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Responsabilità professionale. Cassazione contro Legge Gelli. Seguire le linee guida non esclude la colpa. La Sentenza

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 05/10/2018 vai ai commenti

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Il rispetto di linee guida e buone pratiche costituisce solo elemento di valutazione e non di esclusione della colpa, e non esime il giudice dal valutare se le circostanze del caso concreto esigessero una condotta diversa da quella prescritta dai protocolli”.

E’quanto stabilito dalla Corte di Cassazione con sentenza 15749 il 20 marzo scorso, intervenendo in tempi in cui la legge Gelli salva dal contenzioso per colpa grave il sanitario che segue le linee guida. E sottolinea che, nello stabilire se la condotta dei sanitari sia stata esente da colpa, si deve avere riguardo della "peculiare e concreta situazione del paziente". 

I fatti

Un paziente cardiopatico candidato a trapianto muore nel 2002 in un grande ospedale lombardo mentre esegue un test da sforzo preoperatorio previsto dai protocolli. La famiglia chiede risarcimento a struttura, regione e ministero della Salute.

Nel 2012, il Tribunale civile di Milano rigetta la domanda, spiegando che l'esecuzione del test da sforzo in pazienti da avviare a trapianto cardiaco è prevista dalle linee guida elaborate sulla base della migliore pratica clinica e del resto non si vede nesso causa-effetto tra l'operato del personale sanitario e l'evento morte.

A maggio 2014 la Corte d'Appello di Milano respinge anche il ricorso, ma riconosce il nesso tra test da sforzo e morte del paziente, aggiungendo che tuttavia le linee guida prescrivono il test e non si può imputare alcuna colpa ai sanitari. 

 

Cosa dice la Legge Gelli

La Legge Gelli afferma la centralità delle Linee Guida e per la prima volta,  l'aderenza alle raccomandazioni ed alle buone pratiche ha un risvolto reale e tangibile dal punto di vista legale,  ovvero:

"in caso di morte o lesioni personali in ambito sanitario, la punibilità é esclusa quando sono rispettate le raccomandazioni previste dalle linee guida ed in mancanza di queste le buone pratiche assistenziali".

Quindi da fattore di merito è la conoscenza ed il rispetto delle linee guida, diventano parte integrante della responsabilità professionale. 

La decisione della Cassazione

La Cassazione sezione III Civile emette sentenza 15749 il 20 marzo scorso, intervenendo in tempi in cui la legge Gelli salva dal contenzioso per colpa grave il sanitario che segue le linee guida. E sottolinea che, nello stabilire se la condotta dei sanitari sia stata esente da colpa, si deve avere riguardo della "peculiare e concreta situazione del paziente". 

Richiamandosi a una precedente sentenza (11208/2017) e all'ordinanza 295/2013 della Corte Costituzionale, secondo cui «le linee guida in materia sanitaria contengono esclusivamente regole di perizia» (dunque se il sanitario le segue perché inesperto lo esimono da colpa grave, se le segue con "condotta negligente e/o imprudente" no), la Suprema Corte conferma che il rispetto di linee guida e buone pratiche costituisce solo elemento di valutazione e non di esclusione della colpa» e non esime il giudice dal valutare se le circostanze del caso concreto esigessero una condotta diversa da quella prescritta dai protocolli.

 

Il ricorso della famiglia del paziente deceduto viene comunque rigettato in ordine al fatto che lo stesso fosse candidabile al test da sforzo e che nessun esame avrebbe potuto predire la tragica fatalità.

 

Da Doctor33

 

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