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Antibiotico-resistenza. Edcd detta le nove azioni che gli infermieri devono intraprendere. Ecco quali

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 12/11/2018 vai ai commenti

AttualitàNursing

In Italia sono 10.000 i morti a causa dell’antibiotico resistenza, è al nostro paese che va il primato della mortalità , benché divida con la Grecia quello degli Stati UE dove è più diffusa l’antibiotico-resistenza.

Sono i dati elaborati dall’EDCD (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) pubblicati nella rivista The Lancet Infectious Diseases nell’articolo “Attributable deaths and disability-adjusted life-years caused by infections with antibiotic-resistant bacteria in the EU and the European Economic Area in 2015: a population-level modelling analysis”.

Lo stesso ha predisposto una lettera da inviare agli infermieri, ritenuti centrali nella lotta all’antibiotico- resistenza, proprio perché sono i professionisti sanitari maggiormente a contatto con il paziente.

La lettera, tradotta da Anipio, Società Scientifica Nazionale, Infermieri Specialisti nel Rischio Infettivo, contiene nove punti, ovvero nove azioni concrete che l'infermiere può intraprendere per contrastare la resistenza agli antibiotici:

• migliorare le procedure di somministrazione di antibiotici in collaborazione con medici e farmacisti;

• osservare le misure di prevenzione e controllo delle infezioni stabilite nella tua struttura;

• assicurarti che i pazienti (e le loro famiglie) comprendano le motivazioni della terapia antibiotica e le azioni chiave relative all’uso degli antibiotici, tra queste:

a. assumere gli antibiotici esattamente come prescritto;

b. non conservare mai gli antibiotici per un uso successivo;

c. non utilizzare mai gli antibiotici rimasti da trattamenti precedenti; e

d. non condividere mai gli antibiotici rimasti con altre persone.

• eseguire il prelievo per i campioni degli esami colturali in modo adeguato e inviarli al laboratorio di microbiologia, prima di iniziare la terapia antibiotica;

• accertarti che i risultati di laboratorio siano tempestivamente comunicati al medico curante;

• suggerire ai medici prescrittori di documentare la loro rivalutazione della terapia per tutti i pazienti sotto antibiotici dopo 48-72 ore;

• informare il medico prescrittore o il farmacista se ti accorgi che un paziente ha una prescrizione antibiotica superiore a sette giorni senza una durata specifica;

• se noti membri del personale dell’ospedale o della struttura sanitaria che vìolano le linee guida o i protocolli, chiedi spiegazioni e fornisci loro strumenti affinché comprendano dove stanno sbagliando;

• partecipare regolarmente a corsi di formazione e riunioni in merito all’uso prudente degli antibiotici, alla raccolta di campioni, alla prevenzione e al controllo delle infezioni.

 

da il Sole24ore

 

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ph credit: dalweb