A colloquio con uno dei giurati del Care Film Festival, (CFF), Roberto Biancat
Il Care Film Festival è il primo concorso internazionale per cortometraggi sul tema del “PRENDERSI CURA” che si terrà A Monza il prossimo 21 ottobre.
Il NurSind promotore dell’iniziativa, si pone come obiettivo statutario il “PRENDERSI CURA” di chi si “PRENDE CURA”, intende cioè promuovere e diffondere l’ importanza del ruolo sociale degli infermieri attraverso i vari mezzi comunicazione.
InfermieristicaMente sarà presente all’evento in qualità di Media Partner.
Diamo il benvenuto e ringraziamo Roberto Biancat dirigente infermieristico del Centro di Rifermento Oncologico di Aviano (CRO), formatore , docente e coautore di testi di riferimento per l’assistenza infermieristica nell’ambito delle Cure palliative come “Psicologia di base per il nursing. Un contributo dalla teoria sistemica per un modello infermieristico” e “ Il tempo del morire” per i tipi rispettivamente Rosini e Maggioli.
1) Lo “ specifico professionale” del lavoro di un infermiere è proprio il “prendersi cura” , tema a cui è dedicato questo Festival. In alcuni ambiti dell’assistenza, quale ad esempio le cure palliative, ciò assume un significato ancora più pregnante. Quali, secondo te, gli aspetti peculiari di questo ambito del “ prendersi cura”?
Alla base del prendersi cura della persona sofferente, che sia nelle cure palliative che in qualsiasi altro percorso di cura, fondamentale è l’ascolto. Un ascolto privo di barriere, di valutazioni, investigazioni, soluzioni: ciò è ancora più vero nelle Cure Palliative. Assistere un paziente che necessita di essere sollevato dal dolore, qualunque sia la natura del dolore, significa mettere al centro la persona, la sua storia non solo di malattia, i suoi desideri e la sua volontà, e costruire insieme un percorso che vede protagonisti paziente, famiglia ed équipe assistenziale: un percorso che dovrà essere personalizzato sulle esigenze profonde del paziente e proprio per questo costruito in fieri.
2) Qual è la tua personale visione del “prendersi cura”?
Per me il “prendersi cura” presuppone la capacità di saper assistere la persona mediante delle modalità che facciano riferimento al suo sistema di valori e non di chi l’assiste. La sofferenza è l’esperienza del limite, soprattutto del proprio limite, della precarietà e della vulnerabilità che sono propri solo di chi li vive.
Mettersi in disparte e umilmente “accompagnare”: questo è ciò che il nursing umanistico ci insegna a fare.
3) Come giurato di questo Festival che aspettative hai nei confronti dei cortometraggi che verranno presentati?
Ripongo grandi aspettative su questi cortometraggi: auspico che riescano a mettere il evidenza la valenza sociale della professione infermieristica e che aiutino gli stessi colleghi a rafforzare l’orgoglio professionale e il senso di appartenenza.
4) Iniziative come queste del Care Film Festival possono contribuire, secondo te, ad aumentare la consapevolezza della centralità del ruolo dell’infermiere nel panorama assistenziale?
Ritengo che qualsiasi iniziativa volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della nostra professione nel processo cura, sia efficace ed indispensabile, ma sicuramente il cinema possiede un valore aggiunto : parla al cuore direttamente, senza bisogno di parole. Utilizzare il cinema come strumento di comunicazione significa agire in maniera più incisiva sull’immaginario collettivo.