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Storie di Donne, Valeria, Tania e la piccola Nicole. Dal dolore alle condanne.

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 19/12/2015

NurSind dal territorioSicilia

Malasanità, termine ampiamente usato e spesso abusato, rimbalza quotidianamente sulle cronache italiane. Perché poi si sa, di questa tanto bistrattata, maltrattata sanità, arriva diretto solo e sempre il peggio, le eccellenze, quelle non fanno mai rumore.

E così, in questi giorni, fioccano in Sicilia le condanne a carico dei sanitari.

Due i casi eclatanti, che hanno scosso le cronache di questi anni, protagoniste due donne, ognuna vittima di negligenza, noncuranza, imperizia da parte di chi le ha assistite.

Valeria Lembo, giovane donna uccisa a Palermo, nel 2011, da una dose eccessiva di chemioterapia.

 

Tania Laura Egitto, giovane mamma, che non conobbe mai la sua Nicole, deceduta poco dopo la nascita, tra l'11 ed il 12 febbraio 2015.

Storie di Donne, che si intrecciano e che raccontano di laceranti dolori, storie di donne che davanti ai giudici, perdono di umanità , per diventare fredde perizie.

I sogni ed i sorrisi della giovane Valeria, messi prima alla prova, da un'insidiosa malattia e poi stroncati da un Errore, uno zero, solo uno zero, a volte basta davvero niente a segnare la fine di un'esistenza.

La culla, i vestitini rosa, ed il mondo fatato di una bimba che Nicole non conoscerà mai, l'incanto di essere madre di Tania, spezzato, ad un battito di ali da quella che sarebbe stata sua figlia.

Vite che si incrociano nelle aule di tribunale, appelli, ricorsi, lotte e bramata giustizia.

 

Termina così la vicenda di Valeria Lembo,morta il 29 dicembre 2011. Tre settimane prima, il 7 dicembre, al posto di nove milligrammi di vinblastina, una molecola chemioterapica usata per combattere il morbo di Hodgkin, gliene furono somministrati 90, la sentenza ultima: cinque condanne tra medici ed infermieri.

Il giudice monocratico Claudia Rosini ha condannato a 4 anni e sei mesi, per omicidio colposo, l'ex primario di Oncologia del Policlinico S.P, ed a sette la collega L. DN accusata, oltre che di omicidio colposo, anche di falso; a sei anni e mezzo lo specializzando A.B., anche lui accusato di omicidio colposo e falso.

Quattro anni a ciascuna alle infermiere C.G ed E. D'E., accusate di omicidio colposo. Assolto lo studente universitario G.M.

Il giudice ha inflitto l'interdizione dall'esercizio della professione agli imputati per una durata pari alla condanna. Ha inoltre stabilito una provvisionale immediatamente esecutiva di un milione di euro per il marito, 400 mila euro ciascuno ai genitori della donna, 80 mila euro alla zia.

Durante il processo, ogni imputato si è difeso scaricando la responsabilità sugli altri. La dottoressa che ha avuto la pena più alta, aveva portato anche al processo l'intercettazione di una conversazione avuta con il primario subito dopo la morte della ragazza. E' emerso che il numero sbagliato (90 al posto di 9) fu scritto dallo specializzando, per sua stessa ammissione, e poi controfirmato dal primario e dalla dottoressa in cartella. Ma poi l'errore fu corretto a mano, per questo,quest'ultima e lo specializzando sono stati condannati anche per falso.

Sono scoppiati in un pianto liberatorio i parenti di Valeria Lembo.

"La giustizia funziona - ha detto la madre: “Mia figlia ha avuto giustizia. Sono contenta per lei e per suo figlio. Speriamo che questo serva per evitare che episodi simili accadano anche in futuro". "Giustizia è fatta", dicono gli zii e i cugini. "Niente può restituirci Valeria - ha detto la zia - però oggi abbiamo avuto almeno giustizia, con un giudice che è andato oltre le richieste dei magistrati, dando il massimo della pena".

