • formazione e informazione delle persone con cronicità e

degli operatori sanitari e non sanitari sull’uso appropriato

di terapie e tecnologie.

Per migliorare l’aderenza è importante intervenire anche su polifarmacoterapia, semplificazione e riconciliazione farmacologica, riduzione dei farmaci inutili o combinazioni; non solo sull’appropriatezza prescrittiva, come emerge dal quadro estituito dalle Regioni/PA.

2. Cittadino protagonista del proprio percorso di cura

Garantire l’effettiva erogazione della terapia educazionale, così come previsto nei nuovi LEA, per le persone con diabete, obesità, asma e allergie, ancora non esigibili concretamente per la mancata fissazione della tariffa di riferimento (Nomenclatore tariffario) ed estendere tale diritto anche ad altre condizioni.

Definire, inoltre, congiuntamente tra èquipe e persona assistita il percorso di cura, condividendo priorità, obiettivi e preferenze, per rendere le terapie e le indicazioni di salute compatibili il più possibile con il progetto di vita e le ambizioni del cittadino.

3. Misurare l’aderenza terapeutica

Misurare l’aderenza terapeutica, secondo metodi, criteri e indicatori evidence based per avere contezza della dimensione del fenomeno e delle difficoltà nel rispettare le prescrizioni farmacologiche e le indicazioni terapeutiche, al fine di restituire a professionisti, Istituzioni sanitarie e Organizzazioni civiche e di

pazienti gli ostacoli e i trattamenti efficaci per superarli.

Non basta verificare il prescritto e il ritirato ma ciò che è stato assunto e bene.

4. Semplificare la vita e ridurre la burocrazie inutile

Semplificare la vita delle persone, riducendo il carico burocratico nella prescrizione (es. rinnovo piano terapeutico, trascrizione da ricetta bianca a ricetta rossa) e le distanze da percorrere (es. per raggiungere il Centro prescrittore o per ritirare il farmaco).

5. Fiducia e stabilità nel rapporto tra equipe di cura e cittadino

Garantire counseling, tempo adeguato ad una comunicazione efficace sulla/e patologia/e, sulla terapia/e, sulla durata del trattamento e sulla periodicità dei controlli per offrire un “sostegno ai comportamenti più utili”, per consolidare l’adesione al percorso terapeutico in una relazione costruttiva tra la persona e l’equipe di cura.
6. Aderenza per garantire più sicurezza

Piena attuazione in tutte le Regioni/PA della Raccomandazione ministeriale n. 17 sulla Riconciliazione farmacologica, individuando in maniera chiara e univoca il centro di responsabilità deputato a garantire la riconciliazione.

Migliorare la chiarezza delle indicazioni contenute nelle prescrizioni evitando l’uso di sigle, di abbreviazioni e di vocaboli latini o stranieri (es. ½ cp die), al fine di aumentare la comprensibilità e ridurre il rischio di errori nell’assunzione.

A tal fine potrebbero essere utili supporti informatici, come software per il professionista e app per i cittadini, etc.

7. Formazione al personale sanitario, caregiver familiare e

professionale

Investire in formazione rivolta al personale sanitario, su comunicazione, relazione e profili di sicurezza e interazione tra farmaci in polifarmacoterapia.

Promuovere un sostegno e formazione al caregiver familiare e professionale, sostenendoli e qualificandoli nella propria attività, e in quest’ultimo caso ponendo attenzione alle eventuali differenze culturali e linguistiche.

8. Valorizzare tutte le professionalità

Valorizzare di più le competenze di tutte le professionalità coinvolte, capitalizzando anche la vicinanza e la prossimità rispetto al cittadino, soprattutto per venire incontro alle fragilità della persona, delle famiglie e delle aree disagiate, come ad esempio le aree interne.

 

da Fnopi