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Parma: "il caso" Presidente IPASVI Manici continua a tenere banco

La Redazionedi
La Redazione
Pubblicato il: 03/06/2017 vai ai commenti

Emilia Romagna

Sta tenendo ancora banco la questione legata alle vicende giudiziarie dell'ex presidente del Collegio IPASVI di Parma, Matteo Manici.

Indagato per peculato per aver fornito, secondo gli inquirenti, al proprio primario un kit di farmaci e attrezzature sanitarie da utilizzare sul proprio yacht privato, Manici non si è mai dimesso dalla carica di Presidente del Collegio provinciale IPASVI di Parma.

Di fronte alla resistenza del presidente, i Consiglieri del Collegio hanno deciso di dimettersi per far sì che, venendo a cadere il Consiglio stesso per sopravvenuta mancanza di oltre la metà dei suoi componenti, si andasse a nuove elezioni.

Manici, pur non avendo gradito la mossa, si vede ora costretto a dare corso alle elezioni supplettive, così come previsto dalla normativa ordinistica, per poter condurre il Collegio alla fine del mandato ordinario. Presto quindi si voterà per sostituire i componenti dimessi.

E mentre si attendono le elezioni supplettive, sempre se si rispetterà il regolamento, Manici non risparmia strali contro i suoi ex collaboratori che, anziché stringersi intorno al loro presidente, lo avrebbero “condannato” in contumacia.

Il Nursind si è già espresso chiaramente su questa vicenda e la posizione non è rimasta inosservata tanto che la Gazzetta di Parma ne ha riportato notizia nell’edizione di domenica 28 maggio (Clicca).

Il nostro ragionamento è molto semplice e lineare: chi ricopre delle cariche rappresentative, nel momento in cui viene coinvolto in vicende giudiziarie di questo tipo, deve dimettersi dalla carica, per opportunità.

Questo non significa dichiarare la propria colpevolezza o condannare un indagato, azioni che sono di esclusiva competenza della Magistratura. Significa liberare la carica da situazioni ambigue, garantire l'autorevolezza del ruolo e della rappresentanza, restituire alla carica le sue legittime prerogative. Oltre che potersi difendere al meglio dalle accuse mosse.

Invocare la protezione di casta è quantomeno imbarazzante e offensivo. Non spetta agli infermieri e agli (ex) colleghi del Collegio difendere Manici e garantire per lui in qualsivoglia forma.

Ripetiamo: le dimissioni non sono segno di colpevolezza, sono un segno di rispetto verso il ruolo di rappresentanza dell’ente pubblico che coinvolge tutta la professione infermieristica. Nessuno di noi vuole esprimere giudizi di condanna ma condizioni di opportunità etica, deontologica e di immagine della categoria.

Confidiamo quindi che le cose, in quel di Parma, proseguano secondo il corso naturale che devono avere e che si proceda presto alle elezioni supplettive, che Manici stia fuori dal Collegio fin tanto che non avrà dimostrato la sua innocenza davanti ai giudici.