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Infermieri. Infuria la bufera sulla FNOPI. L’accordo per l’Albo dei CTU esclude come requisito il master in forense

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 21/09/2018 vai ai commenti

Attualità

Dopo l’acceso confronto che ha visto coinvolta la FNOPI in merito alla scelta di dare il via alla revisione del codice deontologico alla presenza di un rappresentante della CEI e cosa ben più grave, senza aver preso minimamente in considerazione il codice deontologico redatto dall’ OPI di Pisa; tornano a scaldarsi gli animi, e stavolta per l’odierno protocollo di intesa siglato dalla FNOPI , il Consiglio nazionale forense ed il Consiglio superiore della Magistratura, che prevede che gli Infermieri posseggano determinati requisiti per poter accedere al neoformato Albo dei CTU, consulente tecnico d’ufficio.

La formazione dell’Albo prevede che per l’accesso a questo, gli infermieri debbano possedere requisiti primari e secondari.

  • Requisiti primari: possesso della laurea magistrale in scienze infermieristiche; l’esercizio della professione da non meno di 10 anni; l’assenza, negli ultimi 5 anni, di sospensione disciplinare e di qualsiasi procedimento disciplinare in corso; il regolare adempimento degli obblighi formativi ECM.

  • Requisiti secondari: possesso di un adeguato curriculum formativo post-universitario che indichi sia i corsi di livello universitario o assimilato, sia quelli di aggiornamento per il circuito ECM ed eventuali attività di docenza; nel curriculum dovranno essere indicate anche le posizioni ricoperte e le attività svolte durante la carriera; il possesso di un eventuale curriculum scientifico, che indichi attività di ricerca e pubblicazioni, oltre all’iscrizione a società scientifiche; il possesso di riconoscimenti accademici o professionali o altri elementi che dimostrino l’elevata qualificazione del professionista; l’eventuale possesso dell’abilitazione allo svolgimento di attività di mediazione e di un attestazione che certifichi la conoscenza del processo telematico.

Grande assente sembra essere il Master di I livello in infermieristica Legale e forense.

E così esplosa la rabbia di centinaia di infermieri che si sono riversati ancora una volta sulla pagina facebook della Federazione, chiedendo spiegazioni in merito, dato che molti di questi, in possesso del titolo rilasciato dal Master, speravano nella formazione di un Albo per i CTU infermieri in tutti i tribunali italiani.

L’accordo per l’Albo è stato fatto, ma il titolo acquisito con il Master non ha alcun valore, nonostante gli infermieri abbiano investito in questo tempo e parecchio denaro.

Un accordo questo alquanto contraddittorio: l’attuale FNOPI sembra soffrire di amnesia, visto che  la stessa Presidente Barbara Mangiacavalli scriveva il documento “L’infermieristica legale in Italia”,  dove dichiarava:

Attualmente sono stati attivati alcuni master di I livello sulla base di una proposta di linee guida di ordinamento didattico formulata dalla Federazione Ipasvi (metodologia e analisi della responsabilità professionale).

Le competenze che tale master fa acquisire e consolida sono legate alla comprensione dei fondamenti della disciplina giuridica e la loro lettura dentro la responsabilità professionale dell’infermiere al fine di leggere e interpretare fenomeni di responsabilità professionale, fare prevenzione e analisi

preventiva e reattiva degli errori.

Ciò consente all’infermiere in possesso del master di analizzare, alla luce delle attuali normative regolanti l’esercizio”.

http://www.fnopi.it/archivio_news/download/685_1302119393_766.pdf

 

Cosa risponderà la FNOPI all’ira dilagante di queste ultime ore degli infermieri?

Seguiremo lo sviluppo della vicenda.

 

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