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Intestino perforato alla paziente. Infermiera dovrà risarcire l'ASL..

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La Redazione
Pubblicato il: 07/09/2017 vai ai commenti

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I familiari della paziente hanno ricevuto dall'Azienda Sanitaria di Empoli 230.000 euro di risarcimento, successivamente l’Infermiera di Ponte a Egola è stata condannata dalla Corte dei Conti a pagarne 100.000 per il danno erariale all’ASL.

I fatti: La vicenda risale al maggio 2010 quando una novantenne venne ricoverata nella RSA "Selene Menichetti" di Castelfranco di Sotto. A causa delle sue condizioni «venne sottoposta a clistere evacuativo, per stipsi ostinata, seguito del quale si manifestava fuoriuscita di sangue e peggioramento della situazione clinica».

Di qui il trasferimento al pronto soccorso dell'ospedale di Empoli dove, dopo una serie di esami, i medici le diagnosticarono la perforazione dell'intestino. Una lesione che comportò un intervento chirurgico urgente.

Dopo aver risarcito la pensionata versandole 230mila euro, La Corte dei Conti ha citato per danni erariali l'Infermiera che materialmente praticò il clistere, condannando l’Infermiera di Ponte a Egola, a pagare 100mila euro all'Azienda sanitaria

L'infermiera, con consulenze mediche, si è difesa sostenendo che le condizioni dell'intestino e della paziente erano vulnerabili e che il clistere non aveva provocato quei danni in quanto effettuato secondo le procedure in uso all’azienda, per i quali l'Asl era stata costretta a risarcire la pensionata.

Il Coordinatore Regionale NurSind Toscana, Giampaolo Giannoni, interviene in merito alla vicenda della collega Infermiera, condannata dalla Corte dei Conti, avendola seguita da vicino.

“Diciamo che tutto risale al 2010, quando la nuova normativa in merito alla responsabilità professionale, l’attuale ddL Gelli, ancora non esisteva.

Quello che emerge in questa vicenda sono due cose;

La prima è che la collega non è stata mai chiamata in causa.

Nonostante la presenza di due perizie che evidenziavano una sostanziale colpevolezza.

La collega è stata impossibilita a difendersi, ed è falso quanto dichiarato dalla stampa che afferma che l’infermiera si sia difesa tramite consulenze mediche.

In sostanza la condanna di colpevolezza è stata decisa solo ed esclusivamente sulle letture delle perizie tecniche e delle perizie di parte. La collega non ha potuto prendere parte al dibattimento, venendo meno la possibilità di tutela.

La seconda, noi pensiamo che l’Azienda non sia stata difesa, dai propri legali, in maniera adeguata, in quanto sulla paziente non è stata effettuata nessuna autopsia nè analizzato il pezzo anatomico per accertare se effettivamente il danno sia stato procurato dalla manovra o se potessero esiste concause non preventivabili.

Insomma, una fretta nel pagare un’ingente somma che non condividiamo.

 

Ph Credit: Web