Testimonianza: Storie di ordinario demansionamento...
Carmen, in questa lettera accorata, ci racconta la sua storia di demansionamento, una storia di umiliazione e mortificazione della propria professionalità, una storia simile a mille altre ancora che ogni giorno si consumano nelle nostre corsie… ma che a differenza di altri analoghi vissuti accende in tutti noi la Speranza, quella speranza di riscatto per una professione umiliata, bistrattata, svilita.
Una speranza che prende il nome di Nursind, che, nel momento più buio per Carmen, ha saputo tendergli quella mano che le è servita per risalire dal fondo, donandole sicurezza e fiducia.
Tutto cambiò in quell'afoso giorno d'estate, quando, in preda alla rabbia, per essere stata per l'ennesima volta, demansionata, umiliata e svilita da un sistema perpetrato da grosse carenze organizzative, ho cominciato a chiamare dei numeri a caso, numeri trovati nella bacheca in medicheria alla voce "sindacati dell'azienda". Con le lacrime agli occhi e la voce tremante, ho provato a raccontare l'accaduto al primo che mi ha risposto. L'interlocutore non capiva perché piangessi, sminuendo l'accaduto, continuava a ripetermi che sono cose che succedono quando manca una figura e in poche parole mi ha fatto capire che è una prassi, che tutti un po' alla volta lo fanno e stanno zitti, che noi, infermieri, possiamo fare il lavoro dell'OSS, ma loro il nostro no.
Indignata dalla risposta ricevuta, ferma nel mio intento, proseguii chiamando il numero di seguito, ma alla domanda " E' giusto che un'infermiera venga demansionata per la mancanza dell'OSS?" mi venne detto: "Mi devo informare e poi la richiamo subito…" .Ad oggi la risposta non è ancora arrivata....
Mi arresi, continuavo a piangere, mi sentivo sola, disperata ed inerme… era tardo pomeriggio quando, raccolto tutto il mio coraggio, decisi di chiamare l'ultimo numero di telefono e di raccontare per la terza volta tutto quello che mi era successo, con la voce sempre più tremante, perché più passava il tempo più stavo male, più il dolore si acuiva; mi vergognavo di me stessa, una vergogna che mi impediva anche ad andare a rispondere ai campanelli, visto la rabbia del paziente stesso e dei suoi familiari che furenti, come se fossero in pubblica piazza e non all'interno di un ospedale, lungo il corridoio mi urlarono contro: "Lei è un OSS, si allontani dal mio...; voglio parlare con un'infermiera o con un medico".
A quel terzo numero non rispondeva nessuno...non sapevo cosa dovevo fare, chiamare il CI, chiamare il RID, il direttore sanitario...
All' improvviso ricevetti una telefonata, il numero era quello composto precedentemente, il terzo numero composto. Il solo fatto che mi avessero richiamato, interessandosi a me ed ai miei problemi,mi fece stare meglio, rimasi colpita dalla gentilezza e dalla pazienza nell'avermi ascoltato fino alla fine del racconto, senza mai interrompermi; mi sentivo compresa (era quello che volevo), qualcuno che dall'altra parte della cornetta per la prima volta si interessasse al paziente mettendolo al primo posto, si interessasse agli infermieri, che ammettesse la presenza di carenze organizzative come prassi.
Ricordo come fosse ieri le sue parole:" stai tranquilla, non avere paura, provvederemo noi all'accaduto, torna in corsia e fai vedere agli altri quello che sei, un' infermiera! Sei stata assunta come infermiera e devi fare solo quello!"
Le sue parole mi hanno dato il coraggio di continuare il mio lavoro, mi hanno rassicurata e ridato la fiducia in me stessa.
Presa dall'impeto di raccontare la mia storia, mentre le parole a raffica scorrevano, ho dimenticato di dirvi il motivo di quella disperazione, di quell'umiliazione,ovvero io Infermeria costretta a coprire le mansioni dell' Oss, e questo perché nella mia Unità operativa, il sabato pomeriggio e la domenica pomeriggio non è prevista la presenza dell'OSS.
Riconosciuta sin dall'inizio la serietà e la professionalità di chi era dall'altra parte della cornetta del telefono, ho insistito perchè mi rivelasse la sigla del suo sindacato, anche se, sin da subito mi ha ascoltata e consigliata incondizionatamente... Penso non facciate fatica a capirlo, avete dei dubbi? Qual'è l'unico sindacato di categoria, l'unico sindacato che ha a cuore l'infermiere, nonostante gli ostacoli sociali e politici? L'unico sindacato che mette al primo posto il paziente e lotta continuamente per garantirgli un'assistenza infermieristica di alta qualità, assistenza che va sempre verso l'evoluzione e verso la conquista di nuovi orizzonti di una scienza, di un arte, l'arte di essere infermiere!
Sono passati tanti anni da quando faccio parte dalla numerosissima famiglia che mi ha consigliata, mi è stata sempre vicino, famiglia che ha contribuito alla mia crescita professionale, all'evoluzione e il miglioramento della mia immagine attraverso incontri tra professionisti, corsi di formazione con argomenti sempre più interessanti ed utili.
Con il suo preziosissimo aiuto , oggi ho superato la paura, ho riconquistato la fiducia in me stessa e ho trovato la tranquillità! Grazie NURSIND !
Carmen Diaconescu