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Sanità militare: riforma di facciata. Il SIM Marina avverte rischi seri per il personale sanitario

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 28/11/2025

AttualitàCronache sanitarie

Il Sindacato Italiano Militari Marina accende i riflettori sulla riforma della Sanità militare e lo fa con un documento dettagliato, inviato al Ministero della Difesa e al Ministero della Salute, in cui denuncia criticità, disparità e rischi di un riordino “affrettato e non condiviso”.

Tempistiche troppo strette: “Solo dieci giorni per analizzare un provvedimento così complesso”

Il primo affondo riguarda il metodo. Nella lettera che introduce la relazione tecnica, il sindacato contesta il termine di soli dieci giorni imposto per formulare osservazioni sullo schema di decreto legislativo. Un tempo definito “irragionevole” e “in contrasto con le guarentigie sindacali e con l’articolo 2 della legge 241/1990, che prevede 30 giorni per presentare osservazioni”.

Secondo il sindacato, la procedura rischia di trasformarsi in una “fictio giuridica”, cioè in un passaggio formale che dà l’illusione di una partecipazione realmente impossibile nei fatti.

Il nodo centrale: una riforma che non allinea la Sanità militare al SSN

Nell’allegato tecnico, lungo e ricco di dati, il personale sanitario della Marina evidenzia una serie di squilibri strutturali che, secondo la sigla, impedirebbero una vera integrazione con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

Il nuovo Servizio Sanitario Militare Nazionale (SSMN) nasce con l’obiettivo di supportare il SSN, ma il sindacato denuncia che l’inquadramento del personale rimane distante da quello previsto per le stesse professioni in ambito civile.

Le principali criticità segnalate

Tra le anomalie segnalate spiccano:

  • ufficiali medici, psicologi, veterinari e farmacisti privi della specializzazione obbligatoria nel SSN ma inquadrati comunque come dirigenti nelle Forze Armate;

  • professionisti con laurea magistrale (odontoiatri, psicologi, biologi, veterinari) relegati per 14-15 anni in ruoli inferiori rispetto ai colleghi medici;

  • laureati delle professioni sanitarie (infermieri, tecnici, fisioterapisti, prevenzione) arruolati come Marescialli/assistenti, equivalenti agli OSS nel SSN;

  • operatori tecnici sanitari privi di qualifiche riconosciute che possono però concorrere per diventare ufficiali dei ruoli speciali.

Il quadro che emerge è quello di un sistema interno alle Forze Armate ancora ancorato a logiche del passato, non uniforme e incompatibile con l’assetto professionale richiesto oggi al personale sanitario pubblico.

Ruoli speciali nel mirino: “Stesse lauree, carriere diverse. Serve il passaggio al ruolo normale”

Una delle richieste più forti riguarda la posizione degli ufficiali sanitari arruolati nei ruoli speciali (odontoiatri, psicologi, biologi e veterinari).

Il sindacato denuncia che questi professionisti, pur con gli stessi titoli dei colleghi dei ruoli normali, subiscono:

  • progressioni più lente

  • esclusione dai vertici di carriera

  • differenze economiche significative

La bozza di decreto prevede un passaggio dai ruoli speciali al ruolo normale solo “a domanda”, soluzione giudicata insufficiente. Il SIM Marina propone invece un passaggio automatico, con ricostruzione della carriera, per eliminare disparità che definisce “illogiche e dannose”.

La richiesta finale: equiordinazione e coinvolgimento del Ministero della Salute

Nella parte conclusiva della relazione, il sindacato ribadisce che il riordino sarà credibile solo se verrà garantita una piena equiordinazione tra il personale sanitario militare e quello del SSN.

Tra le proposte:

  • accesso alle scuole di specializzazione per tutte le professioni sanitarie che ne hanno obbligo;

  • allineamento dell’articolo 210 del Codice dell’Ordinamento Militare alle norme che regolano la libera professione dei sanitari civili;

  • pieno coinvolgimento delle Federazioni degli Ordini professionali.

Dalla documentazione emerge una posizione netta: il SIM Marina non si oppone alla riforma, ma chiede che non sia un’operazione “di facciata”. Chiede tempo, confronto e soprattutto un riallineamento delle carriere e dei requisiti con quelli del SSN, condizione che considera essenziale per costruire un vero Servizio Sanitario Militare Nazionale.