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Infermieri. Quando fare attività sindacale diventa una "colpa". NurSind: difendere la categoria è diventato un rischio?

Dopo il caso dei due infermieri romani, sottoposti a provvedimento disciplinare per aver rilasciato un'intervista alla radio, la Segreteria Territoriale NurSind di Milano ribadisce l'importanza della propria attività. "Crediamo che si possa fare attività sindacale nel migliore dei modi, alla luce del sole, mettendo in luce la nostra professionalità e difendendo i diritti dei lavoratori nel caso venissero messi in discussione. Sempre nell'ottica di garantire la massima qualità di assistenza ai pazienti".
L'ultimo episodio è di pochi giorni fa. Alessia e Lorenzo, due infermieri dell’Ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma, Istituto di ricerca Nazionale per le malattie infettive, rappresentanti sindacali Cobas, rischiano il licenziamento per aver partecipato a una trasmissione radiofonica lo scorso 30 maggio.
Raccontano la loro vita professionale, e soprattutto parlano delle difficoltà che devono affrontare ogni giorno nello svolgimento della loro vita professionale: orari di lavoro pesantissimi, carenza di personale, difficoltà a comunicare con la direzione sanitaria della struttura ospedaliera.
Morale: il 18 luglio i due infermieri saranno convocati in Consiglio Disciplinare, dopo aver ricevuto una lettera, da parte della dirigenza, che addirittura prospetta il rischio di licenziamento.
"Noi della Segreteria Territorale NurSind di Milano, esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai colleghi romani" afferma Rosario Pagana, Segretario Territoriale, "così come hanno fatto diversi colleghi ed esponenti del nostro sindacato". 
"L'attività sindacale" prosegue Pagana" è oggi un tema delicato. Purtroppo si ha sempre più la percezione che svolgere, seppur correttamente, il proprio ruolo all'interno del sindacato possa portare a sanzioni o procedimenti disciplinari di varia natura. Il più delle volte ci si trova davanti a contestazioni ricercate e confezionate ad hoc.
Ci si teme anche fra colleghi, si ha paura che appoggiando un sindacato piuttosto che un altro si possa mettere a repentaglio la propria carriera. In questo modo, si innesca un meccanismo pericoloso di non collaborazione fra operatori sanitari.
Sulla base della nostra esperienza, e lo dico con rammarico, abbiamo riscontrato l'applicazione di diversi provvedimenti disciplinari che apparentemente non hanno nessuna connessione con l'attività del sindacalista: si tratta di azioni collaterali e che vanno a colpire la sfera personale e professionale della persona.
Noi crediamo che si possa fare attività sindacale nel migliore dei modi, alla luce del sole, mettendo in luce la nostra professionalità e difendendo i diritti dei lavoratori nel caso venissero messi in discussione. Crediamo sia importante rendere note situazioni critiche, affinché non si verifichino più.
Il nostro lavoro è garantire la massima qualità di assistenza ai pazienti e, in presenza di carenze organizzative e strutturali che possano mettere in pericolo questo principio, continueremo ad attivarci per portarle a conoscenza del mondo esterno".