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TFS/TFR dipendenti pubblici. Sarà la Consulta a decidere sui tempi di pagamento

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 10/05/2023 vai ai commenti

Leggi e sentenzeProfessione e lavoro

Sarà la consulta a decidere sui tempi di liquidazione del TFR dei dipendenti pubblici. I giudici della Suprema Corte stabiliranno, una volta per tutte, se è lecito che uno statale debba attendere anche sette anni per avere la sua liquidazione.

I tempi di liquidazione del TFS/TFR per i dipendenti pubblici, possono variare dai 105 giorni fino ai 7 anni, a seconda del motivo della cessazione dell’attività lavorativa.

La liquidazione infatti viene erogata in tempi brevi, ovvero 105 giorni solo in caso di decesso o di inabilità del lavoratore. 

I tempi si allungano sensibilmente, con quasi 5 anni di attesa, per i lavoratori che sono andati in pensione anticipata.

Per quanto riguarda il pensionamento per raggiunti limiti di età o di servizio, la liquidazione non viene erogata prima dei 12 mesi, dal momento della cessazione dell’attività lavorativa.

In caso dimissione o di licenziamento, il pagamento della prestazione spettante sarà effettuato non prima di 24 mesi.

Pagamento della liquidazione in base all’importo

A seconda dell’importo della liquidazione, i tempi di eorgazione variano:

  • in un’unica soluzione, se l’ammontare complessivo lordo è pari o inferiore a 50mila euro
  • in due rate annuali, se l’ammontare complessivo lordo è superiore a 50mila euro e inferiore a 100mila euro;
  • in tre rate annuali, se l'ammontare complessivo lordo è pari o superiore a 100mila euro.

Il pagamento rateale, allunga i tempi di liquidazione, infatti la seconda e la terza tranche verranno pagate rispettivamente dopo 12 e 24 mesi dalla data di decorrenza del diritto al pagamento della prima.

 

Dopo la crisi dello spread del 2011, il governo Monti autorizzò il pagamento differito del Tfs-Tfr ai dipendenti pubblici per alleviare le finanze dello Stato. Tuttavia, nel 2019, una sentenza della Suprema Corte stabilì che il diritto del lavoratore pubblico alla liquidazione poteva essere sacrificato solo in caso di cessazione anticipata dal lavoro. Anche il Tar del Lazio sollevò la questione di legittimità delle norme che ritardano il pagamento del Trattamento di fine servizio dei dipendenti pubblici rispetto a quanto previsto per il settore privato, dove il Trattamento di fine rapporto viene percepito al momento del pensionamento.

 

L'unica opzione che i dipendenti pubblici hanno, per ottenere il TFR in tempi brevi, è rappresentata dai prestiti offerti dalle banche convenzionate (che però sono limitati a un massimo di 45.000 euro e comportano interessi di circa 1.500-2.000 euro) e dai finanziamenti dell'Inps, che anticipa l'intero importo della liquidazione, ma anche in questo caso vi sono interessi e spese amministrative da pagare.

Se la Corte Costituzionale dovesse dichiarare illegittimo il pagamento differito della liquidazione, lo Stato sarebbe costretto a trovare diverse miliardi di euro per pagare il Tfs ai dipendenti pubblici in pensione.

Questo rappresenterebbe un rischio di collasso per l'Inps: basti pensare che solo nel 2024 andranno in pensione circa 150.000 lavoratori del settore pubblico, con una spesa previdenziale superiore a 10 miliardi di euro. Ecco perché, nella memoria difensiva presentata alla Corte Costituzionale, l'istituto di previdenza cerca di eludere la questione, facendo una distinzione tra il Tfs, che riguarda i dipendenti assunti fino al 31 dicembre 2000, e il Tfr, il trattamento di fine rapporto riservato a coloro che sono stati assunti nel settore pubblico a partire dal primo gennaio 2001, il quale rappresenta una retribuzione differita trattenuta mensilmente dallo stipendio.