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Infermieri. L'impatto dei turni sulle funzioni psicologiche. Quanto aiuta essere resilienti?

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 20/02/2018 vai ai commenti

Studi e analisi

di Sandra Sansolino

 

L’articolo che si è oggi preso in esame è una revisione della letteratura pubblicata nel 2016 e revisionata nel 2017.

Tale articolo vuole dare risposta all’impatto che lavorare per turni comporta a livello psicologico e di resilienza proprio nel campo infermieristico.

Sono stati presi in esame 37 articoli di cui circa la metà  confrontano il lavoro dei turnisti e non.

I risultati sono stati raggruppati secondo i seguenti out come:
1) Benessere psicologico/qualità di vita,

2) Soddisfazione professionale/burnout

3) Depressione, ansia e stress.

4) Resilienza/ capacità di affrontare le avversità.

Lo studio mostra che l’impatto del lavoro per turni sulle funzioni psicologiche degli infermieri dipende da numerose variabili tra cui il contesto lavorativo e non, e fattori individuali.

Tutti gli studi presi in esame concordano sulla difficoltà del lavoratore turnista di ottemperare a tutte le necessità quotidiane in egual misura, sottolineando l’esistenza di problematiche per i turnisti relative alla gestione domestica soprattutto per le lavoratrici madri di famiglia, che in tutto il mondo rivestono ancora un ruolo prevalente nella cura domestica e dei cari.

Nonostante questi, parrebbe ovvi, riscontri, sono pochi gli studi condotti e pubblicati che si focalizzano sull’aspetto del benessere psicologico dell’infermiere.

Viene chiarito fin dalla fine degli anni ’80, che il ruolo stesso dell’infermiere lo pone a essere esposto a fattori di stress lavorativi sia acuti che cronici che possono portare al sindromi psicologiche quali depressione, rabbia, ansia, irritabilità, fino al burnout.

Altri fattori che contribuiscono al carico di stress sono il carico di lavoro, le ore effettuate, l’ambiente lavorativo, le relazioni tra colleghi, una gestione del personale inefficace, il rapporto con pazienti e famigliari, l’affrontare la morte e via di questo passo.

Tutti questi fattori sono stati collegati al calo di eventuale soddisfazione professionale.

Gli autori sottolineano la carenza di studi illuminanti, sebbene quelli presi in esame fossero qualitativamente validi, riguardo al tema in oggetto, in quanto danno esiti contradditori tra loro, anche per l’outcome atteso diverso e diversi sistemi di comparazione attuati.

Al momento, con i pochi mezzi a disposizione, non ci sono evidenze che suggeriscono una chiara risposta al quesito, tuttavia tutti gli studi convergono sul fatto che lavorare per turni ha un impatto negativo dal punto di vista psicologico in quanto questo sistema lavorativo coinvolge negativamente la vita sociale e famigliare, porta più facilmente al burnout e mostra più alti livelli di insoddisfazione professionale. Tuttavia gli autori vogliono mitigare questi aspetti, sostenendo che nessuno studio prende in esame le abitudini forzate del turnista, ad esempio le ore di sonno abituali, i giorni di riposo mensili, e la facilità ad alzarsi al mattino piuttosto che il contrario. Suggerendo, altresì, di indagare in modo più sistematico la problematica della resilienza e dell’aspetto psicologico degli infermieri a seconda dei diversi setting lavorativi, poiché migliorarne la resilienza significherebbe migliorarne la qualità di cure al paziente e limitare la fuga del personale da determinate realtà.

 

 

 TAHGHIGHI1, Clare S. REES2, Janie A. BROWN3, Lauren J. BREEN4, Desley HEGNEY5

Affiliation: School of Psychology and Speech Pathology, Curtin University of Technology, Australia.