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See and Treat Lazio: perchè ostacolare la naturale evoluzione infermieristica?

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 27/10/2016 vai ai commenti

LazioLeggi e sentenze

E’ ancora bufera sull’attivazione dell’ambulatorio infermieristico di See and Treat in Lazio, all’ex Asl Roma C.

Non si fermano le polemiche, e continua l’ordine dei medici a dichiararsi “allibito”, in merito alla sentenza del Tar, che ha giudicato legittimi gli ambulatori.

C’è una vecchia classe medica, che rifiuta in maniera irritante, l’evoluzione della classe infermieristica che, rifiuta a priori il fatto che sono passati vent’anni dal profilo professionale, che fa degli infermieri professionisti, autonomi, competenti e responsabili.

Certo, con molta onestà, devo dire che, le contraddizioni insite nella categoria infermieristica, possono destare nella classe medica qualche dubbio in merito alle capacità degli infermieri, che sicuramente il freno dell’ Ipasvi, la carenza di personale ed il conseguente demansionamento non giovano alla nostra causa, ma è il momento di farsene una ragione e finirla di giocare, facendo gli offesi per un paventato “furto” di competenze.

La sentenza del Tar 10411/2016 è stata chiara: “Gli infermieri sono formati adeguatamente, hanno esperienza, capacità e un livello tale di responsabilità, anche penale nel caso, che il modello di assistenza negli ambulatori infermieristici See and treat previsto nel Lazio non solo è lecito, ma serve a migliorare il servizio, accorciare le liste di attesa e soddisfare con più efficienza i bisogni dei cittadini”.

Ed allora perché questo ostinarsi? Quali i dubbi che ancora permangono tali da far dichiarare al Dottor Giuseppe Lavra l’intenzione di ricorrere contro la sentenza emessa?

Non è solo una questione legale esiste anche una valenza giuridica dei principi e delle regole deontologiche”, questo quanto dichiarato dal Presidente dell’Ordine dei Medici di Roma al giornalista di Quotidiano Sanità durante un’intervista.

Il dottore Giuseppe Lavra, ribadisce che come Ordine dei Medici, si sente chiamato a proteggere la collettività e la Professione, che a dir suo sono entrambe poste nella posizione di pericolo dalla gestione infermieristica del See and treat.

E dire che in America ed Inghilterra esistono già da quarant’anni i suddetti ambulatori, ed in Italia, nonostante un Giudice, al di sopra delle parti, li giudichi legittimi, si continui imperterriti a volerli chiudere.

Il Presidente, contesta l’organizzazione degli ambulatori in toto.

Chiarisce come diagnosi e terapia siano competenza medica, che a poco vale il fatto che chi lavora nel See and Treat abbia una formazione supplementare, che nel presidio vi siano 50 medici, che l’ambulatorio sia collegato telematicamente al Pronto soccorso : “Sulla formazione mi sembra che si faccia un’azzardata semplificazione. Il medico tra laurea e specializzazione studia 11 anni finalizzando la propria formazione per gestire la fase clinica dei processi di cura. Ragionare su centinaia di ore di formazione mi sembra fuori luogo, peraltro nell'ambito di una formazione di base finalizzata alla fase assistenziale dei processi di cura. E poi guardi sono gli stessi infermieri a non voler inseguire la qualifica di ‘medici nani’, in quanto orgogliosamente legati alle proprie competenze specifiche- continua - sono proprio allibito e mi sembra vi siano gli elementi per un falso in atto pubblico, pur non essendo io un giurista. E poi che vuol dire che c’è il Pronto Soccorso ad un chilometro.

Il Giornalista, ribadisce il fatto che gli infermieri facciano già triage in Pronto soccorso, perché dovrebbe essere illegale il See and Treat? Su questo Giuseppe Lavra si esprime dichiarando : “l triage non è una diagnosi, è una semplice attribuzione di priorità affinché il caso sia valutato dal medico. Insomma è un indice di priorità d'urgenza per la valutazione diagnostica del medico, mentre il See and treat così come configurato è una diagnosi clinica fatta da non medici- Appena arrivata la sentenza l’abbiamo inviata ai nostri esperti legali per valutare se ci sono i margini per appellarci alla sentenza, come io penso ci siano. A breve ne sapremo di più. Ma non è solo una questione legale esiste anche una valenza giuridica dei principi e delle regole deontologiche. Se è vero che non siamo esperti di Diritto, invece, sulla Deontologia Medica a tutela del cittadino credo che abbiamo qualcosa da dire.”

Torneremo nuovamente in tribunale a difendere un’evoluzione che già da tempo dovrebbe essere ampiamente consolidata?

Se i medici dell’Ordine del Lazio non si arrendono, nemmeno gli infermieri lo faranno, queste prese di posizione immotivate non devono avere la meglio, sarebbe ancora una volta un’amara sconfitta per una categoria che continua ad essere schiacciata tra gli Oss che avanzano e la classe medica che si sente depredata e per questo si pone di traverso ostacolando una naturale evoluzione.

 

“Allibiti da sentenza Tar. Il See and treat è una diagnosi clinica fatta da non medici. Stiamo valutando ricorso”. Intervista al presidente dell’Ordine dei medici di Roma Giuseppe Lavra