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ANMIL: le lavoratrici in sanità (le infermiere) le più esposte a infortunio.

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 27/02/2015 vai ai commenti

Centro studiEditorialiNursing

di Chiara D'Angelo

 

E' stato presentato in Senato il risultato dello studio "Prendersi cura di chi cura" condotto da ANMIL (Associazione Nazionale Lavoratori Mutilati ed Invalidi del Lavoro) riguardante l'incidenza degli infortuni e delle malattie professionali nel comparto sanitario. Il dato che spicca è la netta prevalenza dell'incidenza degli infortuni nella componente femminile del personale sanitario, sia in termini assoluti (600000 giornate lavorative perse) che relativo.

Il presidente ANMIL Bettoni ha illustrato i dati alla presenza dei presidenti delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato (Damiano e Sacconi), del direttore generale INAIL (Lucibello), della presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sugli infortuni sul lavoro (Fabbri) e del presidente CIV INAIL (Rampi).

La movimentazione dei carichi risulta la principale causa di infortuni e malattie professionali, ma non è assolutamente trascurabile l'effetto del burn out, che incide pesantemente sulle condizioni psicofisiche delle lavoratrici e le espone maggiormente al rischio di infortunio e malattia, ed è prevalentemente legato al prolungato e continuativo contatto con la sofferenza e la malattia, oltre che alle condizioni di lavoro e di gratificazione professionale. Rischi che gravano molto di più sulla componente femminile del personale, non soltanto per la prevalenza della composizione di genere nel comparto (oltre il 60% degli operatori sono donne), secondo ANMIL.

Dagli interventi dei numerosi partecipanti allo studio, è emerso inoltre come il quadro normativo sia inadeguato a garantire alle lavoratrici idonee tutele di fronte a questi rischi e, di conseguenza, quanto sia necessario porre in atto misure di correzione e regolamentazione diverse e più incisive.

Un primo passo in tal senso può essere rappresentato dal DDL presentato dalla sen. Amati, ma senza dubbio serve di più. Non trascurabile, infine, il rischio per le operatrici sanitarie di incorrere in violenze e aggressioni da parte di pazienti, parenti, ecc, che la cronaca ci dimostra siano numerose e, purtroppo, tutt'altro che occasionali, nelle strutture sanitarie. 

 

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