Fino a 9 ore di attesa nei pronto soccorso siciliani. Il Rapporto Agenas 2023
Nel 2023, gli accessi ai Pronto Soccorso degli ospedali italiani hanno raggiunto la cifra di 18,27 milioni, evidenziando un aumento del 6% rispetto all'anno precedente. Tuttavia, questo numero rimane ancora al di sotto dei livelli pre-pandemici. È quanto emerge dai dati presentati oggi da Agenas nel corso dell’evento “Accessi in Pronto Soccorso e Implementazione DM 77/2022 per una migliore presa in carico dei pazienti”, illustrati da Maria Pia Randazzo.
Una porzione significativa di questi accessi, pari al 68%, riguarda codici bianchi e verdi. Tra questi, circa 4 milioni sono da considerarsi impropri, comprendendo pazienti che non presentano traumi e che arrivano al Pronto Soccorso autonomamente o su indicazione del medico di famiglia. Questi accessi impropri, concentrati soprattutto nei giorni feriali e festivi e durante le ore diurne, si risolvono con dimissioni al domicilio o a strutture ambulatoriali.
Tuttavia, esiste una disparità nell'accessibilità ai Pronto Soccorso, con 3,4 milioni di cittadini (corrispondenti al 5,8% della popolazione) incapaci di raggiungere le strutture entro 30 minuti. Questo problema è particolarmente sentito nelle aree interne della Valle d’Aosta, Basilicata, Trentino Alto Adige, Calabria e Sardegna, dove alcuni residenti impiegano più di un’ora per arrivare al Pronto Soccorso.
Le lunghe attese rappresentano un altro nodo critico del sistema, con i codici bianchi che in media attendono 164 minuti e i verdi 229 minuti prima di ricevere assistenza. La situazione varia regionalmente, con il Friuli Venezia Giulia e l’Abruzzo che registrano le attese più lunghe per i codici bianchi, mentre l'Umbria e la provincia di Bolzano presentano tempi più brevi. Per i codici gialli, la permanenza media raggiunge i 416 minuti, con picchi di 540 minuti in Sicilia e Marche, ma tempi ridotti a Bolzano e Trento.
Un aspetto finanziario significativo riguarda i ricavi derivanti dai ticket di accesso. Il Veneto, ad esempio, con un alto numero di accessi in codice bianco a pagamento, ha generato oltre 14 milioni di euro, seguito dall’Emilia Romagna e dalla Toscana. Al contrario, nonostante i volumi di accessi elevati, il Lazio ha registrato ricavi irrisori, sollevando interrogativi sulle dinamiche finanziarie del sistema.