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118. Opi Pisa: “Medici concentrati a mantenere lo status quo, bloccano un cambiamento che non sanno governare”

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 04/11/2018 vai ai commenti

Comunicati StampaNurSind dal territorioToscana

La pericolosa campagna mediatica, atta a svilire la figura degli infermieri, è sotto gli occhi di tutti e, per fortuna, nel coro della demonizzazione della nuova riorganizzazione del servizio di 118, c’è ancora chi con lucidità, ha capito l’importanza di una rete di emergenza ed urgenza che sappia utilizzare e valorizzare il ruolo degli infermieri, professionisti, certo non improvvisati.

A schierarsi a favore della riorganizzazione del 118 di Pisa, Marcello Lazzeri (Lega) medico di medicina d’urgenza e consigliere comunale e l’Opi.

(nella foto Emiliano Carlotti, Presidente Opi Pisa)

 

Lazzeri, stamane su il Tirreno, ha ben evidenziato come, la scelta di dimezzare il numero dei medici, non sia una manovra di risparmio economico, ma deriva dalla difficoltà di reperire medici di medicina d’urgenza; a questo di aggiunge la professionalità indiscussa degli infermieri, professionisti laureati, formati ed esperti.

C’è da dire ancora che, l’automedica, con a bordo il solo infermiere, è un sistema già esistente e ben collaudato sul territorio di competenza dell’Asl Toscana Nord- Ovest.

 

Anche l’Opi di Pisa ha preso posizione, difendendo la competenza degli infermieri.

A parlare, rivolgendosi ai cittadini, è Emiliano Carlotti, Presidente Opi Pisa - Cari cittadini, è a voi che mi rivolgo a seguito dell’articolo pubblicato il 2 novembre sul quotidiano “Il Tirreno” dove si dipinge con toni catastrofici la nuova organizzazione dell’attività di emergenza urgenza territoriale sulla città di Pisa. Lo faccio perché trovo assolutamente strumentale quanto scritto e tutt’altro che finalizzato a tutelarvi, continua, Vi posso rassicurare, portandovene a conoscenza, che il modello che viene implementato è già ampiamente collaudato sul territorio dell’Azienda USL Nord Ovest e con eccellenti risultati e sono questi che contano. Ci sono evidenze in campo locale, regionale, nazionale ed internazionale di come non vi siano differenze sostanziali di esiti fra modelli dove è prevista la presenza di soli medici (oramai una rarità) e quelli dove il sistema è multi professionale, anzi in questi ultimi spesso i risultati sono migliori.

 

Perché di questa acredine nei confronti degli Infermieri?

Emiliano Carlotti, lo spiega in maniera inappuntabile:

Il motivo è che stiamo vivendo un momento di trasformazione in tutto il sistema sanitario e alcune competenze dovranno necessariamente essere ridistribuite. Questo cambiamento è già avvenuto, purtroppo però in molti non lo hanno ancora capito e come miopi, che ci vedono benissimo da vicino ma molto male da lontano, sono concentrati al mantenimento di uno status quo, oramai non più difendibile, senza riuscire a prevedere e indirizzare, non il futuro (ché forse sarebbe pretendere troppo), ma neppure il presente. Il cambiamento a cui mi riferisco è quello che vedrà nei prossimi anni l’uscita dal Sistema Sanitario di un cospicuo numero di medici, che potranno essere rimpiazzati solo in parte e una crescita delle professioni sanitarie non mediche, ormai in atto da oltre un ventennio, cioè da quando queste sono approdate nelle università.

Invece di governare questo cambiamento, di porsi al fianco delle altre professioni mettendo al servizio dei cittadini e del sistema sanitario quella che è l’indubbia nobiltà della professione medica, con l’obiettivo di valorizzare al massimo tutte le risorse umane e professionali disponibili, una parte della classe medica, probabilmente quella che si sente meno adeguata ad affrontare il cambiamento, si spende per bloccare l’evoluzione del sistema in un deleterio “catenaccio” non valutando quanto questo atteggiamento sia autolesivo. Fortunatamente la maggior parte dei medici sono consapevoli che la crescita delle altre professioni non è una minaccia ma una grandissima opportunità anche per loro stessi.

Tutto questo sta creando paradossi che in ultima analisi vanno a nocumento esclusivamente di voi, o meglio noi, cittadini.

Non posso non pensare di come le associazioni di rappresentanza e l’ordine dei medici non si siano mai occupati del fatto che in molti ambulatori medici privati l’esecuzione di manovre sanitarie come la rilevazione di parametri vitali, l’esecuzione di esami e la somministrazione di farmaci, ma anche la compilazione delle ricette (quindi prescrizione) spesso sia fatta eseguire da personale non sanitario, sicuramente più a buon mercato. Nel caso fossero a conoscenza del fenomeno, dovrebbero spiegare come non ritengano questo una minaccia per la salute dei cittadini.

Conclude Carlotti- Cari cittadini, gli infermieri sono e continueranno ad essere al vostro fianco e al fianco di tutti gli operatori del sistema salute ed è importante che sappiate che le competenze che mettiamo a disposizione non comportano un maggiore riconoscimento economico e che l’impegno della nostra professione ad espandere il proprio raggio di azione è dettato dalla consapevolezza di possedere preziose risorse utili alla comunità. Nostro intento è farlo in armonia con tutti i soggetti coinvolti (cittadini, politica e operatori sanitari), in un meccanismo di “coevoluzione” per garantire la sempre più precaria sostenibilità del sistema e, se possibile, un miglioramento delle prestazioni erogate, ottenibile esclusivamente con la valorizzazione di tutte le professionalità e potenzialità esistenti.

Scrivo queste righe nella certezza che l’oscurantismo metterà in ombra, a breve, solo chi lo pratica.