Ospedale di Perugia al collasso: personale sanitario allo stremo delle forze
Reparti in over booking con numerosi appoggi di pazienti in altri reparti, letti nei corridoi in tutti i reparti di degenza delle cliniche mediche ed ora anche nei reparti ad alta intensità assistenziale, letti che anche materialmente mancano, code di 10 ore e più al Pronto Soccorso, personale sanitario carente e stremato da doppi turni, riposi saltati, ferie negate, altri istituti contrattuali non rispettati e condizioni lavorative indegne.
Il tutto arricchito dalla oramai cronica presenza di pazienti Covid positivi e con pluripatologie ospitati nei 3 reparti dedicati e che assorbono notevoli risorse, anche umane, da oramai quasi 3 anni!
“Questo il quadro che si presenta ai nostri occhi visitando le corsie ed i reparti della Azienda Ospedaliera di Perugia. Sembra di visitare un ospedale da terzo mondo, con tanti pazienti appoggiati nei corridoi, anche in gravi condizioni, senza privacy e senza adeguata assistenza”, commenta Marco Erozzardi, segretario territoriale NurSind Perugia.
Le gravi criticità evidenziate nei mesi scorsi e che hanno portato fino allo stato di agitazione del personale, indetto da NurSind e conseguente convocazione della Direzione Generale davanti al Prefetto, sono senza dubbio peggiorate.
Evidenzia Erozzardi: “Sembra quasi che la Direzione Aziendale abbia alzato le mani di fronte a problematiche organizzative apparentemente irrisolvibili, causate in primis da una cattiva risposta del territorio alla domanda di salute che spesso porta i cittadini ad intasare il Pronto Soccorso e conseguentemente le corsie ospedaliere. La cronica carenza di personale fornisce ulteriore ingrediente per un mix letale. Il risultato? Una bassa qualità erogata dell’assistenza e delle cure, che porta i pazienti degenti, ad esempio, ad essere spesso dimessi prima del dovuto con successivi istantanei e frequenti reingressi in ospedale. Un cane che si morde la coda insomma!”
I dirigenti sindacali NurSind si chiedono dove sia sbandierata sanità del territorio - la sanità che va a casa del cittadino senza costringere il cittadino a rivolgersi sempre all’ospedale, soprattutto quello del capoluogo per la sua alta specializzazione? Dov’è quella mole di infermieri e medici che sarebbero stati assunti (secondo i dati governativi regionali) e che dovrebbero intercettare la domanda di salute al fine di evitare acuzie senza poi richiedere cure ospedaliere?
Conclude Erozzardi: “Gli utenti, gli infermieri e il personale sanitario tutto della Azienda Ospedaliera di Perugia meritano considerazione e rispetto! E soprattutto meritano un ospedale che dia risposte serie e non crei ulteriori domande di salute, particolarmente in virtù delle altissime qualità dei professionisti che vi lavorano; professionisti validi e dediti al proprio lavoro che però in tale contesto organizzativo tendono a soccombere fagocitati dal caos regnante. Chiediamo un immediato e maggior impegno da parte della Direzione Aziendale, della Università di Perugia e della Direzione Generale Regionale alla Salute nel portare soluzioni fattive alle gravi criticità segnalate. Criticità meritevoli di segnalazioni anche in altre sedi, legalmente competenti”.