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United Kingdom. Dopo BREXIT l'esodo degli infermieri UE è inarrestabile

Elsa Frogionidi
Elsa Frogioni
Pubblicato il: 01/07/2017 vai ai commenti

Estero

Il Regno Unito ha utilizzato dal 2005 circa in modo sistematico, il reclutamento internazionale di personale sanitario, specialmente infermieri per colmare la carenza di sanitari. Dopo il referendum Brexit per l’uscita dall’UE il numero di infermieri europei nel Regno Unito è diminuito del 96%. Secondo dati presentati dai liberali democratici, nel 2016 quasi 2.700 infermieri dell'UE hanno dato le dimissioni, rispetto ai 1.600 del 2014, un calo del 68%, al quale si somma il decremento delle assunzioni di nuovo personale infermieristico dei paesi UE.

Dal 2008, la maggior parte degli infermieri che si registrano al Nursing & Midwifery Council provengono dall'UE, il picco si è raggiunto nel luglio del 2016 con 1.304 infermieri, poi il progressivo declino, soli 244 nei mesi di agosto e settembre 2016, fino alle 46 iscrizioni ad aprile 2017.

I dati preoccupanti iniziano ad allarmare dirigenti del servizio sanitario e politici inglesi che lamentano una carenza di 30.000 infermieri per soddisfare i bisogni dell’NHS (National Health Service).

È indubbio che per gli oppositori della premier Theresa May, i risultati mettono a rischio la sicurezza delle cure dei cittadini del Regno unito e sono il frutto delle politiche non equilibrate dell’attuale governo; I’NHS dovrebbe essere una priorità nei negoziati di Brexit e il governo dovrebbe garantire immediatamente i diritti del personale dell'UE impiegato nel servizio sanitario inglese. In risposta i funzionari e ministri riferiscono che il problema della carenza d’infermieri è a causa della mancata pianificazione a lungo termine della forza lavoro e la scomparsa delle borse di formazione. Per il governo inglese è necessario comunque intervenire nel prossimo futuro per compensare ogni ulteriore perdita del personale infermieristico dell'Unione europea.

Fonte

Stampa estera