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Infermieri. Dal ruolo centrale nella gestione dei disturbi del comportamento alimentare al “Codice Lilla”. Ecco i Documenti del Ministero

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 29/08/2018 vai ai commenti

AttualitàNursing

Saper accogliere e riconoscere i pazienti affetti da disturbi alimentari, per indirizzarli verso il giusto percorso terapeutico: è questo il contenuto di due documenti emanati dal Ministero della Sanità, che istituisce per la prima volta un codice ad hoc: il codice Lilla.

 

I disturbi del comportamento alimentare più diffusi e conosciuti sono anoressia, bulimia e binge eating (disturbo da alimentazione incontrollata che porta all’obesità).

In Italia ne soffrono più di tre milioni e mezzo di persone, con 8.500 nuovi casi all’anno, di cui il 10% sono maschi.

Una malattia esplosa negli anni novanta e della quale si muore, gli ultimi dati istat relativi al 2016, parlano di 3.240 vittime.

Oggi, negli Stati Uniti, sono la prima causa di morte per malattia mentale.

 

Due i documenti elaborati dal Ministero della Salute:

  • Raccomandazioni per interventi in Pronto Soccorso per un Codice Lilla”

  • Raccomandazioni per i familiari”.

 

 

Raccomandazioni per interventi in Pronto Soccorso per un Codice Lilla”

E’ un vero e proprio manuale per gli operatori sanitari: 12 pagine che illustrano la patologia, la classificazione, i principali comportamenti di chi ha un disturbo alimentare, gli indici per stabilire la gravità dello stato del paziente, i criteri di ammissione al ricovero ospedaliero.

Uno dei ruoli centrali è quello dell’infermiere:

Per un percorso clinico-assistenziale completo ed efficace fondamentale è il lavoro in team tra le diverse figure professionali.

Indispensabile, nell’ambito del processo di triage, la presenza di personale infermieristico adeguatamente formato, la cui esperienza e specifico training consentano non solo la raccolta dei dati e l’identificazione dei bisogni di salute della persona, ma anche il possesso di capacità relazionali e comunicative necessarie all’ascolto, al sostegno emotivo e alla costruzione di un rapporto di fiducia reciproca, al fine di far sentire davvero paziente e familiari in

una situazione di collaborazione ed appoggio.

È consigliabile, quando possibile, ascoltare le informazioni fornite dai parenti (o altri eventuali accompagnatori), sia nei minori, ma anche nei maggiorenni quanto vi sia una scarsa collaborazione da parte del paziente (secondo e compatibilmente alla normativa sulla tutela della privacy).

Il medico del Pronto Soccorso dovrebbe vedere il paziente adulto da solo e, nel caso sia un minore, chiedere ai genitori di poterlo fare con il loro consenso.

 

L’approccio individuale con il paziente facilita l'esplorazione della sua prospettiva sulla consultazione e sulla natura del suo problema, e getta le basi per lo sviluppo di una relazione terapeutica collaborativa. Con gli adolescenti va comunque sempre eseguito un incontro congiunto con il paziente e i genitori per chiedere il loro consenso informato sulle procedure diagnostiche e terapeutiche da intraprendere.

Un'altra strategia, che può aiutare a ingaggiare il paziente, in particolare gli adolescenti, consiste nel sottolineare che l’esclusiva preoccupazione del medico sia il suo bene e non quello di altri, e che egli opererà solo per conto suo e non dei genitori e di altri significativi.

È utile, quando possibile, contattare il medico o il pediatra curante o gli specialisti che hanno in cura il paziente, in particolare quando si pongano ostacoli ad una corretta valutazione del quadro clinico.

 

 

Raccomandazioni per i familiari”.

In questo secondo documento si pone l’attenzione all’attenta descrizione della patologia e di forniscono risposte a quelle che sono le domande più frequenti, come i più comuni sintomi del disturbo alimentare o come gestire il momento del pasto.

 

I documenti del Ministero della Sanità:

Documento per operatori sanitari.pdf

Raccomandazioni per i familiari.pdf

 

 

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da QS