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Aggressioni quotidiane ormai in tutti i Pronto Soccorso degli ospedali della Capitale

Daniele Carboccidi
Daniele Carbocci
Pubblicato il: 15/12/2013 vai ai commenti

NurSind dal territorio

Campagna_contro_le_aggressioni_personale_sanitarioNei giorni scorsi era stato NurSind, per bocca dei rappresentanti sindacali del San Camillo, Marco Lelli e Stefano Barone, a denunciare la situazione esplosiva che si vive eni pronto soccorso della Capitale.Sempre Nursind, aveva preso a  tema della giornata Internazionale dell'infermiere 2013 la preoccupazione per le aggressioni agli infermieri denunciando come il fenomeno fosse in forte crescita. Leggi il comunicato stampa della campagna NurSind contro le aggressioni.

da il Messaggero, 15 dicembre 2013 - Infermieri presi a pugni, medici spintonati, dottoresse che rischiano di essere strozzate. Allarme aggressioni nei pronto soccorso di Roma e del Lazio. «Noi, medici e infermieri, siamo in prima linea, e gli utenti se la prendono con noi per i ritardi. Ma noi siamo vittime, come loro, del sovraffollamento dei pronto soccorso». A fare parlare di questa emergenza quotidiana negli ospedali di Roma e del Lazio, ha contribuito il caso del San Camillo, dove un infermiere è stato aggredito dai familiari di una paziente. Ha riportato la frattura del setto nasale con una prognosi di venticinque giorni. Negli ultimi mesi vi sono stati una serie di episodi simili: al pronto soccorso di Latina un medico è stato picchiato, preso a calci e pugni; al Pertini un altro medico del pronto soccorso è stato gettato a terra e ha riportato un trauma cranico. A novembre, la stessa sorte è toccata a un infermiere del Policlinico Casilino. Nello stesso ospedale è stato ferito un uomo della vigilanza. Al San Filippo Neri, in passato, un medico ebbe un infarto dopo un’aggressione. Proprio al pronto soccorso del San Filippo Neri hanno tracciato una sorta di bollettino dei casi avvenuti negli ultimi anni: una dottoressa picchiata ha avuto una contusione toracica; un medico contusioni multiple; un ausiliario ha preso un pugno e si è ritrovato con il naso rotto; quattro infermieri, in episodio differenti, hanno avuto delle contusioni.

Altri bollettini di guerra dai pronto soccorso: al Vannini negli ultimi dodici mesi hanno contato quattro aggressioni, in due casi erano medici in due infermieri. In particolare, una volta un paziente ha tentato di strozzare una dottoressa, negli altri tre casi ci sono stati pugni e schiaffi. Altro esempio: al Sant’Eugenio ricordano una tentata aggressione a un medico e tre a infermieri.

La dinamica è sempre la stessa: c’è il sovraffollamento, i pazienti restano a lungo sulle barelle, molti familiari protestano o si lamentano civilmente, una minoranza invece prova a picchiare gli operatori che ovviamente non hanno responsabilità. In altri casi invece sono pazienti con problemi di etilismo o di tossicodipendenza ad alzare le mani. Il sindacato Spes (specialisti dell’emergenza sanitaria, vale a dire i medici dei pronto soccorso) ha diffuso un comunicato in cui hanno spiegato: «Gli operatori vengono considerati da un’utenza spesso esasperata, responsabili di una realtà di cui sono invece le prime vittime. Oppure qualcuno ritiene piacevole per infermieri, medici, ausiliari assistere i pazienti nei corridoi, visitarli in sale sovraffollate, distribuire anche 70 pasti all’ora dove non esistono tavolinetti per mangiare ed avere a che fare con parenti ed accompagnatori spesso comprensibilmente aggressivi? Abbiamo denunciato come da almeno dieci anni ci sia stata una sostanziale inerzia delle istituzioni, mentre i pronto soccorso cambiavano faccia trasformandosi in veri reparti senza stanze, con qualche tenda che tenta di garantire malamente un po' di privacy, con tanta gente ammassata su barelle inadatte a lunghe permanenze. Non siamo disposti a considerare “normale” essere aggrediti per svolgere il nostro lavoro, un lavoro che tra non molto in pochi vorranno fare».