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Sant’Orsola. Sanzione per doppio lavoro. Applicata ad un solo infermiere su trenta ed in maniera indegna. La denuncia del NurSind Bologna

Un’Azienda che ha perso di vista valori come l’umanità, l’equità, il dialogo: è il Sant’Orsola di Bologna, centro del mondo ed eccellenza sanitaria, ma ormai lontana anni luce dai rispetto dei Diritti dei dipendenti.

Ha dimostrato più volte di eccedere nel potere datoriale unilaterale ed autoritario, caratterizzato da un modus operandi poco trasparente.

Lo si evince dal fatto che né al Sindacato nelle veste ufficiale, né al singolo dipendente, è permesso sapere come questa amministrazione decida i criteri di mobilità e procedimenti disciplinari, per fare due esempi recenti.

Qualsiasi decisione l’azienda debba prendere, questa è conosciuta solo nel momento in cui è messa in atto, senza poterne conoscere i criteri per l’appunto.

Due sono i fatti eclatanti,che il NurSind  ha portato all’attenzione di questa redazione, affinché tutti sappiano, come il Sant’Orsola operi.

Il primo riguarda le operazioni di mobilità interna all’azienda, espletate senza nessun criterio, e senza la possibilità per l’infermiere di poter accedere alla graduatoria, per verificare la sua posizione nell’insieme. A richiesta del dipendente infatti, veniva a questo comunicata la singola posizione.

Questo modus di operare denuncia sicuramente una certa opacità nelle procedure di mobilità e desta non pochi dubbi sulla correttezza dell’Azienda.

Ma il caso maggiore che in noi, come nel NurSind, ha destato maggiore indignazione, è la mancanza di dialogo, il muro che il Sant’Orsola ha innalzato nei confronti di un dipendente, che nel tentativo di “non affogare”, è stato spinto ancora più giù.

La vicenda risale a qualche anno fa, quando balza alle cronache una indagine della Guardia di Finanza al Sant’Orsola, dalla quale emerge l’illecito di una trentina di infermieri, sorpresi a svolgere un doppio lavoro.

Dall’indagine non emergono profili penali, ma prendono il via una serie di procedimenti disciplinari che consistono in 5 mesi di Sospensione senza stipendio.

Detto questo, lungi dal NurSind contestare la sanzione, più che giusta per chi ha compiuto un illecito, ad essere motivo di ricusazione, sono le modalità con la quale la sospensione è stata applicata.

Premesso che non a tutti è stata comminata la sanzione, pur essendone stata accertata la colpevolezza; nei confronti di un infermiere l’amministrazione di questa Azienda sembra proprio essersi accanita.

Al dipendente è stata applicata la sospensione senza stipendio di 5 mesi, frazionata nel tempo, nella misura di dieci giorni al mese, decisi in relazione ai criteri organizzativi dell’Unità operativa.

Questo modo di frazionare la sospensione ha colpito profondamente l’infermiere che non ha più avuto modo di vivere dignitosamente.

Alla già situazione economica precaria, dovuta a due prestiti ed al pagamento del mutuo si aggiunge quindi la decurtazione mensile dei dieci giorni.

Affiancato dagli avvocati del NurSind, consapevole di dover scontare la sua colpevolezza, ha chiesto all’Azienda di poter frazionare maggiormente la sospensione, in 5 giorni al mese piuttosto che i 10, che gli permetterebbe di vivere dignitosamente.

L’Azienda di tutta risposta, quasi in forma recriminatoria, ha allungato i giorni di sospensione mensile, da 10 a 15.

Un colpo basso al dipendente che si trova a pagare davvero un prezzo troppo alto per quanto commesso, un prezzo che sta pagando Solo Lui.

Il NurSind, ha più volte chiesto Dialogo, Comprensione, Equità.

 

C’è un’azienda sorda, che ha issato dei muri troppo alti, e questo a scapito dei dipendenti che subiscono decisioni spesso dal retrogusto dittatoriale.

La vicenda non finisce certo qui, il NurSind è pronto ad andare avanti, con qualsiasi mezzo, nella difesa del dipendente, dei suoi Diritti e della Dignità di essere umano.