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Infermieri di Famiglia? Si grazie. Parte in Piemonte il progetto "Consenso"...

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La Redazione
Pubblicato il: 09/05/2016 vai ai commenti

NurSind dal territorioNursingPiemonte

Finalmente una notizia che ci piace commentare: il progetto “Consenso”, acronimo che tradotto riconduce ad un programma rivolto a persone che hanno superato i 65 anni e necessitano di assistenza domiciliare. Il disegno, promosso dalla ASL della provincia piemontese Verbano-Cusio-Ossola, si propone l’ obiettivo di rendere meno  stressante il processo di cure di cui la persona deve avvalersi per risolvere problematiche cliniche: un passo in avanti per quel tanto decantato ( e ancora poco applicato ) criterio di valutazione olistica che dovrebbe essere il perno su cui poggia la programmazione infermieristica.

Infatti lo studio prevede che il professionista incaricato svolga attività di prevenzione e correzione degli stili di vita, oltre che la routine normale di somministrazione terapeutica e monitoraggio delle cronicità. Le scienze infermieristiche ci insegnano che la risonanza tra ambiente di vita e persona può essere una sinergia positiva da sfruttare all’ interno del processo di Nursing; le strategie di coping che il paziente mette in atto per superare stress momentanei possono assumere significato completamente diverso a seconda che tale meccanismo si manifesti in ambiente ospedalizzato o domiciliare. Questa visione multifocale permette alla natura infermieristica di poter esprimere l’ ampio background concettuale della quale è fatta.

Dal punto di vista professionale, siamo orgogliosi di poter finalmente dire che la figura dell’ infermiere di famiglia inizia ad avere lo spazio che merita. Nella fattispecie del progetto citato la ASL permetterà a cinque professionisti di intraprendere il Master specifico per la formazione ad hoc spendibile in questo progetto. Negli altri Stati già presenti da molto tempo (si pensi che l’ONU ha iniziato a parlare di Infermiere di Famiglia nel 1998), i cosiddetti Cronic Care Model sono gruppi di Infermieri che su larga scala (migliaia di pazienti) conducono attività di prevenzione ed integrazione cure-ambiente domestico, stimolando il paziente nella direzione più autonoma possibile e rimanendo poi disponibili come consulenti nel tempo.

Ci auguriamo che altre regioni possano emulare questa tipologia di organizzazione sanitaria territoriale che oltre a professionalizzare il curriculum infermieristico, garantisce assistenza e diritti a chi ne ha bisogno; sarebbe interessante, poi, poter valutare i risultati di questo interessante progetto e magari presentarli in sedi accademiche durante i seminari di formazione specifica.

 

Fonte della notizia: www.lastampa.it