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Regole vincolo di esclusività degli infermieri e stretta sui gettonisti. Arriva il decreto bollette

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 28/03/2023 vai ai commenti

AttualitàGoverno

Una decisa stretta ai medici gettonisti e regole per la deroga al vincolo di esclusività per gli infermieri. È quanto previsto dalla bozza del Decreto Bollette, messo a punto dal Governo.

 

Deroga al vincolo di esclusività

La deroga al vincolo di esclusività per gli infermieri è stata stabilita dal decreto Milleproroghe (dl n. 198/2022) contenente “Disposizioni urgenti in materia di termini legislativi”,  convertito nella legge n. 14 del 24 febbraio 2023

L’emendamento 8ter (Allentamento vincoli di esclusività). Prevede che fino al 31 dicembre 2023, agli operatori delle professioni sanitarie appartenenti al personale del comparto sanità, al di fuori dell'orario di servizio e per un monte ore complessivo settimanale non superiore a otto ore, non si applicherebbero le norme sull’incompatibilità.

Se procediamo con l’analisi letterale del decreto legge, si evidenzia che, così come prevede l’articolo in cui si inseriscono le due modifiche di cui sopra, l’articolo 3-quater del decreto-legge 21 settembre 2021, n. 127, prevede che gli incarichi presso altre amministrazioni siano previamente autorizzati,  al  fine  di  garantire  prioritariamente  le  esigenze organizzative del Servizio sanitario nazionale nonché di  verificare il rispetto  della  normativa  sull'orario  di  lavoro,  dal  vertice dell'amministrazione  di  appartenenza,  il  quale  attesta  che   la predetta autorizzazione non pregiudica l'obiettivo aziendale relativo allo smaltimento delle liste di attesa, nel rispetto della disciplina nazionale  di  recupero  delle  predette  liste   di   attesa   anche conseguenti all'emergenza pandemica.

I nodi ancora da sciogliere e che il decreto non chiarisce sono due principalmente: l’autorizzazione ed il regime fiscale con in quale svolgere le 8 ore di lavoro presso altre amministrazioni.

Per quanto riguarda l’autorizzazione, non è chiaro che se questa sia una vera e propria richiesta di autorizzazione con possibilità di diniego da parte dell’azienda e se eventualmente questo diniego debba essere motivato e da cosa, o se la richiesta di autorizzazione sia una mera nota informativa, senza possibilità che l’azienda di appartenenza possa rifiutarsi di concedere le 8 ore settimanali.

Per quanto riguarda il regime fiscale, le modifiche apportate dal decreto Milleproroghe non chiariscono con quale modalità fiscale e previdenziale, gli infermieri potranno lavorare presso altre amministrazioni: partita IVA?

Gli interrogativi sono dunque tanti e dovrebbero trovare finalmente soluzione nel Decreto Bollette.

 

Personale sanitario gettonista

La carenza di personale sanitario sta diventando drammatica, medici ed infermieri non rispondono più all’appello ed i reparti chiudono, specie i pronto soccorso, dove tra stipendi bassi e rischio aggressioni, nessuno ha più voglia di rischiare la propria incolumità per pochi euro… se sei un dipendente. Sì perché le cose cambiano se lavori a gettone.

Pochi bandi di concorso per medici, che spesso vanno deserti, pochi medici specializzati e tanti neolaureati (negli ultimi dieci anni sono rimasti esclusi dalle scuole di specialità 11.652 neolaureati) ed il meccanismo perverso di molte aziende ospedaliere, di affidarsi a cooperative che forniscono personale sanitario a gettone, nello specifico medici a prezzi ben più competitivi degli stipendi pubblici: un medico a gettone può arrivare a guadagnare fino a 3600 euro in 48 ore.

Cosa vuol dire lavorare a gettone? Vuol dire essere pagato per un singolo turno, di solito 12 ore, in quella che è una giungla senza regole, senza orari, senza normativa europea da rispettare in tema di orario di lavoro. Così capita di trovarsi di fronte a medici che sono in piedi da 36/48 ore, senza tregua.

Un mondo, quello dei gettonisti, estremamente pericoloso per più motivi: da una parte un dispendio per le casse dello Stato, per un gettone si arrivano a offrire fino a 1.200 euro a turno per singolo medico, secondo, ma non per importanza, i medici lavorano, senza regole e senza pause, fino a 48 ore di continuo, con rischio sia per la salute dell’operatore sanitario stesso che del paziente, assistito da un professionista stanco. Spesso sono medici senza alcuna esperienza, neolaureati, senza specializzazione. Infine, una disparità ampia di retribuzione tra il professionista assunto dell’ospedale ed il gettonista, che convivono nello stesso turno.

A presidiare sulla qualità dei medici mandati in corsia sono le cooperative stesse, alla serietà delle quali è affidata la valutazione dei curricula, non c’è nessuno.

Nessuna norma del ministero della Salute impone ai direttori generali degli ospedali le regole da seguire per stilare i bandi di gara per esternalizzare alle cooperative, per cui ciascuno può fare praticamente quel che vuole. Basta spulciare i bandi degli ultimi mesi per accorgersi che le cooperative operano in un mercato assolutamente fuori controllo. Promessi professionisti d’eccellenza, nessuna certezza su chi davvero arriva in corsia. 

 

Il ministro della Salute Orazio Schillaci, ha aggiunto al Decreto Bollette un corposo capitolo sanitario per un finanziamento che dovrebbe aggirarsi sui 2 miliardi, promettendo di investire sul capitale umano.

Da qui l’anticipo già a maggio-giugno dei 200 milioni (non più dal 2024) stanziati dall’ultima manovra da riservare alle buste paga di chi lavora nei pronto soccorso.

La  stretta sui gettonisti si concretizzerà con un limite all’utilizzo e agli stanziamenti: per ricorrere ad esterni non si potrà ricorrere al “trucchetto” degli appalti di beni e servizi, ma bisognerà rivolgersi alle agenzie di lavoro interinale che dovranno far rispettare i contratti nazionali per quanto riguarda compensi, limiti d’età (si sono visti gettonisti pensionati) e requisiti sulle specializzazioni necessarie per lavorare in corsia.

Regole al vincolo di esclusività per gli infermieri che potranno lavorare un certo numero di ore extra in altre strutture: dalle Rsa alle Case e agli ospedali di comunità. Un modo questo per rispondere alla gravissima carenza di infermieri sul territorio. Infine crescono le tariffe per il lavoro straordinario di medici e altro personale da dedicare al recupero delle liste d’attesa.