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Dose errata di insulina. Ecco perché sono stati indagati anche gli infermieri del turno seguente

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 09/04/2024 vai ai commenti

AttualitàCronache sanitarie

La somministrazione di 80 UI di insulina al posto di 8 ha provocato la morte di un paziente 70enne ricoverato presso l’ospedale Galliera di Genova. La morte del paziente ha generato un'ondata di sconcerto e indignazione nel mondo sanitario e oltre, per un errore evitabile, che appare quasi inverosimile. (clicca e leggi la vicenda)

La storia

Il medico responsabile della prescrizione, in un momento di distrazione, avrebbe aggiunto uno zero in più alla quantità di insulina necessaria, trasformando così un trattamento di routine in una condanna a morte, con la somministrazione di insulina dieci volte superiore a quella necessaria. Nessun membro del personale sanitario presente al momento ha messo in discussione l'elevata dose prescritta, proseguendo con la somministrazione senza effettuare i dovuti controlli, tra cui la misurazione della glicemia del paziente, che avrebbe potuto prevenire l'insorgere dell'ipoglicemia. Dopo 16 giorni di agonia in stato di coma, il paziente ha perso la vita, spingendo la procura a indagare sul caso. Sono sei i professionisti del settore sanitario sotto inchiesta, tra cui due medici e quattro infermieri, accusati di omicidio colposo.

 

Ma perché tra gli indagati sono finiti anche gli infermieri del turno seguente?

Secondo la consulenza tecnica del medico legale Camilla Tettamanti, il paziente avrebbe potuto essere salvato se gli infermieri che si sono dati il cambio in ospedale avessero agito con maggiore prudenza e attenzione.

Il paziente avrebbe avuto possibilità di sopravvivere se gli infermieri che si sono succeduti nel turno successivo avessero discusso la terapia erroneamente trascritta dal medico e avessero autonomamente controllato i livelli di glicemia del paziente. Purtroppo, la prima infermiera avrebbe somministrato all'anziano una dose letale di farmaco, non mettendo in discussione quanto letto sul software ospedaliero.

Dopo l'iniezione massiccia, il paziente non ha mostrato sintomi immediati, ma è caduto in coma ipoglicemico dopo circa 24 ore. La Procura sostiene che il medico del turno successivo e gli altri tre infermieri che si sono susseguiti durante la giornata avrebbero dovuto rendersi conto della somministrazione riportata sul software e attuata dall'infermiera precedente.