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A colloquio con uno dei giurati del Care Film Festival, (CFF), Roberto Biancat

Daniela Sardodi
Daniela Sardo
Pubblicato il: 10/08/2017 vai ai commenti

AttualitàLe interviste

Il Care Film Festival  è  il primo concorso internazionale per cortometraggi sul tema del “PRENDERSI CURA”  che si terrà A Monza il prossimo 21 ottobre.

Il NurSind  promotore dell’iniziativa, si pone come obiettivo statutario il “PRENDERSI CURA” di chi si “PRENDE CURA”, intende cioè promuovere e diffondere  l’ importanza del ruolo sociale degli infermieri  attraverso i vari mezzi  comunicazione.

InfermieristicaMente sarà presente all’evento in qualità di Media  Partner.

Diamo il benvenuto e ringraziamo  Roberto Biancat dirigente infermieristico del Centro di Rifermento Oncologico di Aviano (CRO), formatore , docente e coautore di testi di  riferimento per  l’assistenza infermieristica nell’ambito delle Cure palliative come  “Psicologia di base per il nursing. Un contributo dalla teoria sistemica per un modello infermieristico”  e “ Il tempo del morire”  per i tipi rispettivamente  Rosini e Maggioli.

 

 

1)    Lo “ specifico professionale” del lavoro di un infermiere è proprio il “prendersi cura” , tema a cui è dedicato questo Festival. In alcuni ambiti dell’assistenza, quale ad esempio le cure palliative, ciò assume un significato ancora più pregnante. Quali, secondo te, gli aspetti peculiari di questo ambito del  “ prendersi cura”?

Alla base del prendersi cura della persona sofferente, che sia nelle cure palliative che in qualsiasi altro percorso di cura, fondamentale è l’ascolto. Un ascolto privo di barriere,  di  valutazioni, investigazioni, soluzioni: ciò è ancora più vero  nelle Cure Palliative. Assistere  un paziente che necessita di essere sollevato dal dolore, qualunque sia la natura del dolore,  significa mettere al centro la persona, la sua storia non solo di malattia, i suoi desideri e la sua volontà, e costruire  insieme un percorso che vede protagonisti  paziente,  famiglia  ed équipe assistenziale: un percorso che dovrà  essere personalizzato sulle esigenze profonde del paziente e proprio per questo costruito in fieri.

 

2)    Qual è la tua personale visione del “prendersi cura”?

Per me  il “prendersi cura” presuppone la capacità di  saper assistere la persona  mediante delle modalità che facciano riferimento al suo sistema di valori e non di chi l’assiste. La sofferenza è l’esperienza del limite, soprattutto del proprio limite, della precarietà e della vulnerabilità che sono propri solo di chi li vive.

Mettersi in disparte e umilmente “accompagnare”: questo è ciò che il  nursing umanistico ci insegna a fare.

 

 

3)    Come giurato di questo Festival  che aspettative hai nei confronti dei cortometraggi che verranno presentati?

 

Ripongo  grandi aspettative su questi cortometraggi: auspico che riescano a mettere il evidenza la valenza sociale della professione infermieristica e che aiutino gli stessi colleghi a rafforzare l’orgoglio professionale e  il senso di appartenenza.

 

 

4)    Iniziative come queste del Care Film Festival possono contribuire, secondo te, ad aumentare la consapevolezza della centralità del ruolo dell’infermiere nel panorama assistenziale?

 

Ritengo che qualsiasi iniziativa volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della nostra professione nel processo cura, sia  efficace ed indispensabile, ma sicuramente il cinema possiede un valore aggiunto : parla al cuore direttamente, senza bisogno di parole. Utilizzare il cinema come strumento di comunicazione significa agire in maniera più  incisiva sull’immaginario collettivo.