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Aggressioni FVG. A Telefriuli si torna a parlare dell’indagine NurSind. Il video

 

Roberto Novelli, consigliere regionale Friuli Venezia Giulia, di Forza italia, si fece portavoce, in giugno di quest’anno, di una interrogazione in Giunta, sull’annoso fenomeno delle aggressioni al personale sanitario, chiedendo quali fossero le misure adottate o che si intendessero adottare per fronteggiare il grave problema e, quali fossero gli strumenti attivi in regione per arginarlo.

L’interrogazione si era basata totalmente sulle evidenze dei dati raccolti da NurSind che, ha ampiamente studiato il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario.

Oggi, Novelli, torna a parlarne a Telefriuli, e lo fa sempre riferendosi a quanto raccolto da NurSind, attraverso la somministrazione di un questionario online.

Dai 216 operatori friulani che hanno risposto, emerge la percezione dell’imminente pericolo, derivante dagli episodi di violenza e, l’inefficacia delle misure di prevenzione e contenimento del fenomeno.

 

I dati

Gli operatori che nella loro carriera professionale hanno vissuto in prima persona o hanno assistito a fenomeni di aggressione sono il 65%, cui si aggiunge un ulteriore 34% di operatori che hanno avuto notizia indiretta del verificarsi di questi episodi nella propria struttura di appartenenza.

Le aggressioni hanno registrato un aumento costante negli ultimi 4 anni, e il dato 2017 non deve trarre in inganno poiché si riferisce soltanto al primo quarto dell'anno.

Preoccupante anche la tipologia di aggressione, che nel 52% dei casi ha avuto una componente fisica, mentre solo poco meno della metà delle aggressioni è stata soltanto verbale.

Ad essere coinvolto negli episodi di violenza è quasi sempre il singolo operatore o piccoli gruppi di operatori (fino a 3) e nella maggior parte dei casi l'aggressione scaturisce da motivi collegati al servizio (68%): tipicamente per i tempi di attesa al Pronto Soccorso, i tempi di attesa/disguidi/ritardi nelle prestazioni ambulatoriali e, in maniera non trascurabile, a causa di condizioni alterate dei pazienti (dipendenze, disturbi psichiatrici).

Infatti il dato relativo al tipo di struttura/reparto in cui si sono verificati gli episodi evidenza una netta prevalenza (72%) dei PS (19,6%), dei reparti di degenza (35,3%) e degli ambulatori (17,1%) rispetto ad altri tipi di struttura.

Dal punto di vista del “genere”, emerge come ad essere interessata maggiormente dal fenomeno delle aggressioni è la componente femminile del personale sanitario (70%).

 

Novelli, intervistato, ha mostrato preoccupazione per un fenomeno in costante aumento e per una Regione che ha rimandato alle aziende sanitarie la risoluzione del problema, mentre sarebbe opportuna una strategia congiunta , che parta dall’alto e che coinvolga anche le forze dell’ordine.

In merito a ciò, abbiamo chiesto a Gianluca Altavilla, segretario regionale NurSind Friuli Venezia Giulia, quale la soluzione per contrastare il fenomeno:

Per prevenire le aggressioni bisogna fare come altri paesi europei, come in Inghilterra che hanno adottato una sorta di tolleranza zero negli ospedali contro i casi di violenza nei confronti dei professionisti sanitari, individuare le unità operatove in cui avvengono le maggior parte delle aggressioni come, servizi di emergenza urgenza, strutture psichiatriche e territoriali, i luoghi di attesa ed, inserire in questi luoghi anche delle guardie giurate per la difesa dei professionisti sanitari. Facilitare il coordinamento con le forze di polizia o altri soggetti che possono fornire un valido supporto per identificare le strategie atte ad eliminare o attenuare la violenza nei servizi sanitari, infine procedere anche penalmente nei confronti degli aggressori. I corsi che si stanno facendo nelle varie aziende in Regione sono utili ma non sufficienti per mettere in sicurezza gli infermieri”.