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Padiglione 25: una storia d’emancipazione di pazienti ed infermieri dall’istituzione manicomiale

Daniela Sardodi
Daniela Sardo
Pubblicato il: 02/06/2017 vai ai commenti

Emilia Romagna

“Padiglione25”: parte  dalla Cineteca Lumière di Bologna il tour nazionale del docufilm di Massimiliano Carboni.

 

Bologna è la prima tappa del tour del film documentario “Padiglione 25”. La città Felsinea, infatti,  ha contribuito  fortemente  alla campagna di crowdfunding  per la realizzazione di questo  lungometraggio che ha portato  alla luce una bellissima storia di partecipazione, di ribellione e di cambiamento. Il finanziamento collettivo sosterrà anche la fase di distribuzione .

Il film diretto da Massimiliano Carboni, sceneggiato dall’antropologa Claudia de Michelis, infatti, è stato in parte finanziato dalla società Ferro3, da Altera Studio, dai professionisti che hanno prestato la loro opera gratuitamente e , appunto, da una campagna di finanziamento collettivo.

E’ l’estate del 1975 quando, al Santa Maria della Pietà di Roma il più grande manicomio del paese,  8 infermieri , il nucleo iniziale ( successivamente diventeranno 14), decide di disobbedire alle istituzioni manicomiali e di mettere in pratica le teorie di Franco Basaglia, lo psichiatra veneziano, padre della Legge 180 che, nel 1978, portò alla chiusura di queste disumane strutture.

Con la prima autogestione infermieristica di pazienti psichiatrici nella storia del nostro Paese, al Padiglione 25,  inizia una rivoluzione che abbatte le  inferriate delle finestre, dei  cancelli di entrata, elimina contenzioni ed elettroshock e restituisce  a questi pazienti, oltre agli oggetti di uso quotidiano, la  dignità  di esseri umani. L’obiettivo finale  sarà quello della dimissione e del reinserimento nel tessuto sociale e familiare.

L’ esperienza durò un anno, durante il quale  il loro operato fu raccolto in un diario che prese il posto del rapporto sanitario verbalizzato, diario pubblicato nel 1978 da Marsilio editore.

Questi infermieri compresero che, attraverso il riscatto, l’emancipazione dei pazienti del Padiglione 25, passava anche la propria liberazione: molti di loro provenivano dalla stessa estrazione sociale di coloro che assistevano, erano operai, fabbri, imbianchini, che dopo un corso di un anno in cui imparavano a far iniezioni , venivano mandati a lavorare in manicomio senza nulla sapere  della malattia mentale che sperimentavano  solo sul campo.

“Respiravo la stessa aria, quella puzza di fogna di quegli ambienti. Facevo la stessa vita dei pazienti. Io sono matto come loro: è questa l’istituzione”, ricorda un infermiere nel trailer del film.  Anch’essi internati, insomma, ma con la responsabilità civile e penale di quello che accadeva.

Dal punto di vista tecnico, la voce narrante dell’attore Giorgio Tirabassi, che ripercorre passi del diario, è interrotta dalle interviste dei protagonisti, gli infermieri che vissero quella rivolta, Vincernzo Boatta, Stefano Zugaro e tra le immagini di repertorio dell’Archivio Franco e Franca Basaglia, dell’AAMOD, e dei video degli stessi infermieri , si inseriscono le oniriche immagini animate di  Annalisa Corsi: questa strategia di cambiare continuamente registro rende molto godibile e per nulla tedioso il documentario.

Padiglione 25, secondo il regista Carboni non è certo un’operazione nostalgica,  è  una storia straordinaria che invita ad una riflessione sull’oggi, sulla condizione di chi è privato della propria libertà, di chi lavora quotidianamente con queste persone e dell’importanza di superare i conflitti tra i soggetti interessati a vari livelli dal disagio psichico, operatori, pazienti, familiari, per l’affermazione della dignità di tutti.

Tanto attuale da sentire l’esigenza di ristampare il diario degli infermieri che sarà pubblicato a luglio da Ediesse Editore.

Alla  fine della proiezione è seguito un momento di confronto con il regista Carboni, la sceneggiatrice de Michelis,  Tommaso Losavio, già direttore del progetto di chiusura dell’ospedale psichiatrico S. Maria della Pietà di Roma e Giuseppina Paulillo, dirigente medico di Parma con la moderazione di Piero Di Domenico, giornalista nonché docente presso le Università di Bologna e Ferrara e grande esperto di cinema.