Iscriviti alla newsletter

Morte del calciatore Morosini. I periti: “Procedure non conformi alla linee guida. Si poteva salvare”

La Redazionedi
La Redazione
Pubblicato il: 05/05/2016 vai ai commenti

AbruzzoNurSind dal territorio

A circa 4 anni dalla morte del calciatore PIERMARIO MOROSINI,  lunedì 2 maggio, è ripreso il processo davanti al tribunale monocratico di Pescara,  dove il testimone Marco Di Francesco, #Infermiere del 118 che il 14 aprile 2012 era in servizio come volontario della Misericordia, allo Stadio Adriatico di Pescara, durante la partita Pescara-Livorno, nel corso della quale perse la vita il calciatore 25enne, ha rilasciato la sua versione dei fatti accaduti. <Quando sono arrivato in campo c'erano già il medico del Pescara "Sabatini" e quello del Livorno "Porcellini", il defibrillatore era aperto all'altezza della testa di "Morosini", ma non so se era acceso, e io ho segnalato per due volte che c'era il defibrillatore, ma nessuno lo ha utilizzato e nessuno mi ha detto di utilizzarlo>. Il decesso, secondo quanto accertato dall'autopsia, venne causato da un arresto cardiaco dovuto ad una cardiomiopatia aritmogena. Di Francesco è uno dei sette testimoni citati dal pm Gennaro Varone, sfilati davanti al giudice Laura D'Arcangelo insieme ai quattro periti della Procura. Nell'ambito del procedimento, che ruota principalmente attorno al mancato utilizzo del defibrillatore prima dell'arrivo di Morosini in ospedale, sono imputati, con l'accusa di omicidio colposo, i medici del Pescara, Ernesto Sabatini, del Livorno, Manlio Porcellini e del 118 di Pescara, Vito Molfese. «Normalmente chi arriva prima guida le operazioni - ha proseguito Di Francesco -. Non so chi arrivò prima quel giorno, ma Porcellini - Medico del Pescara Calcio -  stava eseguendo un massaggio su Morosini, dunque probabile che sia arrivato lui per primo e che fosse lui il leader in quel momento.

Molfese - Medico del 118 - ha soltanto guardato e non ha fatto niente. C'era una grande confusione e nessuno dava disposizioni».

Attraverso le testimonianze sono stati ricostruiti tutti i passaggi principali, dal momento in cui Morosini si è accasciato a terra, al ventinovesimo minuto del primo tempo, fino all'arrivo al pronto soccorso di Pescara. «Quando entrai in campo con la barella, mi accorsi subito che il giocatore non stava bene - ha spiegato Andrea Silvestre, volontario della Croce Rossa che si trovava a bordo campo -. Per precauzione andai a prendere il defibrillatore e lo aprii vicino alla testa del giocatore, senza accenderlo».

A precisa domanda del pm, Silvestre ha risposto: "Non ho sentito nessuno dire di utilizzare il defibrillatore".
Circostanze confermate dall'infermiere del 118 Bruno Rossi e dalle volontarie della Croce Rossa Claudia Compagnoni e Alessia Consigli, tutti e tre in servizio allo stadio Adriatico il 14 aprile del 2012.

 "Ero sull'ambulanza che trasportò Morosini in ospedale e ricordo che il dottor Paloscia eseguì un massaggio cardiaco durante il percorso -  uno dei passaggi della testimonianza di Giacomo Bolognesi, fisioterapista del Livorno calcio -. Qualcuno disse di utilizzare il defibrillatore, ma non venne fatto".

Il defibrillatore venne applicato solo in seguito, al Pronto Soccorso di Pescara, ma per il calciatore non c'era più nulla da fare.

Il Dott. Cristian D'Ovidio, Anatomopaologo, che ha eseguito l'autopsia sul calciatore del Livorno, nel corso dell'udienza ha dichiarato:“Le procedure seguite sul campo da gioco per soccorrere Piermario Morosini hanno evidenziato una condotta attiva volta a salvare la vita del giocatore, ma sono risultate non conformi alle linee guida internazionali, con riferimento al mancato utilizzo del defibrillatore, in questi casi indispensabile, e alle modalità di rianimazione polmonare, apparse non sufficientemente corrette”.

Relativamente alle operazioni di soccorso, esaminate anche attraverso la visione dei filmati, l'Anatomopatologo ha evidenziato che il primo ad arrivare, dopo 12 secondi dal momento in cui Morosini si accascio’ a terra, fu il medico del Livorno Manlio Porcellini, raggiunto pochi attimi dopo dal medico del Pescara Ernesto Sabatini.

Il Dott. D’Ovidio ha poi parlato della questione legata alle responsabilita’ di chi avrebbe dovuto intervenire e assumere il controllo delle operazioni, chiamando in causa il medico del 118 Vito Molfese.

Fonte: iltirreno.gelocal.it