Iscriviti alla newsletter

L'Infermiere di Comunità. In Piemonte parte la Sperimentazione

 

L'infermiere di Comunità, una realtà ormai consolidata in molte regioni dell'Italia del Nord, è verosimilmente l'evoluzione dell'infermiere di Famiglia.

L'infermiere di Famiglia, nasce in linea con il Documento Europeo Healt 21, il cui obiettivo è quello di “raggiungere il pieno potenziale di salute per tutti”, attraverso il perseguimento di due scopi principali: promuovere e proteggere la salute della popolazione lungo tutto l'arco della vita; ridurre l'incidenza delle malattie e degli incidenti più comuni ed alleviare le sofferenze che queste causano.

Abbiamo già ampiamente parlato dell'infermiere di famiglia, e della sua necessaria, quanto urgente istituzione nel SSN, di pari passo con una società che cambia, una società che invecchia, che ha sempre meno bisogni urgenti e sempre più bisogno di interventi a lungo termine.

L'infermiere di famiglia si frappone tra i nosocomi ed il paziente, in sinergia con il medico di famiglia, prende in carico il cittadino per tutte quelle patologie ed esiti che non hanno bisogno di degenza ospedaliera o di ricorso ai punti di primo intervento.

L'infermiere di Comunità e l'infermiere di Famiglia, sono due facce della stessa medaglia, in quanto la salute del singolo, passa attraverso la salute della comunità.

Quindi concettualmente l'infermiere di Comunità, pur mantenendo la stessa mission dell'infermiere di Famiglia, opera in uno scenario allargato.

Il concetto di salute del singolo, passa attraverso la conoscenza di tutta la comunità che lo circonda, perché è nella conoscenza della Comunità, che meglio si possono comprendere i determinanti di salute ed i fattori di rischio.

Quella in cui opera l'infermiere è una Comunità che nel tempo è mutata, mutamenti che l'infermiere deve conoscere, al fine di contestualizzare i propri interventi.

Della famiglia allargata (non nell'accezione moderna, multigenitoriale) non vi è più traccia, non esistono i parenti, i figli che garantivano sostegno al componente in stato di bisogno. Oggi specie nelle città metropolitane, c'è solo una gran solitudine, solitudine che spesso contribuisce al deterioramento delle condizioni di salute già precarie.

Conoscere il contesto in cui si trova l'assistito diventa dunque fondamentale, non si fa salute solo curando la malattia, ma intervenendo sull'ambiente che circonda il paziente.

All'interno della comunità si sviluppa il Progetto assistenziale, i cui interlocutori principali sono:

L'assistito;

Il medico di famiglia;

La famiglia, laddove è presente;

Vicini di casa, volontari;

Personale di servizi specialistici.

 

Il fine ultimo del Progetto è l'autonomia, ovvero quello di mantenere vive le abilità presenti nel paziente, recuperare le residue e possibilmente individuarne altre; nel caso di malati terminali il fine è la buona morte, senza dolore e possibilmente a domicilio.

L'approccio non può che essere multidisciplinare, quando si parla di Comunità, l'infermiere da solo non basta, esso sviluppa il progetto, individua i bisogni, pianifica l'assistenza, ma per la buona riuscita ha bisogno dell'intera equipe, dallo specialista all'assistente sociale.

Se dal punto di vista sociale, i risultati attesi,sono evidenti e quanto mai positivi per il benessere dell'assistito, dal punto di vista economico, in tempi di spending review lo sono a maggior ragione, e ne trova giustificazione nel risparmio finanziario che deriva dallo snellimento e dalla regolamentazione consapevole dei ricoveri, nella riconversione del percorso, che dalla “Medicina d'attesa” del medico di famiglia passa alla “medicina d'iniziativa” a domicilio.

Quali i REQUISITI dell'Infermiere di Comunità?

La preparazione dell'infermiere deve rispondere ai requisiti del “Chronic Care Model”, ovvero quel modello di assistenza che prevede il miglioramento delle condizione di vita dei cittadini affetti da patologie croniche, garantendo uno stato di benessere al paziente ed un sostegno alla famiglia.

La formazione avviene tramite un master di I livello in “Infermiere di Famiglia e di Comunità” di 1500 ore delle quali un terzo è dedicato a stage su contesti pratici.

A partire da metà febbraio, in Piemonte, nel cuneese, inizierà la sperimentazione, all'interno del percorso delle cure domiciliari, verrà introdotto l'infermiere di Comunità.

La sperimentazione è inserita nell'ambito del programma Interrog 2014/2020 Spazio Alpino, che vede coinvolti attori nazionali, regionali e locali. Il programma europeo, che coinvolge diverse regioni d'Italia, Francia e Germania, oltre all'intero territorio di Austria e Slovenia, si inserisce nella strategia Europa 2020.

La sperimentazione sarà circoscritta ad un'area geografica del cuneese, in Val Maira e in Val Grana, e il campione a cui si rivolgerà sarà composto da anziani over 65.

 

L'infermiere di Comunità in sinergia con il medico di famiglia e l'intera comunità, effettuerà una valutazione complessiva dei bisogni dell'assistito mediante una check list standard,questo permetterà di fare una vera e propria mappatura dei bisogni della popolazione con più di 65 anni di età.

In base alle necessità, saranno stabilite delle visite a domicilio periodiche da parte dell'infermiere.

Il numero di infermieri coinvolti nel progetto dipenderà dalle caratteristiche del territorio, ma non sarà in ogni caso superiore a 500.

Antonio Saitta, assessore alla sanità, ha affermato che ci si aspetta che il modello dell'Infermiere di Comunità, porti ad una riduzione della spesa sanitaria, grazie alla diminuzione dei ricoveri ospedalieri evitabili, ma soprattutto al miglioramento della qualità di vita degli anziani.

 

Ma, per una regione che sperimenta, ce n'è un 'altra che torna indietro, così in Friuli Venezia Giulia, San Lorenzo Isontino perde l'Infermiere di Comunità,servizio di straordinaria funzionalità e comodità per la popolazione anziana.

 

C'è ancora un enorme disparità, tra le regioni italiane, nell'avvio del progetto Infermiere di Comunità, perché non è chiaro alle Regioni, ne tanto meno ai comuni quanto questo sia fonte di risparmio economico, quanto sia fonte di benessere e di salute, e forse perché non hanno chiaro il quadro della società che evolve, che muta.

Dobbiamo forse aspettare che l' Europa ci sanzioni, perché non in linea con il documento Healt 21?

Auspichiamo che chi di dovere agisca prima, e si ravveda sul come gestire la Sanità oggi in Italia.