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Infermieri costretti ad urinare nei pannoloni. NurSind denuncia: personale sull’orlo del baratro

La Redazionedi
La Redazione
Pubblicato il: 11/05/2022 vai ai commenti

 “È davvero il caso di dire che due anni di pandemia non hanno insegnato nulla a chi ha il compito di dirigere, organizzare, strutturare un modello organizzativo adeguato al corretto amalgamarsi tra benessere degli operatori e degli ospiti ricoverati”. Ad esprimere delusione e rammarico è Maurizio Pelosi, segretario territoriale NurSind Ascoli Piceno, commentando le svariate segnalazioni pervenute al sindacato, dal personale del comparto, riguardo la trasformazione della RSA di Ripatransone in struttura a completa gestione COVID.

Pelosi racconta di infermieri esasperati, sull’orlo di un crollo emotivo pervaso da ansia, angoscia profonda, vuoti di memoria e crisi di pianto improvvise, con gravi risvolti sulla vita privata e familiare.

Nelle due uniche strutture post-acuti Covid non c’è un adeguato impianto di condizionamento, né di aerazione con ricambi d’aria: a garantirli ci sono solo le finestre aperte. Il container che è stato posto all’esterno della struttura non è mai stato integrato all’edificio e non è mai stato dotato di terminale, telefono o di altri presidi per permettere un corretto recupero psicofunzionale.

Continua Pelosi - Il personale non é mai stato dotato di abbigliamento adeguato a percorrere le aree esterne, come giubbotti e calzature così come era stato promesso loro, specie nel periodo invernale. L’assenza di una zona verde adeguatamente ampia ed attrezzata adiacente alle zone rosse, costringe chi indossa i DPI a non dismetterli per lungo tempo, perché ogni operazione legata all’assistenza, anche quella dell’uso del PC, non è possibile al di fuori dell’area rossa. Pertanto sia Infermieri che OSS, indossano la tuta e tutti gli altri DPI ben oltre le 4 ore consigliate. A volte anche per tutta la durata del turno o, bene che vada, con brevi pause previste di appena ¾ d’ora, spessissimo anche meno. Molti di loro, uomini e donne, sono costretti ad indossare il pannolone per l’impossibilità di recarsi in bagno in tempi fisiologicamente accettabili. Da precisare comunque che quel tempo di pausa dalla tuta, oltre che per il recupero dello stato psicofisico e del soddisfacimento del bisogno di bagno, deve essere impiegato per rifornire magazzini, carrelli ed armadi. Addirittura ci viene riferito che spesso il corriere lascia grossi pallet dove può, in posti di fortuna, a volte anche sotto la pioggia, costringemdo il personale OSS a sconfezionarlo, scaricare a mano i cartoni e trasportarli ad uno ad uno, su per la scala di emergenza, convertita ad ingresso. Spesso qualcuno si permette il “lusso” di fare qualche minuto in più di pausa, ma questo, inevitabilmente innesca litigi e conflitti interni, che vanno ad aggravare ulteriormente il clima di lavoro, già rigido”.

“Su 28 posti letto disponibili, il tasso di occupazione del posto letto è sempre del 100% e la tipologia di paziente, di pertinenza prettamente medico/geriatrica aggravata dalla demenza che contraddistingue gran parte di loro, comporta dei carichi di lavoro decisamente superiori e più onerosi rispetto a quelli che sarebbero caratteristici di una struttura RSA -  evidenzia il sindacalista - I pazienti arrivano a ricovero, anche nell’ordine di tre o quattro al giorno: tanti ne vengono dimessi e tanti, in egual numero, ne vengono riammessi (in qualsiasi orario nell’arco delle 24 ore), senza nessuna possibilità di programmare i ricoveri, come invece sarebbe opportuno e necessario”.

La presenza medica è prevista da contratto solo per tre ore la mattina e tre ore il pomeriggio, ma specie nei giorni festivi la presenza si riduce ad un solo accesso nell’arco della giornata. “Altre volte – insiste Pelosi – i lavoratori sono stati persino autorizzati a richiedere l’intervento del medico dell’USCA nell’orario diurno. Purtroppo, quest’ultimo non ha le credenziali per poter accedere al portale informatico dedicato all’assistenza, SIRTE, pertanto deve svolgere tutte le pratiche in formato cartaceo, salvo poi caricare tutto successivamente sul portale. Tutto questo provoca uno spreco di tempo e di risorse umane che inevitabilmente si ripercuote sul tempo dedicato all’assistenza

Ed Infine, rimarca Pelosi -  il mancato riconoscimento economico in termini di premialità e di indennità, insieme al mancato riconoscimento dei tempi di vestizione e vestizione COVID (20 + 20 minuti, DGRM 663 e 1522 del 2020), completano un quadro lavorativo drammatico al quale vengono sottoposti questi lavoratori, facendoli sentire abbandonati a loro stessi, senza ancora intravedere, seppur lontanamente la fine di questo incubo”

Conclude il segretario territoriale NurSind: “Chiediamo pertanto all’azienda che se i piani dell’ASUR sono quelli di lasciare la RSA di Ripatransone dedicata al paziente COVID positivo, per un tempo ancora indefinibile, si debba procedere immediatamente a rinforzare numericamente la presenza di personale, una più massiccia presenza di medici in struttura, la realizzazione di quelle opere architettoniche  che potrebbero garantire il rispetto dei requisiti minimi di sicurezza, la dotazione di DPI adeguati, il giusto riconoscimento economico a questi dipendenti, e soprattutto favorire il ritorno di un buon clima lavorativo, sia psicologico individuale che di gruppo, e organizzativo vero e proprio, indispensabili per la creazione ed il mantenimento di un benessere organizzativo generale”