Iscriviti alla newsletter

Infermieri italiani che emigrano. Non è affatto solo questione di crisi!

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 17/12/2015 vai ai commenti

Articolo 49 e DemansionamentoEditoriali

Su Saluteinternazionale.info è pubblicato un interessante articolo di Piero Caramello, un collega che si sofferma a riflettere sulla “fuga” all’estero degli infermieri  italiani (Clicca).

 

E lo fa confrontando diversi piani di osservazione, dando profondità al ragionamento e inquadrando la questione dell’emigrazione infermieristica.

Il parallelo è fra l’Inghilterra e l’Italia. Non un paragone a caso, visto che il Regno Unito è una delle mete più ambite da moltissimi infermieri italiani pronti ad accettare la sfida dell’emigrazione: sono circa 2500 gli infermieri italiani in Inghilterra, e il flusso è in aumento (+70% nell’ultimo triennio).

Leggendo l’articolo emerge come non ci sia solo una molla di natura economica a spingere molti colleghi a superare la Manica. Certo una differenza di stipendio di circa 7500 euro annui ha un certo peso, ma se la commisuriamo anche al costo della vita nei due Paesi, questa differenza diventa meno determinante, seppur comunque sensibile.

E non è nemmeno soltanto una questione di crisi, anche se la questione “crisi” in Italia per quanto riguarda gli infermieri è un vero paradosso: a fronte di decine di migliaia di infermieri che sarebbe necessario assumere per garantire i livelli assistenziali (le stime oscillano tra 60 e 260 mila – nel 2020 – ma attestandosi realisticamente a 90000), non ci sono nuove assunzioni; impera la scure della spending review.

E della precarietà: negli ultimi anni c’è stato il giro di boa. I contratti precari hanno superato quelli stabili, invertendo in meno di 10 anni una forbice che partiva da un rapporto di 9:1.

E’ invece una sommatoria di concause. Quelle  appena citate, sicuramente. Ma anche la valorizzazione professionale. In Italia il Demansionamento (che l’art. 49 del Codice Deontologico, di fatto,  non fa altro che legittimare) corrode la professione, ne mortifica la funzione, sottomette i professionisti a prassi regressive. E’ un cancro per la professione che in Inghilterra non ha attecchito, anzi. Nel Regno Unito l’acquisizione e la valorizzazione delle competenze è un fattore chiave della gestione del personale infermieristico e della carriera. Anche perché funziona, e funziona in maniera molto diversa, il sistema della formazione, che è guidato dalle reali necessità del sistema e quindi strettamente funzionale all’applicabilità immediata.

Molti gli spunti per riflettere che ci vengono offerte da Piero Caramello; un articolo, il suo, che si legge d’un fiato ma che accende tante lampadine. E' molto il lavoro che, così, capiamo dovrà essere fatto nel Bel Paese se vogliamo che i nostri giovani colleghi non se ne vadano e si inverta quella tragica linea discendente rappresentata dagli infermieri impiegati a un anno dalla laurea, passati dal 90% del 2009 al 25% del primo quadrimestre 2014 (dati Centro Studi Nursind).