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Infermieri. Hai mai attuato le strategie del ‘Quiet time’? Ecco come garantire il sonno ai pazienti

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 11/05/2022

NursingProfessione e lavoro

Diverse strategie combinate tra di loro, denominate “Quiet time”, possono diminuire l'incidenza di insonnia e migliorare la qualitàÌ€ del riposo nei pazienti ricoverati nelle terapie intensive e non solo.

Il sonno è essenziale per lo sviluppo e il mantenimento della salute fisica e psicologica. Le funzioni più importanti del sonno comprendono l'elaborazione e il consolidamento della memoria, la riparazione cellulare, lo sviluppo del cervello e la regolazione ormonale. Le conseguenze a breve termine dell'interruzione del sonno includono una maggiore reattività allo stress, dolore somatico e stress emotivo, mentre le conseguenze a lungo termine sulla salute includono ansia, ipertensione, malattie cardiovascolari, problemi di peso, dislipidemia e diabete mellito di tipo.

I pazienti ricoverati sono a rischio di disturbi del sonno causati da fattori correlati alla malattia (ad es. dolore e disagio), fattori ambientali (ad es. routine legate all'assistenza, rumore e luce) e fattori psicologici (ad es. ansia o affaticamento). Questi disturbi del sonno possono interferire con il decorso della malattia e/o il recupero, quindi è importante ridurre al minimo i disturbi del sonno nei pazienti. Pochi studi hanno studiato la promozione del sonno in ospedale utilizzando tecniche di rilassamento, aromaterapia, adottando tempi di quiete e introducendo la terapia della luce artificiale. Tali interventi per ridurre i disturbi del sonno possono avere successo solo se gli infermieri sono consapevoli della qualità del sonno dei loro pazienti, in modo che sappiano come e quando intervenire. Precedenti ricerche hanno mostrato che gli infermieri tendono a sovrastimare la qualità del sonno dei pazienti presso l'Unità di Terapia Intensiva.

Oltre a sovrastimarlo, tendono a ricorrere alla terapia farmacologica, che determina una maggiore incidenza di disorientamento e una maggior permanenza in terapia intensiva.  La letteratura riporta molteplici interventi a disposizione degli infermieri per ridurre il rischio di insonnia, Kamdar et al, in un trial hanno sperimentato se l'applicazione di una serie di azioni avrebbe aumentato l'efficacia del riposo dei pazienti in area critica. Attraverso il posizionamento di tappi per le orecchie e maschere per gli occhi, l'abbassamento del livello di luci, telefoni, televisioni e la riduzione delle interazioni infermieristiche tra le 22 e 07, gli autori hanno valutato la qualitaÌ€ e la quantitaÌ€ del sonno prima e dopo l'attuazione di questi interventi con la Richard Campbell Sleep Questionnaire (che esamina vari aspetti del riposo su una scala visiva da 0 a 100) completata da infermieri o pazienti. E' stata anche misurata l'incidenza di delirium attraverso la scala CAM-ICU. Per le rilevazioni eÌ€ stato scoraggiato l'utilizzo dei farmaci sedativi. E' stato inoltre analizzato se queste azioni influivano sulla permanenza del paziente in area critica. I risultati hanno mostrato che dopo l'attuazione degli interventi stessi la qualitaÌ€ complessiva del sonno eÌ€ migliorata (54,5vs53,2), l'incidenza di delirium eÌ€ stata inferiore (49%vs69%), mentre la mortalitaÌ€ e la permanenza in terapia intensiva non eÌ€ stata significativamente differente.

Patel et al (25), in uno studio di coorte, hanno applicato gli stessi interventi utilizzati da Kamdar aggiungendovi: 1) un cambio frequente di postura a letto e 2) la riduzione delle conversazioni, al fine di valutare una migliore qualità e quantità del sonno (misurata con la RCSQ) e ridurre l'incidenza di delirium (misurata con la Confusion Assessment Method) prima e dopo l'attuazione. I punteggi RCSQ sono risultati maggiori per profondità (40vs70), tempo per addormentarsi (80vs90), qualità del sonno (20vs80) e numero di risvegli (50vs90). Tali azioni hanno anche portato ad una riduzione dell'incidenza (33% prima vs 14% dopo) e della durata media del delirium (3,4 giorni prima vs 1,2 giorni dopo).

Faraklas et al (26), in uno studio osservazionale, hanno valutato l'efficacia di alcune azioni sulla qualitaÌ€ e quantitaÌ€ soggettiva di sonno in 130 pazienti di terapia intensiva. Queste comprendevano: chiusura di porte, televisioni e cellulari, riduzione di allarmi, attivitaÌ€ infermieristiche e visite concentrate prima delle 23:00. I punteggi RCSQ hanno mostrato una maggiore profonditàÌ€ del sonno (75vs60) e velocitaÌ€ ad addormentarsi (80vs60). L'uso benzodiazepine si eÌ€ ridotto dal 40% al 32% dopo l'attuazione degli interventi.

Le azioni descritte non solo hanno diminuito l'insonnia e migliorato la qualitàÌ€ soggettiva del sonno, ma hanno anche contribuito a ridurre l'incidenza di disorientamento durante la permanenza in area critica, a diminuire e anche ad annullare il ricorso alla terapia farmacologica.


Riassunto interventi per migliorare la qualità del sonno

  • ↓ Interazioni cliniche
  • ↓ IntensitaÌ€ luci
  • ↓ Volumi allarmi
  • ↓ Volumi cellulari e televisioni
  • ↓ Conversazioni
  • Divieto di visite
  • Cambio posizione
  • Sollievo dal dolore
  • Tappi per le orecchie
  • Maschera per gli occhi

 

Effetti degli interventi sul miglioramento del sonno dei pazienti

  • Riduzione insonnia -20.6%
  • Aumento qualità soggettiva del sonno + 17,8%
  • Riduzione incidenza di disorientamento
  • Riduzione ricorso alla terapia farmacologica

 

Patient-nurse agreement on inpatient sleep and sleep disturbing factors