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Bottega:"Sul contratto Sanità avevamo ragione". I confederali fanno marcia indietro. Paura di perdere iscritti?

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La Redazione
Pubblicato il: 08/10/2018 vai ai commenti

Comunicati Stampa

Da lettere al Direttore, su Quotidiano Sanità

Di Andrea Bottega

 

Gentile direttore,
desta non poco stupore, anche se fa piacere, sapere che in merito a quanto espresso al tavolo negoziale al momento della firma del CCNL comparto sanità 2016-2018, Nursind aveva ragione. Che alla pessima qualità del contratto stipulato abbia fatto da pendant il conseguente risultato politico ottenuto dall’allora maggioranza di governo è una logica conseguenza. Dalle urne a marzo se ne è accorto il PD, ad aprile i sindacati confederali. 
  
Ma considerato che al peggio non c’è mai fine, ora si accorgono che l’applicazione in sede aziendale del CCNL comporta ulteriori motivi di conflitto e inchioda i firmatari e i dirigenti aziendali ad una croce che i dipendenti non sono disposti a portare.

 Ecco allora che il comitato di settore delle Regioni (ancora di estrazione centrosinistra) su sollecitazione dei sindacati firmatari (che per esigenze politiche hanno dovuto sottoscrivere il contratto che lo stesso centrosinistra gli ha somministrato) tenta di correre ai ripari. Come? Con la riscrittura delle norme più scabrose attraverso degli orientamenti applicativi che poi l’Aran emana in risposta ai quesiti posti dalle amministrazioni.


È il caso della mobilità per compensazione, eliminata con l’abolizione dell’art. 19 del CCNL integrativo del 2001 e salvata ricorrendo ad una circolare della funzione pubblica del 2015. È il caso del diritto alla mensa per il personale turnista, salvato affermando che il comma 4 dell’articolo 27 riguarda solo il personale giornaliero mentre per i turnisti si applica l’art. 8 del DLgs 66/2003.

 Pare inoltre che i sindacati stiano premendo sulle Regioni – e sull’Aran che ben volentieri si era già allineato alla corrente politica di allora - per avere un’interpretazione più “estensiva” dei vincoli percentuali (il 20 e 30%) calcolati sul mese per le indennità sui due e tre turni previste dall’art. 86 in modo da salvare almeno in parte quanto erogato nelle aziende sulla base di precedenti accordi aziendali. Da fine maggio, diversamente da prima, la materia è disciplinata a livello nazionale e a livello locale le sigle confederali sono in forte difficoltà e rischiano un’emorragia di iscritti.

 Certamente a Nursind, come detto all’inizio, fa piacere se l’orientamento applicativo comporterà il superamento dei limiti previsti, tuttavia non possiamo non chiederci perché non ci hanno ascoltato in sede negoziale, perché ora dichiarano stati di agitazione contro norme da loro stessi sottoscritte (è il caso delle segreterie confederali delle Marche).

Ricordiamo tutti le osservazioni dei sindacati confederali alla pre-intesa, ben 37 richieste di correzioni; e anche le 34 pagine di errata corrige che l’Aran ha inviato alla Corte dei Conti. Non bastassero queste correzioni di rotta ora, con la compiacenza di Aran e del comitato di settore delle Regioni, si tenta di riscrivere il contratto. Ma allora qual è il vero contratto del comparto sanità?
 
Quello sottoscritto all’Aran il 21 maggio o quello definito dall’Aran con gli orientamenti applicativi? E perché di fronte a interpretazioni così importanti non si apre un tavolo con i sindacati rappresentativi per dare un’interpretazione autentica? Forse si ha paura che se Nursind firma l’interpretazione venga considerato firmatario e non lo si può più escludere dai tavoli?
 
La formula dell’orientamento applicativo, diversamente dall’interpretazione autentica, rischia inoltre di far esporre i dirigenti aziendali a interventi ispettivi e giurisdizionali soprattutto se gli orientamenti appaiono forzati su materie con risvolti economici.

Al fine di chiarire questa situazione imbarazzante sotto il profilo delle relazioni sindacali al tavolo nazionale, abbiamo scritto una lettera al Presidente dell’Aran e al Ministro della Funzione Pubblica affinché vigli sull’operato dell’Agenzia.