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Infermiere di Famiglia Prime prove di attuazione in Lombardia

Elsa Frogionidi
Elsa Frogioni
Pubblicato il: 12/11/2015 vai ai commenti

EditorialiLombardia

L’Infermiere di Famiglia, è un progetto che ha la primogenitura e proposta formale da parte del NURSIND al Ministro della Sanità già nel 2013, e deve essere un progetto prioritario per ogni Regione italiana che desideri rispondere in modo appropriato ai bisogni di salute della popolazione. Finalmente, alcuni segni tangibili arrivano; la Regione Lombardia ipotizza lo stanziamento di almeno 90 milioni di €, per la sua effettiva realizzazione. L’annuncio di questa importante iniziativa è giunto il 5 novembre, dal Presidente dei Collegi IPASVI di Milano Lodi Brianza, Giovanni Mutillo e dal suo Segretario Paola Gobbi durante i lavori del convegno: Evoluzione del sistema socio sanitario lombardo – Nuovo modello di welfare – Quali priorità assistenziali territoriali?.

I Collegi IPASVI MI.LO.BR., di concerto con l’Università Bocconi di Milano, hanno analizzato nel merito la L.R. n.23/2015 (Reg. Lombardia) dove all’art. 10 ….è ISTITUITO IL SERVIZIO DELL’INFERMIERE DI FAMIGLIA E DELLE PROFESSIONI SANITARIE ….a disposizione del cittadino, dei medici di cure primarie e delle autonomie locali…; e prodotto un interessante documento.

Il rapporto si configura come una utile piattaforma di lavoro, per l’effettiva erogazione di questa tipologia di servizi curativi-assistenziali per gli utenti. Partendo dal principio che oggi la  sfida è rappresentata dalla cronicità, con il progressivo aumento delle poli-patologie in trattamento domiciliare , solo in Lombardia se ne stimano  circa 3 milioni e mezzo. Questi pazienti non necessitano prioritariamente di Unità Operative di Cure Primarie, ma di servizi domiciliari e territoriali.

Il Direttore Generale della Sanità, Regione Lombardia, Walter Bergamaschi, nel suo intervento ha affermato che il cambiamento è nella presa in carico di questi pazienti e riguarda il processo assistenziale finora centrato sulla gestione delle acuzie,….” Al paziente cronico serve altro, non il meccanismo pagamento a prestazione, che genera una sorta di “consumismo sanitario, …..la tariffa in questi pazienti … non riguarda la singola prestazione ma il percorso del paziente in termini di continuità dell’assistenza e adeguatezza della terapia”.

Il ruolo dell’Infermiere di Famiglia nel contesto dell’integrazione dei processi assistenziali, afferisce naturalmente nella funzione del CARE MANAGEMENT, con la responsabilità dei percorsi assistenziali, clinici, produttivi (di erogazione di prestazioni e interventi sanitari, “operation”) e di integrazione multiprofessionale/disciplinare (“transitional care”). Il Prof. Mario del Vecchio, Docente SDA Bocconi,  Area Public Management & Policy, ha sottolineato l’importanza della funzione clinica e di responsabilità che l’infermiere di famiglia deve svolgere in questi processi “….perché altrimenti gli infermieri rischiano di diventare un’appendice del posto letto….”.

*Il Documento, entra nel dettaglio con tabelle esplicative di proposte e attività da garantire con l’INFERMIERE DI FAMIGLIA E DI Comunità in considerazione del target di popolazione. Interessante l’elenco degli interventi di competenza infermieristica indicati per questo ambito:

  • Educazione sanitaria
  • Addestramento uso di ausili, dispositivi, device
  • Monitoraggio e counseling telefonico
  • Valutazione dell’autosufficienza
  • Stesura del PAI
  • Aderenza alle prestazioni terapeutiche e farmacologiche
  • Addestramento care giver
  • Sicurezza ambientale e prevenzioni cadute
  • Monitoraggio e counseling telefonico

 

 Vengono anche ipotizzate e descritte 5 aree funzionali di  gestione delle cronicità, parte della Medicina d’iniziativa, dove l’infermiere ha proprie competenze :

  • L’infermiere Clinico
  • L’infermiere Case Manager
  • L’infermiere che governa il reclutamento della prevalenza/recall
  • L’infermiere che governa un setting assistenziale o una piattaforma
  • L’infermiere che governa un setting funzionale o con responsabilità

 

L’infermiere di famiglia può essere compreso in ciascuna di queste aeree, oppure produrre un sapere distintivo, l’importante è produrre degli esiti, risultati positivi per i pazienti, e questo si ottiene, considerando la cronicità, nella sua complessità, un’unica malattia, non la “….sommatoria di specialismi” .

Nelle conclusioni, il Presidente Mutillo attesta  che gli infermieri sono pronti a sperimentare e concretizzare questo progetto, non possiamo che condividere e unirci a questa dichiarazione, con la speranza che la sana politica di Governo e Regionali, si affrettino a realizzare queste riforme,  attese con speranza da tutti i cittadini.

 Fonte

*Quotidiano Sanità

*Rapporto del Convegno da Quotidiano Sanità

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