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AO Policlinico Vittorio Emanuele Catania: un ospedale alla deriva

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 08/10/2016 vai ai commenti

Sicilia

E’ ancora clima di terrore al Policlinico Vittorio Emanuele di Catania, nella sola giornata di ieri, sono state tre le aggressioni a verificarsi a danno di medici ed infermieri da parte di utenti afferenti al Pronto Soccorso.

Ciò che vorrei puntualizzare è che il presidio Vittorio Emanuele, appartenente all’Azienda Policlinico, non è sicuramente nuovo a questa politica della minaccia e del terrore, da sempre terra di nessuno, ospedale difficile, quasi di frontiera, sito in quartiere popolare e popoloso.

Di aggressioni nel tempo ce ne sono state a migliaia, perché a parte le dovute eccezioni, l’utenza non è delle migliori.

La differenza risiede nel fatto che la stampa da qualche tempo sembra interessarsi maggiormente a quella che è una prassi : la violenza a danno del personale sanitario.

Cosa è cambiato e cosa sta cambiando.

E’ cambiato il volto dell’ospedale Vittorio Emanuele, un tempo era un’azienda a sé stante, fiorente ed indipendente; poi improvvisamente il paventarsi della crisi economica ed i tagli alla sanità portarono alla fusione della stessa con il Policlinico Universitario G.Rodolico, fu la fine.

Con un processo lento, in una disastrosa agonia, il Vittorio Emanuele si è spento, gli accorpamenti a favore del Policlinico ad oggi hanno di fatto svuotato il presidio, che conta poche Unità operative ed il Pronto soccorso.

Viali semivuoti, illuminazione scarsa, a tratti inesistente, padiglioni fantasma hanno reso il nosocomio terra di nessuno, il quartiere popolare se ne è appropriato violandone la natura, a tratti assume l’aspetto di un giardino pubblico adibito alla passeggiata con il cane, senza museruola e senza guinzaglio, a tratti luogo di intrattenimento per le scorribande di ragazzini non proprio educandi, e tutto a discapito di chi ancora vi lavora.

A questo andazzo non propriamente idoneo ad un ospedale, si aggiunge quella che è la piaga di tutti i pronto soccorso italiani, sovraffollamento, lunghe attese, taglio dei posti letto e personale sanitario ridotto all’osso.

Questo mix ha dato vita ad una bomba ad orologeria, e se queste aggressioni sono da condannare, forse siamo solo all’inizio, perché la situazione sta davvero precipitando irrimediabilmente ed in peggio.

Cosa sta cambiando? Forse sta cambiando l’atteggiamento del personale sanitario, ma questa è una mia considerazione.

Le vecchie generazioni di medici ed infermieri lasciano il posto al nuovo, le vecchie connivenze con l’utenza sui generis afferente al nosocomio, non esistono più.

La nuova generazione, forte di esperienze all’estero, come la dottoressa aggredita perché non accondiscendente alle richieste del paziente, sa che ci vogliono regole e che esistono protocolli e linee guida da seguire, e cosa più importante, la nuova generazione Denuncia, non subisce più.

Questo nuovo modus operandi sta generando rabbia in chi non sa nemmeno cosa sia una “regola”, in chi pensa di poter risolvere tutto con la sopraffazione e la violenza.

Sul cosa è cambiato e cosa sta cambiando, resta il fatto che chi opera al Vittorio Emanuele, non lo fa in sicurezza, che in ogni momento, per via di una parola non gradita, di un’attesa più lunga del dovuto, infermieri, medici e personale di supporto rischiano la vita, nella migliore delle ipotesi ricevono insulti e qualche schiaffo.

Davanti al moltiplicarsi di denunce da parte del personale sanitario, i tre Direttori, generale, amministrativo e sanitario hanno incontrato il questore di Catania e martedì prossimo è previsto un vertice allargato anche ad altre autorità per trovare una soluzione. Non è escluso anche un sopralluogo al Vittorio Emanuele.

Tra le prime azioni che già sarebbero state decise dal direttore generale dell’azienda, Paolo Cantaro, ci sarebbe anche l’attivazione di un «badge» da consegnare al paziente che arriva al Pronto soccorso, per consentirgli di essere accompagnato da un solo parente all’interno dell’OBI.

Lo stesso Direttore Generale, ha deciso di incontrare i i responsabili della ditta di vigilanza per definire le criticità e capire se durante queste ultime aggressioni a medici e infermieri qualcosa non abbia funzionato.

 

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