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Sandro Mangiacristiani infermiere. Abbiamo salvato tante persone un anno fa, ma non sono contento

Elsa Frogionidi
Elsa Frogioni
Pubblicato il: 24/08/2017 vai ai commenti

AttualitàNarrative Nursin(d)g

Premessa di Elsa Frogioni

3.36, la terra trema 142 secondi, un anno fa, una scossa tremenda, fortissima,  sembra non fermarsi mai.Le immagini e la cronaca in diretta TV offre la devastazione, paesi rasi al suolo; i soccorsi, tanti gli infermieri, medici e volontari, si arrampicano sulle macerie a cercare i sopravvissuti. Tra loro c’è Sandro Mangiacristiani infermiere dell’elisoccorso della regione Marche, è il momento del ricordo le emozioni prepotenti riaffiorano…. Questa è la seconda parte del racconto, la prima parte: http://www.infermieristicamente.it/articolo/8039/sandro-mangiacristiani-infermiere-30-anni-nell-emergenza-elisoccorso-e-118-la-storia-prima-parte-%E2%80%A6ho-salvato-6-bambini/

 

Di Sandro Mangiacristiani

 

Il caso volle che io fossi in servizio a Fabriano, la scossa fortissima non presagiva nulla di buono, poco dopo siamo partiti in elicottero verso Pescara Del Tronto.

Quando siamo giunti con le coordinate giuste, nel sorvolare quella devastazione, lo scenario sembrava irreale: “.. siamo stati catapultati in un altro continente sfregiato dalle bombe e dalla guerra?” No. Pescara Del Tronto era un ammasso informe di detriti e macerie. Ho avuto paura, il mio cuore si è inceppato un attimo, alcune extrasistole. Il comandante pilota concentrato è attento, difficile capire dove calarci con il verricello in sicurezza, ma non c’era tempo da perdere, ci calammo sopra le macerie. Intanto riflettevo: “ dobbiamo salvare più vite possibili, dobbiamo essere una squadra io, il medico, l’assistente di volo e soccorso e il comandante”.

A terra l’inferno, ma non mi sono arreso, abbiamo salvato una prima persona e trasportata all’ospedale di Torrette di Ancona. Qui abbiamo riempito l’elicottero di tutto il necessario per realizzare più urgenze possibili e siamo ripartititi di nuovo subito nel disastro.

Durante il secondo trasporto ci siamo resi conto che dovevamo massimizzare le nostre risorse per riuscire a salvare più vite possibili.

Io sarei rimasto da solo sul terreno, per fare una mappatura della zona, identificare le vittime con priorità d’intervento e guidare quindi al meglio tutta la squadra verso il solo nostro unico obbiettivo: strappare vite alla morte.

Da solo su quelle macerie in compagnia della radio e le batterie di riserva, ho camminato per oltre 45 minuti, ad ogni passo il pericolo.

Ho rischiato la mia vita. C’è stata un’altra scossa, sotto i miei piedi si è aperta una voragine, sono scivolato  10 metri circa, ho perso le batterie della radio, ma tutto acciaccato, dolorante sono riuscito a ridurmi da solo la spalla lussata! Meno male che c’è l’adrenalina!

Sul verricello sospeso a mezz’aria, una scossa di terremoto ha fatto alzare una fitta coltre di polvere che ci ha letteralmente sommerso. Fortunatamente con la radio, ho comunicato che nonostante la polvere stavo bene e che dovevano solo mantenere la posizione ed aspettare che la polvere scendesse. Con molta calma e pazienza siamo stati fermi per alcuni minuti.

Nella mia perlustrazione solitaria ho individuato diverse persone da soccorrere, tra cui una bambina, ad un certo punto un ragazzo di 17 anni, trafelato mi raggiunge, mi tira correndo e grida: ..” nonno è qua, nonno è qua!”. Percorriamo correndo anfratti cedevoli, cunicoli di macerie, ma per suo nonno purtroppo non c’è più nulla da fare, resta il pianto del povero ragazzo.

Alle 21,30 circa l’ultimo trasporto, poi il nostro lunghissimo estenuante turno è finito. Abbiamo salvato tante persone, ma non siamo contenti. All’improvviso però, c’è spazio per una grande soddisfazione e sorriso; via radio ascoltiamo la comunicazione che la bimba sotto le macerie è stata estratta viva e sta bene. Un’altra squadra ha terminato il soccorso e la stanno portando in ospedale.

In 30 anni di elisoccorso e 118 questa è stata l’esperienza più difficile e pericolosa che abbia mai affrontato e il mio pensiero va sempre verso coloro che non siamo riusciti a salvare. 

È passato già un anno, ma non vi ho mai dimenticato e non mi sono mai rassegnato di non essere arrivato in tempo per salvarvi...soltanto dei maledetti muri crollati sopra i vostri corpi ci dividevano....ho pianto ed il mio cuore ha urlato tutta la sua rabbia verso Dio. Ed oggi chiedo che mi perdoni e capisca tutto il mio dolore che ho provato per voi. (dal suo profilo fb)

Essere spesso immerso in questa sofferenza mi ha fatto riflettere sulla mia vita per cercare il significato di ciò che faccio e vorrei concludere questi ricordi con questi pensieri.

Lenire la sofferenza, raccogliere feriti, cura la mia anima

L’emergenza e l’altruismo non si esprime nei gesti eclatanti, ma soprattutto nella gentilezza quotidiana.

Ad esempio, fare la spesa per gli anziani, cedere loro il posto nelle file e autobus, comprare le medicine a chi non può.

Qualsiasi azione, che possa squarciare questa nebbia che ci avvolge e far apparire uno spiraglio di luce e primavera nella nostra stagione di vita.

Sandro Mangiacristiani

 

Ph: sandro Mangiacristiani