"Sono felice perché il giudice ha dato condanne che fanno in parte giustizia, riconoscendo le responsabilità di chi ha sbagliato. La nostra tragedia rimane la stessa. Sono contento però dell'interdizione dalla professione che il giudice ha voluto riconoscere perché questo può impedire che succedano le stesse cose in futuro". Così commenta il marito di Valeria Lembo.

 Volge ad un ulteriore svolta la vicenda della piccola Nicole, con la notifica della conclusione delle indagini preliminari, nei confronti dei sei indagati.

Come riporta una nota della Procura di Catania, ai tre medici già sottoposti alla misura interdittiva del divieto di esercitare la professione medica, ovvero la ginecologa, il neonatologo e l’anestesista, viene contestato il delitto di omicidio colposo per aver cagionato, con condotte gravemente colpose, attive ed omissive, il decesso della neonata: da un lato, nella fase precedente al parto, la ginecologa non avrebbe proseguito il doveroso e accurato monitoraggio del feto durante il travaglio che avrebbe consentito di prevenire la sofferenza fetale poi verificatasi ricorrendo ad un parto cesareo d’urgenza; dall’altro lato, dopo la nascita di Nicole , il neonatologo e l’anestesista avrebbero eseguito manovre rianimatorie inadeguate, aggravando cosi la sofferenza respiratoria della neonata fino al suo decesso avvenuto per arresto irreversibile delle funzioni vitali consecutivo a grave sofferenza acuta fetale.

Ai tre sanitari vengono contestati anche reati di falso ideologico: false attestazioni nella cartella neonatale da parte del neonatologo e dell'anestesista, in ordine agli interventi rianimatori praticati (difformi nella tipologia e nella tempistica rispetto a quanto invece accertato nel corso delle indagini) e alle condizioni di salute della bambina immediatamente dopo la nascita, mediante l’annotazione di valori incompatibili con le reali condizioni di salute della neonata, così come accertate dalla consulenza tecnica medico-legale; false attestazioni da parte della ginecologa e dell’ostetrica che nella scheda di travaglio della partoriente, riportarono un valore del battito cardiaco del feto anche in questo caso incompatibile con le reali condizioni di salute della neonata 

Alla ginecologa, viene, inoltre, contestato il delitto di lesioni personali colpose ai danni di Tania Laura Egitto, madre di Nicole, per la mancata rimozione di una garza durante le fasi di applicazione dei punti di sutura post partum, con conseguente insorgenza di un’infezione vaginale protrattasi per 13 giorni fino alla definitiva rimozione del corpo estraneo, avvenuta al Pronto Soccorso dell’Ospedale Cannizzaro di Catania.

Nei confronti del Direttore Sanitario e dell' Infermiere Responsabile di Sala Operatoria della clinica sono stati contestati i delitti di favoreggiamento personale e di false informazioni al Pubblico Ministero a seguito delle dichiarazioni rese da questi ultimi durante la fase delle indagini preliminari in ordine alla completezza delle dotazioni della sala parto con particolare riferimento alla dichiarata presenza del kit di emergenza neonatale, che invece, come emerso dagli accertamenti effettuati l'11 e il 12 febbraio 2015, mancava.

Si chiude un caso, continuava l'altro adesso nelle aule di tribunale.

Resta il dolore e la rabbia, per le vittime degli Errori, per le vittime dalla superficialità, di chi tra arroganza e noncuranza ha ucciso tre Donne, Valeria e la sua voglia di vivere, Tania ed il suo essere madre , Nicole ed il suo mondo di bimba.

Auspichiamo che anche in quest'ultima vicenda sia fatta Giustizia, per tutte le Nicole e per tutte le Valeria.

 

- Fonte: Caso Nicole, concluse le indagini preliminari: omicidio colposo, falso ideologico e lesioni personali per medici e sanitari.

- Fonte: Morta per dose eccessiva di chemio, 5 condanne