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Codice deontologico. FNC e iniziativa di Pisa: è scontro sul metodo prima ancora che sul merito!

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 17/10/2016 vai ai commenti

Articolo 49 e DemansionamentoToscana

Non c'erano dubbi, purtroppo, al riguardo. L'iniziativa del Collegio di Pisa di diffondere un documento su cui costruire la base di un confronto approfondito sulla revisione del Codice Deontologico (Clicca) è come fumo negli occhi per la Federazione Nazionale IPASVI.

 

La replica di Barbara Mangiacavalli all'intraprendenza di Emiliano Carlotti e dei suoi collaboratori non si è fatta attendere, e i toni sono quelli che conosciamo da tempo.

Una proposta, quella pisana, “irrituale e scorretta nel metodo”, presentata con “inopportune modalità”, in spregio ai “limiti e i termini del corretto agire in materia di revisione delle norme deontologiche della professione infermieristica”.

Zero in condotta a Carlotti e al Collegio da lui presieduto, quindi, mentre sui contenuti nessun giudizio.

Recepiamo con profondo, seppur non inaspettato, rammarico che dal centro la percezione che la partecipazione degli infermieri tutti all'autodeterminazione della propria identità e delle proprie regole di autogoverno (questo è il significato della volontarietà e del carattere non coercitivo della norma deontologica, riteniamo, a beneficio di chi ha inteso o vuol far passare altro) deve essere limitata all'accettazione di quanto le rappresentanze ritengono essere la cosa migliore. Il libero dibattito spontaneo è, evidentemente, un disvalore.

Ritengo assolutamente originale che la diffusione di una proposta su cui articolare un ragionamento, peraltro frutto evidente di un lavoro approfondito e impegnativo, costituisca o possa costituire una minaccia al democratico svolgimento del dibattito. Siamo purtroppo abituati a riforme calate dall'alto, in virtù di un mandato di rappresentanza che formalmente ne sancisce la valenza ma di cui la pratica quotidiana rende evidente la debolezza.

Assistiamo al perpetuarsi di un atteggiamento ostile verso qualunque forma di innovazione di pensiero, anche quando questa è presentata nella forma più democratica e condivisa che si possa immaginare.

Se uscissimo (o, meglio, se la FNC uscisse) dal formalismo protocollare che ne costituisce la corazza e il nutrimento, riusciremmo a discutere, una volta tanto, di infermieri, e di infermieristica con la grandezza del valore della partecipazione diffusa.

E' questa la strada che Carlotti ha cercato di tracciare, e su cui speriamo molti pensatori liberi vorranno incamminarsi insieme a lui, a noi e, auspicabilmente, anche ai vertici della rappresentanza.

Nell'introduzione di Carlotti, se qualcuno avesse ben letto, è chiaro che non è stata messo in dubbio che la potestà di emanare ed emendare il Codice Deontologico spetti agli organi centrali. Ma penso che nessuno possa sostenere che questo significhi che anche la riflessione sia prerogativa esclusiva della FNC. Tutti gli infermieri hanno un proprio pensiero, tutti sono liberi di organizzarlo, tutti sono liberi di diffonderlo e sottoporlo al confronto con il pensiero altrui. Non vogliamo nemmeno immaginare che ci possa essere qualcuno che pensa ancora di poter negare questo valore delle democrazie moderne.

Ma per accettare il pensiero diverso, in tutte le forme, anche “irrituali”, occorre una maturità democratica che forse ancora non abbiamo e che trova nella rappresentanza non rappresentativa un pericoloso compagno di viaggio.

Quanto il mandato rappresentativo si traduce in promozione del pensiero libero, condiviso e diffuso dei rappresentati o quanto, piuttosto, esso costituisce legittimazione formale per la gestione oligarchica di un'intera categoria? E' un quesito che non ha finalità sovversive, è bene chiarirlo, vista l'aria che tira... è uno degli interrogativi che tutti però, a partire dai vertici, ritengo dovrebbero porsi se hanno veramente a cuore la professione, poiché in più di una occasione è emerso uno scollamento tra base e rappresentanza.

Non credo che i vertici nazionali siano privi del senso democratico, ma la prevedibilità della reazione all'iniziativa di Pisa è figlia senza dubbio di una rigidità piuttosto conservatrice e autocentrata che produce, oltre che danno alla partecipazione diffusa, anche delle storture di non poco conto.

Se da un lato al Collegio di Pisa erano stati paventati possibili provvedimenti disciplinari per la questione dell'art.49 che ben ricordiamo (Clicca) e di cui la proposta di questi giorni è conseguenza e, ad un tempo, dimostrazione di assoluto stile democratico (avversità confermata nella lettera di oggi), dall'altro abbiamo assistito sbalorditi quanto indignati all'utilizzo di carta intestata e pec dell'IPASVI da parte di un Presidente provinciale per inviare l'immagine di dita medie alzate (Clicca), senza che nessuno della FNC, allora, a onor del vero, presieduta da Annalisa Silvestro, ritenesse questo “irrituale”, “inopportuno”, “scorretto nel metodo”, al di fuori dei “limiti e termini del corretto agire”.

A meno che non si ritenesse che tali fattispecie di grettezza e miseria fossero invece cifra del valore dell'infermieristica, anche in considerazione del fatto che l'autore del mirabile gesto sedeva e siede tutt'ora proprio su quelle sedie.

Nel frattempo la Federazione indice un Consiglio Nazionale per novembre, in cui presenterà una proposta di revisione del Codice (forse sarebbe meglio dire La Proposta), secondo l'iter già annunciato a suo tempo e frutto del lavoro degli esperti nominati dalla FNC.

Al riguardo Mangiacavalli auspica, con una formulazione peraltro molto sibillina, un “dibattito attivo e soprattutto composto da contenuti maturati all’interno della professione”.

Evidentemente la proposta di Pisa è maturata sulla Luna, che vista da Plutone pare irrimediabilmente lontana.

La democrazia è un processo lento, si sa. Ma senza un pensiero democratico nulla può muoversi su quella strada.

 

- La lettera della FNC QUI