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Infermieri a rischio di infarto

Vincenzo Rauccidi
Vincenzo Raucci
Pubblicato il: 14/11/2018 vai ai commenti

AttualitàStudi e analisi

Non molto tempo fa (2016) alcuni ricercatori canadesi della Mc Master University hanno condotto uno studio in 52 Nazioni, su oltre 12.000 persone con episodio di IMA (Infarto Miocardico Acuto), giungendo alle conclusioni che stress e forti emozioni possono essere causa di IMA.

I ricercatori affermano che “Entrambi possono aumentare la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna e ridurre l’apporto di sangue al cuore. In una persona che presenta una parziale ostruzione delle coronarie, questa combinazione può dare origine a un infarto del miocardio”.  Uno studio importante, in quanto condotto su un campione molto vasto, che dimostra la stretta correlazione e l’intimo legame che c’è tra mente e corpo.

Riflettendo sui risultati di questo studio ho pensato a quante volte, nel corso delle giornate lavorative, per tutta la durata della vita lavorativa, gli infermieri sono sottoposti a stress lavoro correlato e a forti emozioni, derivanti dal contatto continuo con la sofferenza, le malattie, la morte.

Quindi, attraverso un sillogismo aristotelico, potremmo dire che gli infermieri sono a forte rischio di IMA.

Non solo, in un altro studio (2014) alcuni medici di varie università statunitensi hanno dimostrato la stretta correlazione tra turno notturno e malattie cardiovascolari. Si tratta anche in questo caso di un lavoro importante, dato che è stato condotto su quasi 75000 infermieri in 22 anni di servizio.

Qui, i ricercatori americani dimostrarono che anche dopo solo 5 anni di notti, con una media di 3 notti a mese, il rischio di malattie cardiovascolari aumentava sensibilmente.

Potrei citare numerosi altri studi, tanti se ne reperiscono in letteratura, ma mi fermo qui: non vorrei fare del terrorismo gratuito. Vi garantisco, però, che gli studi su questi argomenti sono molteplici, significativi e di grande valore.

Detto questo, quindi, mi chiedo come mai ancora i nostri politici faticano ad inserire la professione infermieristica tra i lavori altamente usuranti? Come possiamo ancora tollerare di vedere infermieri più vicini ai sessanta che ai cinquanta che lavorano in corsia, spesso pazienti tra i pazienti? Con quale e quanto pelo sullo stomaco i nostri politici tentano di convincere colleghe e colleghi della bontà di restare a lavorare fino a 67 anni? E soprattutto: come possiamo convincere i pazienti che va tutto bene, che è tutto a posto e che i livelli di assistenza sono di altissima qualità?

Domande alle quali, oggi, non sappiamo dare risposte sodisfacenti.

 

 

Riferimenti bibliografici:

  1. Smyth A., O’Donnell M., Lamelas P., Teo K., Rangarajan S., Yusuf S. (2016) Physical Activity and Anger or Emotional Upset as Triggers of Acute Myocardial Infarction.Circulation. 134(15): 1059-1067
  2. Gu F., Han J., Laden F., Pan A., Caporaso N. E., Stampfer M. J., Kawachi I., Rexrode K. M., Willett W. C., Hankinson S. E., Speizer F. E., Schernhammer E. S. (2014) Total and Cause-Specific Mortality of U.S. Nurses Working Rotating Night Shifts. American Journal of Preventive Medicine. 48(3): 241-252