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Protesi infette: nessun abuso della professione medica per l’infermiere. Parla il consulente tecnico di parte

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 20/09/2017 vai ai commenti

Attualità

Riceviamo e pubblichiamo la rettifica all’articolo http://www.infermieristicamente.it/articolo/8138/protesi-al-seno-infette-assolti-medici-ed-infermiere-che-si-finse-anestesista/

 

La fonte dalla quale abbiamo attinto per dare la notizia, non entrava nel merito dei fatti, e questo talvolta porta fuori strada il web- writer, che attraverso l’informazione cerca di offrire spunti di riflessione ai lettori.

Con piacere quindi, pubblico per intero l’intervento del Dottore Alessandro Vergallo, Presidente Nazionale AAROI-EMAC; esso stesso ha svolto la funzione di CTP a favore dell'infermiere imputato, e può darci la versione veritiera della vicenda.

 

Conosco personalmente l'incresciosa vicenda per aver svolto in prima persona la funzione di CTP a favore dell'infermiere imputato singolarmente di "abuso della professione medica" (art. 348 CP), accusa che il PM, in corso di udienza, aveva ritenuto di aggiungere ad altre formulate ab initio a suo carico in concorso con i medici coinvolti, in base alla querela della paziente.

Orbene, la consistenza della "colpa" di abuso della professione medica imputata all'infermiere dal PM sarebbe stata quella si praticare una "anestesia" alla paziente, svolgendo illecitamente funzioni di medico specialista in anestesia e rianimazione.

Ma qual era questa "anestesia"? La somministrazione ev di una benzodiazepina (diazepam), su ordine e sotto sorveglianza dei medici chirurghi operatori, su una paziente sottoposta ad intervento eseguito in anestesia locale praticata da un medico chirurgo.

Quindi, è assolutamente scorretto parlare di qualsivoglia "anestesia". Qualora, del resto, vi fossero stati elementi tali da configurare una "anestesia" praticata dall'infermiere, di certo non mi sarebbe stato possibile collaborare come CTP con gli avvocati che l'hanno difeso fino all'assoluzione, anche in relazione al mio mandato di Presidente Nazionale dell'AAROI-EMAC, Organizzazione Sindacale che rappresenta nel nostro Paese la gran parte degli Anestesisti Rianimatori.

La vicenda è stata angosciante, colpendolo profondamente sul piano psicologico, per l'infermiere accusato a mio parere ingiustamente di essere colpevole di "abuso della professione medica", mentre invece aveva svolto funzioni professionali che la sua qualifica gli consentiva nel pieno rispetto delle norme di legge.

Il formalismo tecnico della sentenza stessa di assoluzione (tardività della querela), così come presentato dai media, non pare essere entrato nel merito di elementi di valutazione segnatamente sostanziali della vicenda, che comunque sono stati oggetto di dibattimento.

Il capo di imputazione "abuso della professione medica", in particolare, è stato chiaramente demolito dagli avvocati difensori dell'infermiere imputato anche in base alla mia relazione di CTP, e non può escludersi che tale demolizione possa evincersi anche dalle motivazioni della sentenza, che la legge prevede siano depositate successivamente alla stessa.

L'assoluzione - ritengo - sarebbe comunque arrivata, perchè tali elementi (soprattutto la liceità della sua condotta professionale in relazione alla somministrazione di farmaci su ordine medico) erano a mio parere assolutamente a favore dello scagionamento dell'infermiere stesso dall'accusa di "abuso della professione medica".

Guai se - in base a tale accusa - vi fosse stata in questo caso una sentenza di condanna a carico dell'infermiere in questione. Gli Anestesisti Rianimatori e gli Infermieri italiani devono operare e cooperare nel rispetto delle reciproche professionalità, ed in questo caso la prestazione professionale infermieristica non risultava aver violato in alcun modo questo basilare principio normativo e deontologico».

 

Ph credit: Huffington post