Infermieri. Movimentazione dei pazienti, fino a quanti kg possiamo sollevare? La legislazione
Tra le operazioni fisiche degli infermieri e di altri operatori sanitari ci sono il frequente sollevamento manuale dei pazienti, che spesso comporta posture del corpo scomode.
Questi compiti vengono solitamente eseguiti senza l'aiuto dei colleghi o l'uso di attrezzature di sollevamento adeguate e comportano un alto rischio di problemi muscoloscheletrici e lesioni dei tessuti molli alla schiena (Andersen et al., 2019; Bernal et al., 2015; Berthelette et al. al., 2012; Hegewald et al., 2018; Mirmohammadi et al., 2015; Ratzon et al., 2016; Samaei et al., 2017).
Le motivazioni di tale modalità scorretta di movimentazione dei pazienti è la convinzione che utilizzare le attrezzature di sollevamento sia più complicato e faccia perdere tempo.
June e Cho (2011) hanno confrontato la prevalenza di LBP tra il personale infermieristico in diversi contesti e hanno scoperto che era associata alla fornitura di cure dirette a pazienti immobilizzati che implicavano frequenti movimentazioni manuali e sollevamenti.
È noto che l'attuazione di principi ergonomici e l'utilizzo di ausili di sollevamento portano ad una sicura movimentazione del paziente e ad una riduzione del carico fisico sugli apparati muscolo-scheletrici; inoltre, promuove l'automobilità e l'indipendenza del paziente (Karahan & Bayraktar, 2013; Royal College of Nursing, 2002).
Karahan e Bayraktar (2013) riportano che il personale infermieristico ha la più alta prevalenza di LBP di tutti gli operatori sanitari e citano i problemi cronici di LBP come uno dei motivi principali per cui gli infermieri lasciano la professione sanitaria. Ciò può avere un impatto negativo sulla carenza complessiva di personale e sul reclutamento di nuovi infermieri (Simon et al., 2008) e portare a un aumento del carico di lavoro del restante personale infermieristico (Fiter et al., 2018).
Le ricerche mostrano che i disturbi LBP sono sempre stati una delle principali ragioni di assenza dal lavoro e possono portare a disabilità permanente e pensionamento anticipato dal lavoro (Laštovková et al., 2015). Ciò è particolarmente significativo per i professionisti infermieristici, per i quali il LBP è un fattore che contribuisce sia al reclutamento che al mantenimento; circa il 12% degli infermieri dichiara annualmente il pensionamento anticipato a causa di lesioni alla schiena e più della metà soffre di mal di schiena cronico (Nelson, 2005).
L'attuazione di misure standardizzate per prevenire i disturbi muscoloscheletrici è supportata dalle legislazioni statali in molti paesi industrializzati sviluppati ed è disponibile anche una ricerca che ne analizza l'impatto sulla salute muscoloscheletrica degli infermieri.
Il Rischio da Movimentazione manuale dei carichi viene trattato nel titolo VI del D.Lgs 81/08, e approfondito nell’allegato XXXIII dello stesso decreto; per Movimentazione Manuale si intende qualsiasi tipo di attività che comporti operazioni di sollevamento di un peso, ma anche le azioni di trascinamento, spinta o spostamento che possano dare origine a disturbi e patologie soprattutto a carico della colonna vertebrale, ma anche a carico delle articolazioni e dei muscoli. Va ricordato inoltre che fanno parte di questo titolo anche i rischi derivanti da Movimenti ripetitivi e continuati, che possono dare origine anch’essi a patologie osteoarticolari, tendinee e muscolari anche gravi e perduranti.
Il Datore di Lavoro ha l’obbligo di cercare in prima misura di eliminare il rischio dagli ambienti sotto la sua supervisione, e se questo non fosse possibile di adottare tutte le misure tecniche utili a ridurre gli sforzi e le movimentazioni manuali, attrezzandosi con ausili meccanici di sollevamento.
Esistono diverse metodiche, più o meno validate ed applicate, per effettuare la Valutazione del Rischio da Movimentazione dei Carichi; più o meno tutte cercano di standardizzare le possibili operazioni a rischio, assegnando dei valori numerici e restituendo un indice di rischio calcolato integrando le diverse variabili. Il Metodo più utilizzato per il calcolo del rischio da sollevamento e spostamento è quello elaborato dal National Institute of Occupational, Safety and Health, meglio conosciuto come metodo NIOSH.
Questo metodo ha il vantaggio di poter essere applicato sia a compiti semplici che ad attività composte da più operazioni successive, ed, a partire da un carico massimo sollevabile in condizioni ottimali, arriva a determinare un indice numerico di rischio, coretto applicando diverse caratteristiche peggiorative del movimento (forma del peso, posizione del baricentro, dislocazione angolare e distanza da percorrere) e tenendo conto del genere e dell’età del lavoratore esposto.
La corretta interpretazione del metodo, arriva a proteggere circa l’80% dei lavoratori, indicando un carico di partenza massimo sollevabile di 30 Kg per gli uomini e di 20Kg per le donne, anche se il D.Lgs 81/08 che fa riferimento alla normativa ISO11228, riduce i carichi rispettivamente a 25 e 15 Kg, elevando di qualche punto percentuale la copertura dei lavoratori.
Un metodo molto utilizzato per valutare invece il rischio correlato al trasporto mediante spinta e trascinamento dei carichi; ha il vantaggio di essere un metodo analitico applicabile ad una vasta gamma di settori lavorativi, ed anche in questo caso la restituzione di un valore numerico di rischio fornisce al datore di lavoro indicazioni sulle misure di prevenzione e ausilio da adottare.
Infine un metodo molto diffuso per effettuare la valutazione dell’esposizione al rischio per i movimenti ripetitivi, è il metodo OCRA (Occupational Repetitive Action), che ricalca sostanzialmente la procedura NIOSH; anche in questo caso attraverso l’utilizzo di semplici check-list, si arriva a determinare un indice di rischio numerico, che confrontato a dei valori tabellari, ci restituisce il piano di azione da applicare più adeguato
Il Rischio da Movimentazione Manuale dei Carichi obbliga il datore di Lavoro a sottoporre i lavoratori esposti alla sorveglianza sanitaria, la cui periodicità e modalità sono come sempre da elaborare in collaborazione con il Medico Competente aziendale (ANFOS).