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Aggressioni. Dalla Sicilia alla Lombardia. Infermieri e medici non vogliono lavorare in Pronto Soccorso. Meglio disoccupati

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 23/03/2018 vai ai commenti

Attualità

Nella Sicilia dei paradossi, il caso portato alla ribalta dal deputato regionale Francesco Cappello, è l’emblema di una terra di contraddizioni.

Laddove il lavoro latita e la disoccupazione ha toccato i massimi storici, i giovani medici ed infermieri preferiscono lasciare la propria terra o aspettare una proposta migliore, piuttosto che essere assunti nei pronto soccorso Siciliani.

Immagino, il sorriso beffardo sui vostri visi ed il pensiero che vi sovviene: “I soliti siciliani che non hanno voglia di lavorare”, ed invece sembra che il rifiuto del posto, se quel posto è il Pronto Soccorso, sia capitato anche a Monza.

Erano 4.500 candidati, e più di 2.500 lo scorso ottobre si erano presentati a Monza per contendersi 23 posti fissi da infermiere banditi dall’Asst Fatebenefratelli-Sacco, circa 250 arrivarono in fondo ed entrarono in una graduatoria valida tre anni. Tuttavia l’Asst non riesce a trovare tre infermieri da assumere al pronto soccorso dell’ospedale Sacco.

L’escalation di violenza che nei pronto soccorso italiani fa paura: c’è una rabbia sociale non indifferente, legata ad una crisi economica che perdura da un decennio e che ha reso netto il confine tra chi ha sempre meno, la maggior parte e chi ha tanto, troppo pochi.

Negli ospedali non vi è sicurezza e men che meno nei pronto soccorso, nonostante se parli ormai da tempo, nonostante proteste, soluzioni proposte e poi mancate, dopo l’onda emotiva tipica di quando accade un evento, che sia il medico picchiato, l’infermiera presa e schiaffi o la dottoressa violentata, tutto cade poi nell’oblio.

E’ vero, è da poco nato l’Osservatorio contro le violenze al personale sanitario, ma non è una soluzione, specie se la funzione rimarrà delegata alle statistiche dei feriti da lavoro a rischio.

Francesco Cappello, che fa parte della Commissione Sanità, sulle pagine della Sicilia e racconta come a Caltagirone, su 34 richieste di infermieri al Pronto Soccorso, solo in 18 abbiano risposto ed ancora, dei 26 medici previsti ve ne sono solo 10.

I pronto soccorso siciliani sono dei veri e propri Far West, non è possibile andare avanti così, la situazione è insostenibile.

Per questo il Movimento Cinque stelle ha presentato una mozione in ARS, per attivare procedure urgenti di reclutamento, che siano mobilità o concorsi, per far fronte ad una vera e propria emergenza, in pronto soccorso che fanno dai 30 mila ai 50 mila accessi annui, la dotazione organica è al 50%, e questo non fa altro che creare inefficienza e inasprire il rapporto con l’utenza, che si trova poi a sfogare rabbia e frustrazione con medici ed infermieri, in quanto primi interlocutori all’accesso.

 

Da La Sicilia e Il Mattino