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Sassari: il Comitato Donne Libere in Lotta rivendica un ruolo di libera collaborazione e controllo del percorso senologico

Andrea Tirottodi
Andrea Tirotto
Pubblicato il: 20/10/2017 vai ai commenti

NurSind dal territorioSardegna

Il Comitato DONNE LIBERE IN LOTTA PER IL DIRITTO ALLA SALUTE, libero movimento organizzato di donne pazienti oncologiche senologiche, ha affidato oggi una nota ai social, per raccontare quanto sta accadendo in merito al tema della brest unit mai istituita presso l'Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari.

Ne avevamo già parlato a febbraio ospitando Luana Farina che avevamo avuto l'onore di intervistare per farci raccontare in cosa consistesse il comitato e per cosa si battesse.

Gli eventi successivi alla mancata istituzione della brest unit, uniti alle proteste del comitato che hanno avuto ampia risonanza anche a livello politico, presso il consiglio regionale della Sardegna e il suo assessorato alla salute, hanno comunque indotto i vertici aziendali ad elaborare un'importante intervento organizzativo per cercare di recuperare alla mancanza. Non poteva essere diversamente considerato che con l'acquisizione dell'ospedale SS Annunziata, in virtù della riforma del Servizio Sanitario Regionale, l'Aou ha acquisito tutte le specialità relative. Non potendo istituire una vera brest unit per tutte le difficoltà logistiche e amministrative del caso, l'unica soluzione possibile era quella della creazione di un percorso senologico aziendale realizzato per garantire un’assistenza multidisciplinare adeguata alle donne affette da patologia mammaria, dalla diagnosi alle terapie mediche e chirurgiche, la riabilitazione, fino al supporto psicologico che ha cominciato a muovere i primi passi a giugno, chiamato SMAC (Senologia Multidisciplinare Aziendale Coordinata). Un servizio accessibile attraverso un numero di telefono verde dedicato, un front office, la formazione di Infermiere Case Manager.

Un percorso per il quale il comitato libero è stato interlocutore fondamentale e prezioso proprio perché costituito da pazienti che conoscono perfettamente la materia, soprattutto per quanto concerne le difficoltà relative agli accessi, alle cure, al comfort e alla burocrazia.

Era ovvio quindi che il comitato venisse inviato alla riunione del 18 scorso, convocata dalla Direzione riguardante l'avvio ufficiale del servizio, prevista il 24 ottobre prossimo con un'inaugurazione ufficiale.

Un evento nel quale si è potuto ascoltare il resoconto di quanto fatto e di come si intende l'evoluzione del servizio, quasi noioso almeno fino a quando le esponenti del comitato hanno preso la parola.

L'elenco delle criticità snocciolate dalle rappresentanti che non avevano nessuna volontà di fare polemica ma la necessità di far comprendere all'interlocutore istituzionale quali siano ancora le questioni rimaste in sospeso e su cui occorre fare attenzione, ha dato vita al dibattito. “Abbiamo evidenziato le tante incongruenze che ancora persistono, la necessità di inserire nel precorso Smac anche delle attività come la consulenza relativa all'informazione sui diritti sanitari dei pazienti e dei lavoratori ammalati: 104, accompagnamento ecc.; il coinvolgimento dei medici di base per informare gli stessi e le pazienti dell’esistenza della Smac; la distribuzione capillare delle brochure informative predisposte, presso tutti i presidi sanitari a Sassari e Provincia; conferenze e incontri sull’educazione alimentare utile a evitare le recidive soprattutto di tipo ormonale; abbiamo segnalato che ancora sussistono problemi causati dalla mancanza di materiali sanitari quali pic, cerotti, aghi, farmaci ecc.; il fatto che alle pazienti sia affidata ancora la consegna dei campioni di sangue o i pap test nei laboratori”.

Ma la discus sione ha cominciato a prendere una brutta piega quando la direzione ha invitato le rappresentanti del Comitato a costituirsi in associazione perché “solo le associazioni di volontariato regolarmente costituite possono agire all’interno della Smac”.

Vale a dire che chi ha lottato con le unghie e con i denti, come se già non bastasse la guerra per la sopravvivenza alla malattia, sarebbe escluso dal confronto e dal contributo alla causa. Una richiesta assurda e paradossale che ha fatto prendere alle donne del comitato una posizione netta, forte e dignitosa, quale la declinazione dell'invito a partecipare all'inaugurazione del 24 “della struttura perché non deve apparire come qualcosa di STRAORDINARIO ma NATURALE in una società che si vuole definire civile, e non ci interessa essere presenti a manifestazioni che esulano dai nostri intenti. Non cerchiamo passerelle, né visibilità che non siano strettamente legate alla rivendicazione di un sacrosanto diritto alle cure dovute”.

Il comitato non si costituirà in associazione perché non è questo il fine per cui è nato ma anzi rivendica la piena libertà di essere strumento di controllo neutrale e trasversale sull'attuazione del percorso e la sua piena realizzazione. “Vogliamo che il “contenitore” Smac che abbiamo ottenuto quest’anno con tante lotte fatte insieme alle donne e agli uomini, ammalati e sani, si riempia giorno dopo giorno di contenuti reali che diano risposte sanitarie e umane a chi soffre, il resto non ci appartiene". Un posizione netta e trasparente contro un tentativo forse neanche troppo velato, di mettere il bavaglio allo spirito libero e critico del comitato. Pare assurdo che la lotta per il diritto alla salute possa subire censure di sorta e ci auguriamo che lo scivolone della Direzione possa essere derubricato presto alla categoria degli equivoci.

 

Andrea Tirotto

 

Il Comunicato delle DONNE LIBERE IN LOTTA PER IL DIRITTO ALLA SALUTE NOI CHE NON ASPETTIAMO L’8 MARZO.